Il materiale usato, abolite le bellissime capsule di stagnola, è il polilaminato (miscele di alluminio e politene ).
Vanno sempre i colori argento e oro, come il bianco, conferma il dott. Massimiliano Zugnio dell’Enoplastic di Varese.
La tendenza mondiale di ridurre l’altezza del capsulone negli spumanti in Italia non è molto seguita.
Un buon capsulone sul piano estetico avrà un certo spessore – almeno 80 micron, ma molte griffes di marca optano per capsuloni molto pesanti, anche 120 micron.
E’ migliorata l’operazione di strappo del capsulone dal collo bottiglia grazie alla classica tirette o linguetta.e con opportuni fori disposti su tutta la circonferenza.
I parametri controllo:
Verificare peso, dimensioni, composizione polilaminati, facilità inserimento macchina per alte velocità, oltre alla corrispondenza dei dati legali.
Alcuni parametri per i capsuloni per spumanti:
– spessore tre strati polilaminato.
– 50-60 micron per qualità buona.
– 80 –110 micron per qualità eccezionale ovvero alcuni spumanti classici.
– distanziamento sulla fila mediamente 7 mm. Serve per favorire l’inserimento automatico dai magazzini alle testate macchine.
Importanti sono i trattamenti antigraffio alle vernici e i test di adesione del colore sull’alluminio.
E’’opportuno chiedere detti test al fornitore.
Per le capsule in polilaminato da rullare un buon spessore deve superare i 120 mm.
Mi limito ad un accenno ad una capsula a vite che rappresenta sicuramente una delle novità piu’interessanti nel panorama delle chiusure alternative. Infatti, è usata come tappo alternativo
Lo conferma Paolo Araldo, titolare della Paolo Araldo srl.- Calamandrana (At).
“Il marchio Stelvin si sta imponendo nelle cantine italiane per qualità e prestigio.
Prodotto eccellente, creato dal gruppo internazionale Alcan – Pechiney, è disponibile nei tipi Plux e Lux.
Materiale in puro alluminio, verniciatura con un particolare metodo a spruzzo, garantiscono una valenza estetica di alto profilo, oltre alla garanzia dei risultati nella chiusura della bottiglia. La guarnizione in saranex o in saran film permette un minimo passaggio di ossigeno.
La domanda è in forte crescita, in particolare per la produzione di vini destinati al mercato estero”.
Le gabbiette
Anche le gabbiette sono migliorate sul piano estetico.
Sono prodotte con cappellotto litografato e/o anonimo o senza cappellotto.
Si usa un filo di acciaio speciale dolce (cioè con basso tenore di carbonio) zincato o zincato e laccato. Il filo zincato e laccato può avere i seguenti colori: oro – nero – rosa – verde – verde scuro – marrone – rosso – blu. Si utilizza anche un filo zincato con lacca trasparente. Per il cappellotto si usa una banda stagnata elettrolitica e la litografia è fatta con un procedimento offset. Tutti i prodotti sono garantiti per uso alimentare e privi di metalli pesanti. La tecnologia usata dalla ICAS per la produzione di gabbiette è una tecnologia all’avanguardia nel settore ed è concepita sviluppata e realizzata al proprio interno.
I parametri controllo:
Le gabbiette sono il materiale ausiliario più facilmente controllabile e di norma il loro uso non da problemi
E’ opportuno che ogni macchina sia collaudata su un tipo di gabbietta e lavori sempre con quel fornitore.
I principali parametri qualitativi per una gabbietta sono i seguenti:
altezza = 36 – 38 mm.
diametro filo = corpo 0,95 mm / cintura 1,00 mm.
Il filo deve essere acciaio zincato oppure zincato laccato. Il filo dovrà essere di provenienza garantita (di norma belga oppure francese).
Cappellotto litografato di banda stagnata = diametro 32-35 mm.- spessore 0,22 mm.
Resistenza torsione su filo doppio = almeno 40 torsioni ( minimo 10 giri dell’occhiello).
Per i magazzini delle gabbiettatrici ad alte velocità è importante la modalità di imballo delle gabbiette ovvero in stecche di 100 gabbiette sovrapposte.
Per le normative vigenti sui depuratori, in caso di pastorizzazione, è opportuno chiedere informazioni sui sistemi di litografia del cappellotto.
Non bisogna inquinare le acque di scarico con il piombo eventualmente contenuto negli inchiostri usati per litografare spessori.
Chiedere inoltre la certificazione del processo di zincatura in particolare se si producono spumanti pastorizzati.
