Un famoso ristorante in Versilia, una piacevole serata accompagnata da ottimo pesce e vini all’altezza.
Opto per un Sauvignon del Collio di un noto produttore.
Il sommelier con molta professionalità mi porge la bottiglia.
Tutto ok, poi l’apre con un gesto velocissimo e mi serve un goccio di vino per il controllo finale.
Resto molto perplesso.
Il sommelier capisce, chiede.
“Qualcosa non va”?
Dico” ha svitato, non stappato”.
“Sì!” La chiusura, è un tappo alternativo, a vite, in alluminio.
Dico che la conosco, ma resto perplesso egualmente.
Un sommelier preparatissimo e un enologo discutono con reciproco interesse su questa chiusura.
Ognuno si tiene le proprie opinioni. Assaggio: il vino è buonissimo.
Il fatto è un altro: avrei voluto sapere che tipo di chiusura incontravo, siccome ho scelto e pagato io la bottiglia. Non era un mio diritto?
Per tanti motivi: tre i principali.
1 Il gesto classico rituale del levatappi e della stappatura, è un rito che fa parte di una tradizione, sarà abitudine, per me è importante.
2 Pagare cara – giustamente- una bottiglia di pregio per poi trovarsi con il rischio di odori anomali o deviati di ridotto. Ma su questo punto è facilissima la replica.
3, infatti, il motivo principale e’ un altro: il sughero è un prodotto naturale, biodegradabile e riciclabile al 100%.
Se si utilizza il sughero, per le chiusure delle bevande a parte i vantaggi – sui quali su Gazzetta d’Alba ho scritto molto – rispetto a plastica, vetro e metallo, si contribuisce alla salvaguardia delle immense foreste di querceti e sughereti del Mediterraneo.
Si tratta di habitat che svolgono una funzione essenziale nella salvaguardia dell’ambiente grazie alla loro enorme biodiversità, alla regolazione idrologica e alla conservazione del suolo.
Se, come preannunciato da alcuni, nel 2012, le bottiglie in prevalenza fossero tappate con chiusure alternative, lo scenario ambientale diventerebbe inquietante: secondo il WWF “nell’area del mediterraneo, si tradurrebbe nella crisi irreversibile di un intero comparto forestale, industriale e artigianale con la perdita di migliaia di posti di lavoro e in una grave minaccia per la conservazione di specie, come la lince iberica, il cervo berbero e l’aquila imperiale iberica – tipiche di questi ambienti – e già a rischio di estinzione”.
La promozione di filiere produttive basate sulla gestione sostenibile delle sugherete è un obiettivo da perseguire per garantire la biodiversità nell’ecoregione mediterraneo in particolare in Italia, Spagna, Francia e Portogallo dove si concentra la presenza delle foreste di sugheri.
Si muove anche il fronte istituzionale su questo problema.
Di fatto la filiera del sughero garantisce altre importanti valenze ambientali.
Mi riferisco a consumi energie non rinnovabili, emissioni di gas serra, contributo acidificazione atmosfera, produzione totale rifiuti. Tutti elementi in cui il tappo naturale rappresenta per l’utilizzatore e il consumatore la migliore scelta.
Per questi motivi due eurodeputati del partito socialista europeo con due interrogazioni hanno chiesto alla competente commissione di definire un sistema obbligatorio di etichettatura che consenta di distinguere il tipo di chiusura utlizzo per le bottiglie di vino.
Infine voglio segnalare che arriva in Italia, dopo essere stata lanciata in Australia e Stati Uniti, la campagna promozionale “Save Miguel” a sostegno dell’importanza della conservazione delle foreste di sughero.
Ha un testimonial d’eccezione: il famoso attore, sceneggiatore Robert Schneider, protagonista di un divertente video sull’argomento, sottotitolato in italiano e già cliccato da oltre mezzo milione di persone. Oltre a sostenere la campagna sopraccitata, il noto sugherificio Amorim Cork Italia, sta lanciando un progetto pilota di riciclaggio dei tappi in sughero, per sensibilizzare operatori e consumatori sull’importanza del riciclo e sulle possibilità di riutilizzo del sughero, con tutti i conseguenti benefici per l’ambiente.