“Vitigno minore”: potrebbe essere la sintesi per indicare la Freisa.
Anche se da una semplice valutazione delle sue performances, di minore si trova proprio nulla: è di buon vigore produttivo ed è a maturazione medio-tardiva.
Esistono almeno due varietà di questo vitigno: la Freisa Piccola, presente soprattutto in zona collinare e la Freisa Grossa, detta anche Neretta Cuneese o Freisa di Nizza, coltivata soprattutto nel Pinerolese e nel Saluzzese.
Nel bicchiere la Freisa si presenta di colore rosso rubino, con tendenza a leggero granato, se invecchiata. Al naso sono percepiti note fruttate (lampone, amarena, mela) se giovane. Con il tempo emergono eccellenti profumi speziali. In bocca si presenta strutturata e persistente, con moderata tannicità, a garanzia di un moderato invecchiamento.
Storia
La Freisa, per secoli fu semplicemente chiamata: “Vino di Chieri”.
Citata col nome di Fresarum nel 1517 in un documento del comune di Pancalieri (To), mentre nel 1799 il conte Nuvolose, cita la Freisa “tra le uve nere di alta qualità”.
Le vigne di freisa, diffuse sia nella fascia pianeggiante attorno a Torino, sia nelle colline del Po, erano a coltivazione mista, secondo la pratica dell’alteno, ovvero utilizzo dei fusti d’albero come sostegno della vite.
Come in tutto il Piemonte, le date della vendemmia erano stabilite da leggi comunali; in genere la raccolta non poteva avvenire prima di San Matteo (21 settembre) per la pianura e di San Michele (29 settembre) per la collina. Pesanti sanzioni erano previste per i trasgressori.
Il territorio
L’uva era anche chiamata Monferrina o Monfrà; è evidente il richiamo al territorio d’origine della Freisa, che ha la propria culla sulle colline tra Asti e Chieri.
I comuni di Chieri, Pecetto Torinese, Andezeno, Moriondo Torinese e altri comuni limitrofi sono il terroir ad alta vocazione per la Freisa di Chieri doc. Tutti in provincia di Torino.
Il terreno è composto in gran parte da sabbie silicee, misto a calcare e abbondanza di ferro e di altri metalli, nel sottosuolo vi sono molti depositi fossili di conchiglie.
Il clima è temperato, mentre la natura collinosa del territorio protegge i vigneti dai forti venti.
Un’altra zona vocata si trova nel Monferrato Astigiano e Casalese, ove nasce la Freisa d’Asti DOC. Mentre le colline delle Langhe e dell’Albese danno origine alla DOC “Langhe Freisa”.
All’estero si segnalano vigneti di freisa in Argentina e California, ove venne importata da migranti piemontesi.
A tavola
Il giusto abbinamento è in funzione delle poliedriche tipologie del Freisa in commercio: secco, abboccato, amabile e dolce se in funzione degli zuccheri, fermo, vivace, frizzante, spumante se in funzione del contenuto in anidride carbonica.
Con la Freisa secca abbineremo antipasti a base di carne e insaccati, a frittate, a preparazioni con uova, per continuare con tajarin, risotti e ravioli, conditi con ragù a base di carni rosse.
Con i secondi non c’è che l’imbarazzo della scelta: milanesi impanate, ali e cosce di pollo gratinate, tacchino cotto in tegame, oltre che i sette tagli del fumante bollito. Ottima con la coda alla vaccinara, meglio se si sceglie una Freisa in versione vivace.
Con i dolci a base amidacea, citiamo gli amaretti di Mombaruzzo o i Krumiri di Casale.
Interviste
Consorzio Tutela Freisa di Chieri e Collina Torinese. Nato nel 2002, conta otto cantine associate. La sede è a Chieri, in via via Palazzo di Città, n. 10.
Ascoltiamo il Presidente Marina Zopegni:
L’ente ha sempre svolto attività di valorizzazione e promozione dei vini citati. Ma dal 2020, causa la pandemia, ha dovuto mettere in campo una certa dose di creatività per trovare nuove ed efficaci forme di comunicazione in tema enoico.