In caso di cappellotto con litografie di pregio occorre chiedere garanzie sulla tenuta dei colori e sul processo utilizzato.
Una curiosità: l’hobby verso il collezionismo di gabbiette sta esplodendo in Italia.
La gabbietta che sigilla il tappo di una bottiglia di spumante ha sempre interessato il consumatore, per l’estetica, oggi correlatala alle bellissime litografie del cappellotto. Si assiste ad una vera e propria corsa ai pezzi rari, originali, per non parlare di quelli antichi.
Le etichette
La creatività non ha limiti, soprattutto se si allarga, per un attimo, il campo di analisi all’intero beverage: Ecco un breve elenco dei vari tipi di etichette proposte sul mercato:
– Personalizzata per piccoli o grandi eventi, usate soprattutto dalle piccole cantine.
– Nutrizionale con l’elenco dei benefici per la salute. Ormai sono presenti in circa il 40- 50% dei prodotti alimentari della UE in quanto priorità per i consumatori. Al momento non risulta applicata sul vino. Si discute a vari livelli se rendere obbligatorie sulle confezioni le informazioni nutrizionali.
– Parlante, ovvero Label Blok. Quella che si apre a ventaglio e presenta tanti fogli con tutte le informazioni su terreno, vitigno, produttore, storia e tradizioni sul vino acquistato. Abbinamenti a tavola compresi.
– “ Steve” ovvero del tutto avvolgente il contenitore
– Intelligente. In grado di dare molteplici informazioni al produttore del vino. Interessante e inquietante ( vedi avanti).
– Interattiva. Con un dato cifrato sulla confezione per collegarsi tramite internet al sito del produttore e ottenere tutte le informazioni necessarie.
Le carte sono nettamente migliorate, i colori sono stupendi, le tecniche di stampa innovate e molto accattivanti e con la recente serigrafia a caldo si stampa direttamente sul vetro per il massimo effetto cromatico.
La sfida per l’etichetta eccellente ha un solo nome. Sintesi perfetta: in pochissimo spazio occorre mettere molteplici dati: sul vino, sulla cantina, sul terroir, non dimenticando i numerosi vantaggi per chi lo beve.
I parametri di controllo:
Dal peso di una mazzetta di 500 etichette si avranno indicazioni sul tipo di carta usato – dato medio grammi 0,4 – 0,5 per etichetta. Rivestono importanza i trattamenti alla carta onde evitare abrasioni durante i vari contatti sia in trasporto che in magazzino. Verificheremo con cura la qualità della stampa e dei colori, la nitidezza dei caratteri, spesso troppo piccoli, oppure su sfondo scuro e pertanto leggibili con difficoltà. La verifica dei dati legali completa i controlli.
Un accenno alle etichette autoadesive: costano più care, hanno tempi di consegna più lunghi, inoltre creano problemi negli impianti lavaggio in quanto si staccano con molta difficoltà.
Garantiscono, in genere, un miglior lavoro, soprattutto come stabilità immediata dell’etichetta sul vetro, la manutenzione dell’impianto è minore, come il costo iniziale.
Ma oggi a fronte del miglioramento della etichettatura normale userei un po’ di cautela.
Ultima novità in fatto di confezionamento dei prodotti alimentari: una clips elettronica è inserito, in sede di produzione dell’etichetta, in un angolo della carta.
Seguirà la bottiglia nella sua vita di scaffale fornendo alla cantina dati sui suoi movimenti, vendita in primo luogo. Se alla cassa il cliente paga con carta di credito si va avanti: resta una traccia , sono possibili indagini, controlli ed elaborazioni statistiche varie: tipo cliente, reddito, lavoro, proprietà.
Che soddisfazione per i teorici del mercato libero e globale!
Per fortuna associazioni consumatori sono già intervenute, speriamo che la tutela della privacy e soprattutto l’etica imprenditoriale prevalgano.
SCATOLE
La metamorfosi della scatola in 20 anni: una volta il progetto relativo all’imballaggio lo faceva il cliente.
Oggi contano altre cose. Il tipo di scatola è in funzione del mercato, del prezzo, delle esigenze del cliente, del magazzino, o del trasporto.
“Oggi la scatola è pubblicità viaggiante”, evidenzia il geom. Sergio Remondino del gruppo Smurtiff di Asti, “ mentre ieri c’era solo scritto “ alto e fragile”.
Oggi qualsiasi imballaggio contiene logo e marchi ben curati con una precisa funzione di immagine.
