Cresce a livello mondiale l’interesse verso le terre coltivate poste in forte pendenza, con particolare riguardo ai vigneti terrazzati.
Convegni scientifici di alto profilo, un recente studio, molto approfondito, pubblicato sulla rivista “Anthropocene” hanno evidenziato, in maniera preoccupante, numerose criticità e problematiche riguardo ai vigneti posti in forte pendenza.
Quali le loro specificità? Pendenza oltre il 50 per cento, condizioni di lavoro manuali ed estreme, ore/anno ettaro 1000 ca e molta fatica.
Così in Valtellina o in Cinque terre o in Mosella. Così nelle valli Belbo e Bormida.
Basta d’altronde osservare, percorrendo la strada che da Santo Stefano Belbo porta a Castino, i vigneti della zona DOCG del Moscato d‘Asti. Vigneti terrazzati dominano il paesaggio.
Si ammirano per la loro straordinaria bellezza: non a caso sono stati definiti dall’Unesco, insieme con quelli delle Cinque Terre – Costa d’Amalfi, “Patrimonio dell’umanità”.
Al di la di queste valutazioni, oggi un qualunque viticoltore che conduca un vino forte pendenza incontra tre principali criticità:
- alti costi e scarso reddito
- abbandono graduale dei vigneti
- grave dissesto idro-geologico
Questi problemi tendono ad aggravarsi sensibilmente per il fatto che non c’è ricambio generazionale nelle campagne, ma soprattutto per i nuovi rischi causati dal cambiamento climatico a livello mondiale.
Le cosiddette “bombe d’acqua” sono sempre più frequenti e devastanti per il dissesto ambientale che creano, con gravi conseguenze socio-economiche per i comuni interessati.
Per fortuna esistono nuovi strumenti a disposizione dei viticoltori, in caso d’impianti nuovi vigneti danno risultati promettenti.
E’ quanto emerso nei convegni e nello studio citato. In sintesi:
- è fondamentale curare il drenaggio per il nuovo impianto di vigneto, sistemando tubazioni e altro materiale in maniera razionale. Onde garantire il deflusso delle acque sotterranee.
- è importante garantire lo scorrimento delle acque di superficie, studiando a priori quali saranno i potenziali canali di deflusso delle medesime. Al fine di ottenere buoni risultati riguardo al fenomeno, limitando al massimo le erosioni superficiali.
Vengono in aiuto alla professionalità del viticoltore, nuovi strumenti elettronici e informatici, in altre parole la cosiddetta la tracciatura laser a gps o i nuovi strumenti micro – satellitari.
In particolare, una nuova tecnica, denominata “Lidar” permette di rappresentare la topografia dei vigneti in formato digitale, valutando in maniera molto dettagliata le linee di deflusso delle acque piovane lungo i versanti. Evidenziando anche deviazioni e concentrazione delle stesse, con possibili erosioni del suolo.
Importante è anche la manutenzione dei muretti a secco, sono i garanti della stabilità dell’intero vigneto.
Deformazione della struttura, anche la presenza eccessiva di erbe e arbusti, sono i segnali preoccupanti, che portano in seguito alla frana parziale dei muretti.
Ma a questo riguardo il discorso è molto teorico, infatti il vero problema dei vigneti terrazzati con muretti è un altro: occorre un adeguato sostegno economico ai viticoltori. A questo ne fanno cenno anche lo studio citato.
Il problema passare dalle enunciazioni accademiche alla concretezza. Sin trovo facile citare l’esempio dei Sorì del moscato citati all’inizio dell’articolo.
Alcuni anni fa, convegni, studi e ricerche, promesse, anche due libretti in tema, avevano dato molta visibilità a quelle “vigne eroiche“.
Risultati concreti per i viticoltori: poco o niente, in vero per una vendemmia sono state pagate, le uve prodotte nei Sorì, un prezzo leggermente superiore. In seguito nulla.
La risposta ai gravi problemi delle terre agricole ripide – per la Langa soprattutto noccioleti e vigneti- la possono e la debbono solo dare le istituzioni interessate.
Speriamo fiduciosi.