“Fresa Friday “: è un’importante manifestazione effettuata in collaborazione con la CCIIA di Torino, con l’Enoteca Regionale della provincia di Torino, con la Strada Reale di Vini di Torino e con i comuni di Chieri e di Torino. Tutti i produttori associati al Consorzio raccontano cosa ha rappresentato la Fresa nella loro cantina e nella loro quotidiana esistenza.
Tutto viene raccolto in un sito caratterizzato da alta qualità delle immagini e anche da argomenti collaterali al Freisa, come ad esempio i giusti abbinamenti a tavola in collaborazione con i “Maestri del Gusto” di Torino.
Luca Balbiano – Cantina Balbiano, Andezeno (To)
Inizio con una considerazione storica: negli anni 80 del secolo scorso il vino Barbera è migliorato sensibilmente, ma la Freisa è rimasta quasi sempre al palo. La vecchia scuola produceva una Freisa amabile, frizzante, un po’ tannica, ovvero tradizionale. Un vino per tutti i giorni insomma.
Per fortuna, a partire dalla fine dello secolo scorso, si è lavorato molto sulla Freisa. Sotto il profilo della qualità e anche della sua promozione. Soprattutto grazie al lavoro svolto dall’’Università di Torino con il gruppo di ricercatori, guidati dal prof. Vincenzo Gerbi. Ricordo una sua bella frase: “La Freisa è un cavallo di razza, pertanto va domato”.
Si è iniziato a lavorare in vigna riducendo le rese – a mio avviso i 70 – 80 qli x ha sono il valore ideale – e in cantina con il ricorso a vinificazioni più razionali.
Riguardo alla promozione direi che, spesso, manca l’orgoglio nel produrre questo vino, non sempre si sfruttano tutte le potenzialità che oggi offre la comunicazione, tra social, Internet, etc. Come azienda siamo in leggera crescita nei volumi produttivi, abbiamo anche aumentato leggermente gli ha di vigneto in proprietà, mentre in listino abbiamo varie tipologie di questo vino: giovane frizzante, superiore.
Paolo Aiassa, direttore Cantina Cooperativa Terre dei Santi – Castelnuovo Don Bosco (To)
Terre dei Santi è una cooperativa storica che insiste nel cuore del Piemonte a scavalco tra la provincia di Asti e Torino, nicchia di elezione del Freisa. “Viticoltori da sempre, insieme dal 1953” è lo slogan che meglio la identifica.
Negli ultimi anni si è lavorato molto sul prodotto, cito a titolo di esempio la vinificazione con macerazioni lunghe, l’adozione di tini con caratteristiche strutturali e protocolli di lavoro atti a ottenere vini di particolare struttura e morbidezza, oppure nuove tecniche di rifermentazione per esaltare finezza e intensità dei profumi. L’obiettivo è quella di produrre Freisa di nicchia, corposa, equilibrata, con un ottimo colore e profumi intensi e persistenti. Grazie soprattutto al contributo della ricerca e della sperimentazione universitaria.
Sul piano promozionale, anche grazie al sostegno del Consorzio Tutela Vini d’Asti e del Monferrato, abbiamo recentemente celebrato il Freisa in occasione dei 500 anni della prima citazione storica del vitigno (1517), con eventi a Torino, al Vinitaly e nel castello di Pino d’Asti. Ciò ha contribuito a dare concretezza a sinergie attive da tempo con altri attori del Freisa, tant’è che nel 2020 è nata dopo lunga gestazione l’Associazione “Più Freisa”, formata da un pool di cantine dell’Astigiano, del Torinese e delle Langhe.
Con questa compagine sono previste una serie di iniziative tra cui degustazioni guidate in noti ristoranti italiani, volte a far conoscere il vino Freisa ad un pubblico più ampio.
