La scelta del tipo di chiusura da utilizzare nel processo d’imbottigliamento non è semplice. La questione si complica tenendo presente la molteplicità di proposte in offerta sul mercato.
In qualsiasi cantina, per una valutazione corretta e professionale, occorre prendere in considerazione aspetti:
- tecnici
- economici
- marketing e immagine
Tenendo ben presente la destinazione della chiusura prescelta: tipologia di vino, stato evolutivo, shelf life, modalità trasporto, immagazzinamento e conservazione presso il cliente, mercati cui è destinato, oltre ad altri elementi minoritari.
Ogni imbottigliatore cerca ovviamente la chiusura ideale. In sintesi massime performance a un prezzo contenuto. Purtroppo è un’utopia, non esiste.
Come ho già scritto:
Neanche Pitagora ed Einstein unendo le forze potevano inventarla.
Infatti, dovrebbe garantire i seguenti parametri:
- non cedere e non prelevare nulla al vino
- lasciare passare la quantità giusta di ossigeno che secondo delle circostanze può essere zero, quasi zero o poco, onde migliorare nel tempo il bouquet del vino
- non provocare assolutamente fenomeni di colosità
- essere di facile introduzione ed estrazione, anche nel lungo periodo
- avere un costo accessibile, essere piacevole sul piano estetico, trovare consensi da parte dei consumatori
- avere il giusto impatto ambientale, essere quindi facilmente riciclabile
A questo punto se iniziassimo a disquisire sul tipo di chiusura da utilizzare per un determinato vino probabilmente non finiremo mai.
Ho trattato ampiamente l’argomento, anche su Vitenda in passato. Vorrei limitarmi in quest’intervento ad affrontare l’aspetto economico del problema, ovvero il costo che deve sopportare la cantina per l’acquisto della chiusura prescelta.
Mettendo confronto le poliedriche tipologie offerte da un dinamico mercato.
Chiaramente il costo di una qualsiasi chiusura ha la sua importanza nella contabilità industriale, ai fini di una corretta determinazione del costo del prodotto.
Prezzi di mercato (settembre 2016)
Preciso che sono riferiti a bottiglie 750 cc e per ordini di quantità di una certa consistenza, prendendo riferimento il sughero consideriamo almeno 5000 pezzi. Imballaggio, trasporto compresi, iva esclusa.
Ho preso in considerazione le tipologie di maggior uso, produzioni particolari, esempio i tappi a t per vini aromatizzati o i tappi corona per vini tavola formato 1,5 l non vengono trattate.
Tappo in sughero
Naturale monopezzo
24 × 45
Extra euro 350 su 1000
Prima scelta euro 180 su 1000
Seconda scelta euro 280 su 1000
26 45
Extra euro 400 su 1000
Prima scelta- euro 330 su 1000
Seconda scelta euro 230 su 000
26 50
Extra euro 1000 su 1000
Prima scelta euro 700 su 100
Seconda scelta euro 400 su 1000
Birondellato
26 x 45
110 su 1000
24 × 45
Euro 100 su 1000
Microagglomerato
(diametro granella: inferiore 2 mm)
Euro da 60 a 135 su 1000
Diam
Diam 3 euro 110 su 1000
Diam 5 euro 135 su 1000
Diam 5 tradizion euro160 su 1000
Diam 10 tradizion euro 220 su 1000
Tappo in vetro
Euro da 300 a 600 x 1000
(Secondo colore e personalizzazione)
Tappo sintetico
Euro 35,00- 40,00 su 1000
Tappo a vite
(30mm x 60mm)
Euro 30 -60 su 1000
(Secondo colore e personalizzazione)
Stelvin
Euro 60-200 su 1000
(Secondo tipologie e decori)
Ulteriori aspetti economici
Riguardo al tappo di sughero e al sintetico va considerato il costo aggiuntivo della capsula che non si usa con tappo in vetro o a vite:
- in pvc (termoretaribile) euro 10-15 su 1000
- in polaminato euro 25-30 su 1000
Per il tappo a vite occorre considerare il problema bottiglia, occorre una bocca a vite bvs. Oggi è disponibile per quasi tutti i formati ed è facilmente reperibile. Il costo non cambia rispetto alla bocca standard.