La qualità delle carte per onde e copertine interne ed esterne sono migliorate, anche per gli additivi usati.
La grafica è eccellente, la carta Kraft accetta ben cinque colori stampa.
Al momento prevale la bottiglia in piedi, ma per bottiglie blasonate prevale quella coricata.
I parametri di controllo:
Controllare peso, dimensioni e la corrispondenza dei vari tipi carta (due o tre a secondo se il cartone è ad onda semplice o doppia ) al contratto di fornitura (es. kraft, liner, semichimica, medium, fhuting).
Dallo scatolificio occorre farsi documentare la grammatura della carta usata
Valuteremo incollatura carta, ondulatura ( altezza minina onda ), fustellatura, rifinitura.
Infine l’estetica ovvero il colore e la qualità della stampa.
I cartoni acquistati è opportuno siano marchiati GIFCO ( Gruppo Italiano Fabbricanti Cartone Ondulato).
In tal modo sono garantite le specifiche di conformità.
Questione dibattuta: le bottiglie nei cartoni debbono essere posizionate verticali oppure orizzontali?
La scelta è in funzione di vari fattori.
In genere per vini di pregio a lunga conservazione si preferisce la posizione orizzontale che garantisce:
• Migliore tenuta del tappo essendo bagnato dal vino;
• Maggiore tenuta sul piano ossido-riduttivo del vino.
Preciso che la questione è oggetto di pareri divergenti tra gli enologi, negli anni ottanta le multinazionali dello spumante abbandonarono la posizione capovolta della bottiglia, per motivi di impiantistica e stabilità trasporto, senza alcuna conseguenza sul prodotto.
L’evoluzione dei tappi agglomerati e la prevenzione delle ossidazioni in bottiglia rende spesso superflua la bottiglia coricata per vini a media evoluzione.
Un buon cartone è: resistente a scoppi, perforazioni, lacerazioni.
Inoltre si può comprimere, ha buona impermeabilità, stampabilità e planarità.
Il cartone deve essere razionalmente codificato dallo scatolificio: dall’esterno indica tipo di onda (b = bassa), indi di carta per copertine esterne (kb = kraft bianco), per onde (s = semichimica), per copertina interna (t = test). Infine i numeri indicano la grammatura – espressa in grammi per metro quadro -delle tre carte ( 3 = gr. 150 / 6 = gr.225).
La cantina provvederà a stampare, anche a seguito delle norme di certificazione iso e tracciabilità, i dati necessari. Si stampa sulla copertina esterna un codice – in genere a otto numeri – in cui si leggono tipo di prodotto -vino-annata-volume bottiglia-tipo di scatola. Esempio: 8 57 03 2 06 significa bottiglia confezionata di Asti docg millesimato vendemmia 2003 in scatola da 6 bottiglie.
Infine si stampa il lotto produzione cifrato cha indica legalmente giorno, ora, minuto di produzione. Spesso si associa un codice barre, ovvero 13 cifre su una dimensione, in particolare per la g.d.o., oppure per mercati esteri. Ma ormai prevale il sistema detto “ Data matrix “che permette di utilizzare migliaia di cifre per una quantità rilevante di informazioni.
1 – Canelli – il polo tecnologico
La città di Canelli ha visto nascere nel 1865 il primo spumante italiano. Oggi, hanno visto ridimensionare la produzione le cantine che l’hanno resa famosa in tutto il mondo, ma nel frattempo emerge un polo tecnologico di altissimo livello per l’indotto del vino.
Sin dagli anni ‘ 50 del secolo, scorso facoltosi artigiani, unitamente a meccanici creativi, diedero il via ad aziende meccaniche specializzate nella produzione di impianti e macchine per enologia. Citiamo Tommaso Culasso che nel 1953 a Canelli ha fondato l’O.m.e.c.c. (Officine Meccaniche Enogiche Culasso Canelli), un’azienda leader nella produzione delle riempitrici e Sirio Aliberti che al rientro della prigionia al termine della seconda guerra mondiale, costruì le prime autoclavi per spumanti e innovativi pastorizzatori con il marchio “Aliberti”. Se si percorre la strada che da Canelli porta ad Asti ai suoi lati si trovano numerosi insediamenti, grandi e piccoli, che testimoniano la vitalità del polo tecnologico Canellese. Citiamo i piu’ importanti, certi di lacune.