Maria Teresa Mascarello – Produttore – Barolo (Cn)
Abbiamo una piccola vigna di freisa nel comune di Barolo – sottozona Bussia Sottana – cru Monriolo. È un vigneto ancora impiantato da mio padre Bartolo, oltre 20 anni fa. La superfice è di appena 2000 metri quadri, da cui otteniamo 2000 bottiglie annue circa. Da anni produciamo la Freisa in versione vivace, a mio avviso è la più tradizionale.
Riguardo al mercato, da qualche anno siamo presenti con questo vino in Giappone e a Singapore, anche nel canale Horeca per il mercato interno. Ma la maggior parte delle bottiglie prodotte va a clienti affezionati a questo vino.
Non mi risulta che siano in atto iniziative promozionali sulla Freisa, in vero viene oggi rivalutata in quanto parente del nebbiolo, ma in Langa molte vigne sono state estirpate per fare posto al nebbiolo.
Matteo Ascheri – Produttore e Presidente Consorzio Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani
Sono 21 i consorziati che utilizzano la DOC Langhe Freisa. Mentre i contrassegni sono richiesti da 35 produttori, per una produzione globale di 104257 bottiglie. Gli ettari vitati sono 44,56 (dati 2020).
Quasi tutti i produttori mettono in commercio il Langhe Freisa in versione leggermente vivace. Riguardo alla promozione di questo vino preciso subito che è una strada in salita. Per due motivi: è un vino con un’alta acidità e con una buona presenza di tannini. Per cui va gestito molto bene a partire dal vigneto, inoltre va invecchiato adeguatamente in rovere. In tal caso la Freisa può diventare un vino apprezzato sul piano qualitativo.
Riguardo alla mia cantina, preciso che in passato la mia famiglia aveva una vigna molto vecchia di freisa in località Sorano a Serralunga d’Alba. Era stata impiantata 80 anni fa, utilizzando come portainnesto la Rupestris du Lot.
Finestre
Vigna “Villa della Regina”
Il vigneto della “Villa della Regina” è sulle prime pendici della collina torinese. Si tratta di uno dei pochi vigneti urbani in Europa. Ne esistono a Parigi, Lione, Siena, Milano, Palermo, Venezia, Avignone.
Il vigneto, voluto dai Savoia oltre 400 anni fa, è un esempio di quelle vigne collinari, dove la nobiltà e la grande borghesia sabauda passavano le loro estati tra il Seicento e l’Ottocento.
È stato reimpiantato qualche anno fa in occasione di imponenti restauri alla villa e conseguente apertura al pubblico. La superficie è di circa 1 ettaro e gode di un’ottima soleggiatura.
La cantina Balbiano, che ha in gestione il vigneto, ha scelto il vitigno freisa per l’impianto. È un’uva classica delle colline torinesi, da cui si origina da anni un vino importante la Freisa di Chieri DOC Superiore Vigna Villa della Regina. La produzione media annua è di 50 quintali di uva, che danno origine a 4000 bottiglie, oltre a qualche grande formato.
Il museo delle contadinerie e del giocattolo antico
Il Dott. Franco Balbiano, salvando alcuni oggetti da quella che era la cascina di campagna di famiglia, ha inconsapevolmente dato il via alla creazione del suo piccolo museo che documenta la tradizione della vita contadina e degli usi del luogo in epoca preindustriale.
Da circa 40 anni, è diventata un patrimonio storico e culturale a disposizione di tutti i visitatori delle Cantine Balbiano in Andezeno.
Il percorso museale si articola in due sezioni. Nella prima sono presentati oggetti di uso quotidiano, appartenenti alle antiche case contadine del territorio e poi attrezzi per la lavorazione dei campi e per la lavorazione del latte e per la caccia.
Nella seconda sono esposti oltre 250 giocattoli di latta e di legno, realizzati tra la metà dell’Ottocento e i primi anni Sessanta del Novecento. Questa ultima splendida collezione ha ispirato la nuovissima linea di etichette dell’Azienda Vitivinicola Balbiano.