Per il tappo a vetro, se in passato occorreva utilizzare una bottiglia con bocca speciale adatta a vino lok e non sempre erano disponibili i formati richiesti, oggi con il nuovo modello si possono usare le normali bottiglie utilizzate per il tappo di sughero. Pertanto senza costi aggiuntivi.
In vero problema riguardo al tappo a vetro occorre considerare i costi della manodopera.
Esistono impianti che automatizzano del tutto il processo. Ma sono molto costosi, quindi utilizzabili solo per alte produzioni e utilizzi costanti. Mi risulta siano in funzione in Germania.
Se si produce a 1000-2000 bott./ ora calcolare 2 persone in più per immissione manuale nel collo bottiglia.
Considerazioni finali
Come si è visto sono disponibili molte tipologie di chiusure e a prezzi molto diversi.
Aggiungo i livelli qualitativi, causa un mercato sempre più dinamico e competitivo in continua crescita.
(nota 1) Sulla scelta come abbiamo visto all’inizio di quest’articolo, incidono fattori diversi che la cantina deve soppesare con molta attenzione. Ma il prezzo della chiusura quanto incide nella decisione?
Difficile rispondere, ma non è determinate a mio avviso.
Spesso la decisione è legata alle richieste dei mercati esteri che impongono nei contratti di acquisto una precisa tipologia di chiusura.
Questa tendenza è in crescita a seguito norme legislative che da alcuni anni di fatto liberalizzano le chiusure alternative al sughero sui vini doc – docg. Si calcola che oltre 6 milioni di bottiglie di Moscato d’Asti docg siano imbottigliate con il tappo a vite.
In altri casi una chiusura innovativa può fare tendenza, oppure dare al prodotto un certo valore aggiunto, sopratutto se inserita in strategie d’immagine che valorizzano la ricerca e l’innovazione nel vino, in contrapposizione la classica chiusura con sughero evidenzia nuove e valide perfomance: la totale naturalità e la salvaguardia ambientale correlata alle sugherete, i numerosi e interessanti progetti di riciclo.
Sul fronte della comunicazione e promozione delle varie chiusure la competizione è altissima, occupa intere pagine dei giornali specializzati e ovviamente ognuno spara le sue cartucce migliori. Non è facile districarsi.(nota 2)
Concludiamo con un intervento di Ornella Correggia, nota imprenditrice del Roero:
Su oltre un terzo della nostra produzione dei vini del Roero utilizzo il tappo a vite “Stelvin”.
La scelta non è certo di carattere economico, in vero dopo anni di accurate sperimentazioni mi sono convinta che era la soluzione migliore per certe tipologie di vino. Onde fornire ai nostri clienti le massime garanzie sul prodotto acquistato.
Diciamo che è stata una scelta “filosofica” in un progetto di “qualità totale”. Tendenzialmente conto di arrivare a utilizzare tale chiusura per il 50% delle bottiglie.
Note
(1) Il settore chiusure sta esplodendo in tutti i sensi e a livello mondiale c’è un interesse incredibile, le richieste di brevetti continue, due frasi di celebri ricercatori sintetizzano le enormi valenze della filiera.
A – “Per un vino è più importante la chiusura che non la vigna” (R. Gipson).
B – “14 vini uguali tappati con 14 diverse chiusure originano 14 diversi vini” (P.Godden).
(2) Negli anni scorsi in molti convegni e simposi in tema si è insistito sul famoso “sorpasso”. Non mi riferisco al noto film di Dino Risi, ma all’anno 2012 che doveva segnare la fine del mondo e il sorpasso a livello mondiale dell’alternativo sul sughero tradizionale.
La fine del mondo è rinviata, idem il sorpasso spostato dapprima al 2014. Poi al 2015… poi …
Forse non ci sarà mai. La vecchia Europa si terrà il caro sughero. Dopo oltre 300 anni di utilizzo migliora sotto tutti gli aspetti. Il sud del mondo vedrà crescere la chiusura a vite, ormai accettata da tecnici di cantina e sopratutto dal mercato.
Continueremo a stappare e svitare insomma, ma solo chiusure di alta qualità.