La “Robino & Galandrino” nasce a Canelli nel 1964, oggi è un leader nell’impiantistica per la capsulatura e gabbiettatura in più di 40 Nazioni. Vasta è la gamma delle sue gabbiettatrici, dalla semi-automatica alla super automatica. Da 500 fino a 30.000 bottiglie/ora. Cinque anni fa fornì alla Martini & Rossi, presso lo stabilimento di Pessione, la macchina capsulatrice più veloce d’Italia. Il rendimento è 26.000 b/h, grazie a due torrette di piegatura e lisciatura complete di 24 teste cadauna. Un’altra azienda leader proprio nel settore confezionamento è Cavagnino e Gatti. (vedi intervista). Citiamo ancora: Arol produttrice di macchine per la tappatura, oggi in competizione con la prestigiosa e storica Bertolaso. La ditta Mondo che dal 1973 produce macchina per fine linea, in particolare palettizzatori e depalettizzatori. Almeno 40 industrie sono presenti nel Canellese per soddisfare ogni esigenza.
2 – Così si confezionava / 1954
Le veline … sulle bottiglie
Come si lavoravano gli spumanti negli anni 50? Come funzionavano le rudimentali macchine? Quanta manodopera si impiegava in un lavoro monotono e faticoso?
Quante bottiglie ora si producevano? Sentiamo una testimonianza relativa alle cantine Fontanafredda. Correva l’anno 1954.
Omissis …….E ‘ il primo giorno di lavoro, Maria ha paura, è la prima volta che viene in fabbrica, è sempre stata in cascina con i suoi a Monforte. Il direttore l’accompagna nel reparto, prima le ha fatto vedere come si bolla la cartolina, ” Mi raccomando guardi che sia la sua, sposti qui se le capita di andare via prima, non deve arrivare in ritardo, perde sempre il quarto d’ora”. La capa saluta, è fredda, poche parole, ” venga con me”.
Maria è disorientata. Il locale è lungo e stretto, vi lavorano una ventina di operaie, non guardano Maria, sono intente a confezionare bottiglie, intorno ad un grande tavolo.
Hanno la divisa colore rosso sbiadito, qua e la alcuni rappezzi sul tessuto, la capa ha il camice celeste. Su un tavolo un’operaia, con un grande pennello, spande su un asse un liquido denso, giallognolo. E la colla per le etichette, una volta la settimana la capa fa una soluzione sciogliendo nell’acqua tiepida una polvere biancastra. L’operaia prende le etichette, una ad una le stende sull’asse, lo porta sul tavolo alle altre operaie, le etichette sono prese e sistemate sulle bottiglie. Non si parla, tutte sono intende al lavoro.
“Venga, oggi è il primo giorno, metterà solo le veline, le faccio vedere, stia attenta”.
La capa prende una velina, veloce avvolge la carta su una bottiglia, le mani girano veloci, la carta resta ben piegata intorno al collo della bottiglia. “Ne provi dieci, poi inizi a lavorare, mi raccomando, la velina deve essere messa bene, non la pieghi troppo, lascio la bottiglia come campione, se si impegna e non perde tempo in un’ora deve avvolgerne duecento. Stia attenta, controllo”.
Omissis ….. Oggi ci sono da mettere i trapezi d’argento alle mezze bottiglie d’Asti spumante. La capa chiama Maria, c’è anche il direttore. “Senta è un lavoro difficile, di precisione, per questo chiamo lei, mi raccomando “. Maria è contenta, aveva sempre lavorato, sin da piccola. Suo padre è un semplice mezzadro, ma in cantina è diverso, i ritmi continui, il rumore sempre uguale, la tensione, un anno di duro tirocinio, poi si è abituata come le altre operaie. Alla sera la capa veniva sempre a contare le bottiglie che aveva confezionato.
Maria mette i trapezi di carta argentata sull’asse della colla, dopo un minuto li stacca, li sistema sulle mezze bottiglie, con le mani fa quattro pieghe longitudinali ad ogni trapezio per adeguare la carta alla conicità del collo della bottiglia. Poi liscia bene i trapezi in modo che aderiscano perfettamente al vetro. Ci vuole tempo e soprattutto è molto difficile fare le quattro pieghe. “Cosi va bene, Maria, è un lavoro che facciamo sola qualche volta, un cliente svizzero vuole le mezze bottiglie di Asti, dobbiamo farle apposta per lui”.
“Quante operaie sono ancora in grado di mettere i trapezi d’argento sulle mezze di Asti?” chiede il direttore. “ Poche” risponde la capa”, una è Maria”.