Nel secolo diciannovesimo tra i tanti problemi che il nuovo stato italiano dovette affrontare, la scuola fu certamente tra i più importanti.
In una società produttiva prevalentemente a carattere agricolo, l’istituzione di un insegnamento volto alla conoscenza delle pratiche colturali e delle scienze naturali si fece decisamente sentire.
Su queste basi nascono in Italia le prime scuole a indirizzo enologico.
La prima fu a Conegliano Veneto nel 1876, seguita da quella di Avellino nel 1878, mentre nel 1881 prendeva il via, anche per l’interesse del ministro albese Michele Coppino, la Reale Scuola di Viticoltura e Enologia di Alba.
Ospitata inizialmente nella casa vescovile di Altavilla sulle colline albesi, nel 1899 venne inaugurata l’attuale sede, con azienda viticola ammessa.
In 140 anni di esistenza la scuola enologica di Alba si intreccia con il mondo della vite e del vino in tutte le sue valenze economiche, sociali, scientifiche e umane.
Infatti ha dato un fondamentale e insostituibile contributo ad un importante settore dell’economia.
I diplomati enotecnici hanno operato nelle cantine, nei laboratori, nei centri di ricerca di tutto il mondo: dall’Argentina all’Australia, dalla Francia alla California, apportando sempre innovazioni e miglioramenti sul piano produttivo, tecnologico e qualitativo.
L’elenco è lunghissimo: dalla lotta ai tre flagelli della viticoltura europea, ai nuovi processi per la fermentazione dei vini bianchi e rossi, alla diffusione dei portainnesti americani, non dimenticando, nel secondo dopoguerra, alla difficile ripresa delle relazioni commerciali con l’estero, con il proprio laboratorio interno autorizzato al rilascio dei certificati ufficiali di analisi.
Quanto sopra è stato possibile grazie all’alto livello di insegnamento, che ha contraddistinto questa scuola sin dai primi anni.
Erano tutte figure di alto profilo professionale: citiamo il primo preside Domizio Cavazza, tra i padri del Barbaresco, Teodoro Ferraris, uno del più grandi fitopatologi del mondo, Antonio Sonnino, autore di un testo di enologia ancora oggi valido.
In tempi più recenti ricordiamo Giuseppe Dell’Olio, preside per molti anni tra grandi riforme e innovazioni, Vainer Salati, valente chimico, Tito Passalacqua, appassionato di scienze naturali e Pinot Gallizio erborista, nonché artista polivalente.
Accanto ai docenti andrebbero ricordati i diplomandi che hanno tenuto alto il nome della scuola in tutto il mondo. Ma l’elenco sarebbe lunghissimo, mi limito a due personaggi in rappresentanza di migliaia di tecnici.
Il cav. Ezio Rivella, nato nel piccolo paese di Castagnole Monferrato, che diresse in tutto il mondo le grandi multinazionali vitivinicole. Dal Lazio alla Sicilia, dalla California ai colli Toscani.
Renato Ratti, che dopo un’esperienza in Brasile, ritornò al paese di La Morra per assumere importanti e delicati incarichi pubblici e consortili. “Il creativo incompreso” è stato definito, sicuramente è stata una delle poche teste veramente pensanti tra i diplomati delle scuole enologiche italiane.
Oggi la scuola enologica continua nel percorso formativo iniziato 140 anni fa. Conta circa 1000 studenti con vari indirizzi e in sedi decentrate. Ad Alba ne sono presenti 450 che a breve rientreranno al 50 % sui banchi, dopo due mesi di didattica a distanza.
Altro tema che sta a cuore alla dirigente scolastica Antonella Gelmini è la festa per la ricorrenza, che dovrebbe coincidere con la tradizionale festa natalizia della premiazione che ovviamente è stata rimandata. Il periodo ipotizzato è aprile – maggio.
Con la viva speranza di poter riprendere a settembre con le normali lezioni e le esercitazioni pratiche per tutti gli studenti.