“Bello, veramente bello!”, è il commento unanime dei primi visitatori del Wi Mu, il Museo del Vino di Barolo.
Non crediate di entrare in un museo tradizionale, di trovare ciò che è esposto ai musei di vini di Beaune in Borgogna o nei celebri Chartron di Bordeaux.
Parlo di vecchie bottiglie con l’etichetta sbiadita, antichi strumenti di vigna o cantina, dalle gloriose brente ai sacchi olandesi.
Poco o niente di questo, ma troverete invece tantissime sensazioni, emozioni, percezioni, tra luci, suoni, colori, arte, poesia.
Il vino, la più attraente e affascinante delle bevande, è in grado di colpirci per farci capire tutti i suoi immensi significati.
Uno schema che esce dai classici allestimenti, lascia arredi e immagini classici stanchi, in certi casi ammuffiti o anchilosati per diventare subito innovativo, coinvolgente emozionante e pure provocante in certi casi.
Adamo non tentò Eva con la mela, ovvio con un grappolo di uva! Al posto della gloriosa macchina per dare il verderame è più bello vedere una macchina che aiuta amorevolmente la gallina a far le uova, oppure un disposto meccanico che conta le nocciole ormai raccolte. Siamo al limite della provocazione.
Ma tutto è voluto.
C’è poca luce nel museo, “Tenebroso” è il commento sentito. Le finestre del castello sono state quasi tutte chiuse, così ha deciso l’architetto. In vero il comune, proprietario dell’immobile, non era d’accordo, ma nulla da fare.
La luminosità sta nelle scenografie, nelle forme, nelle mille fantasie, insomma brilla di luce propria.
L’architetto Confino si è sbizzarrito.
Il risultato è uno solo: “Bello, veramente bello!”. Aggiungo. Per quanto ne so, unico in Europa
Un vanto per il comune di Barolo e per tutto settore vitivinicolo.
“Qui, quello che non c’era adesso c’è ” c’era scritto sull’invito.
Frase più adatta non poteva essere trovata.
Vediamo ora cosa potrà vedere o percepire il visitatore.
Si inizia dalla torre, a 360 gradi sui vigneti del Barolo.
Spettacolo unico, la gran parte dei crus famosi da anni sulle celebri etichette sono a portata degli occhi.
Brunate, Cannubi, Bussia per citarne alcuni, sullo sfondo la collina di Serralunga d’Alba non ha certo bisogno di presentazione.
Si scende, la visita è articolata su cinque piani, con 25 locali.
Ecco i più importanti: si inizia dal “Bar delle divinità”, per evidenziare la sacralità globale del vino nel tempo e nello spazio.
“Nella notte dei tempi”, la grande storia del vino è ripercorsa con stile e in modo originale.
“Nelle radici della vita” si entra in un vigneto ma in modo del tutto unico e originale.
Dalla terra, dalle profonde radici della vite ben in vista, dal basso verso l’alto, dal profondo, ove nasce la qualità del vino.
In “Artisti in cucina” originali i dialoghi tra un’anziana cuoca e un giovane chef.
Ma il vino è anche e soprattutto cultura e allora il museo si apre a “La sala della musica”, con molti cantanti e canzoni celebri, da Gaber a Conte, mentre nella vicina “Sala della letteratura”, Hemingway e Pavese, con poche frasi raccontano i valori e l’importanza del vino.
Come “Lo schermo divino” con i celebri film in tema bacchico.
La visita prosegue al cosiddetto “Piano nobile”.
Qui l’architetto Confino si è veramente sbizzarrito tra vincoli della sovrintendenza, una storia con la S maiuscola e personaggi celebri.
Il risultato è una miscellanea di dialoghi di corte, documenti storici, filmati, tavole imbandite a pennello e i mobili originale della stanza della marchesa e accanto quella di Silvio Pellico.
Non manca “L’aula didattica” dove si spiega in modo semplice, con un linguaggio comprensibile che abbandona ampollosi, inutili, se non errati giochi lessicali e ha l’immediato dono della chiarezza e della comprensione per tutti.
Non è poco mi permetto.
Nei due ultimi locali, a visita quasi finita, finalmente compare il vino nella nostra concezione classica.
Nel” tempio dell’enoturista”, bottiglie, etichette e didattica del vino con i noti giochi di profumi e sapori e nella sottostante “enoteca” si ritorna alla normalità.
Bottiglie, etichette note e meno, prezzi esposti, assaggi guidati.
Solo che la nornalità del vino assume un altro valore.
Il vino cosa può dare? Che bella domanda.
Non rispondo.
Dopo la visita del museo del vino di Barolo certamente sarà piu’ facile la risposta.
Schede
1- Il Wi Mu
E’ stato inaugurato domenica 12 settembre 2010 alle 18.00 al Castello Falletti di Barolo (Cn) il WiMu – Wine Museum (wimubarolo.it), l’innovativo museo del vino nato dalla fantasia di François Confino, autore di numerosi e apprezzati allestimenti museali in tutto il mondo fra cui, a Torino, il Museo del Cinema alla Mole Antonelliana e il restyling del Museo dell’Automobile.
Apertura al pubblico da lunedì 13 settembre.
Il WiMu – Wine Museum non poteva che sorgere a Barolo. Qui, fra ordinate colline pettinate a vigneto, è nato oltre due secoli fa quello che è riconosciuto come il «re dei vini», nell’Ottocento divenuto vino ufficiale della Corte dei Savoia e oggi fra i più prestigiosi ambasciatori internazionali del made in Italy.. Il castello dei marchesi Falletti nel cuore dell’abitato riapre le sue storiche sale per ospitare un museo che aggiunge un importante tassello all’offerta turistica, culturale ed enogastronomica di questa terra, acclamata come meta da visitatori e buongustai di tutto il mondo.
Il WiMu – Museo del Vino è nato dall’accordo tra Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Comune di Barolo e Unione di Comuni «Colline di Langa e Barolo», con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e Compagnia di San Paolo, il contributo della Camera di Commercio di Cuneo, la partnership dell’Enoteca Regionale del Barolo, la collaborazione di Atl Langhe Roero e Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero per la promozione e della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura per la comunicazione, la direzione artistica e l’organizzazione dell’evento inaugurale.
Sito internet wimubarolo.it. Qui è possibile fra l’altro fare una passeggiata virtuale fra le sale del museo, prenotare on line la propria visita e scaricare con codice a barre sul proprio smartphone l’applicazione interattiva con contenuti multimediali.
2 – I numeri di Wi Mu
3 anni di studi scientifici e studi di fattibilità museografici.
3 anni di lavoro, tra progettazione e allestimenti
30 esperti e studiosi per la progettazione del museo e la definizione dei contenuti (architetti, esperti di museologia, storici, archeologi, enologi, studiosi della storia e delle tradizioni delle Langhe, esperti di musica, letteratura e cinema).
5 piani del Castello Falletti di Barolo.
2.000 metri quadrati di superficie totale.
180 etichette in degustazione e in vendita nell’Enoteca regionale del Barolo.