Ancora oggi, per molti viticoltori astigiani, la parola Asti nord ha un solo significato : fallimento della cooperazione . Sullo sfondo delle drammatiche vicende che portarono, oltre trent’anni fa, al fallimento delle cantine sociali aderenti al consorzio ” Asti nord” ecco il racconto” A NORD DI ASTI” .Siano nei primi anni sessanta , l’Italia ha scoperto il centro sinistra ,il boom economico e le prime code per ferragosto ; dall’America sono arrivati il twist e le canzoni dei Platters , si gettonano “tintarella di luna” e “ventiquattromila baci”, urlati da Mina e Celentano ,si leggono “la ragazza di Bube” di Cassola e” il giovane Holden” di Salinger,c’è euforia , dappertutto.
Nell’astigiano sta nascendo un grande movimento cooperativo in grado di contrastare il dominio delle cantine private, dei commercianti, dei mediatori . Tra parroci molto zelanti , l’ onnipresente apparato della Democrazia Cristiana in cerca di nuovo potere , finanziamenti creditizi troppo facili ,si muovono tanti personaggi: un chimico capace e intraprendente , un geometra superattivo , presidenti di cantine sociali che forse delegano troppo , un politico ambizioso.
Tutto dovrebbe funzionare ? No! pochi anni , arriva il conto : arresti , processi , contabilità fasulle , fallimenti e soprattutto danni ai contadini.Per una – due vendemmie le uve non vengono pagate . Un esempio di che cosa non si doveva fare , una grande occasione perduta per valorizzare l’astigiano , il suo territorio e il Barbera.
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Costigliole d’Asti 1995
C’è una raccomandata, deve firmare .
Carlo è sorpreso , il postino porge biro e blocchetto,la lettera è intestata: Cassa Risparmio di Asti filiale di San Damiano d’Asti .
Carlo è incredulo , non riesce a leggere .
” Oggetto : Reparto finale liquidazione cantina sociale Santa Margherita di Costigliole d’Asti con sede in Costigliole d’Asti frazione Santa Margherita .
Egr. sig. Carlo Rossi fu Vincenzo, “Il vostro credito, iscritto al passivo liquidazioni in oggetto, ha trovato parziale soddisfazione, allego assegno circolare n.662235596 di lire cinquantatremilaquattrocentoquindici” .
Carlo guarda la data: 12-luglio 1995 .
Non andrà a ritirare l’assegno ,lo conserverà come ricordo di tanta rabbia e amarezza .
Tiene la lettera in mano , non riesce a posarla, cinquantatré mila lire dopo tanti anni , il valore delle uve di due vendemmie.
Non vuole ricordare, aveva vissuto sulla pelle il fallimento della sua cantina sociale , all’inizio era tra i soci più convinti , aveva creduto nel movimento cooperativo sino dalla giovane età .
Assieme ad altri contadini aveva fondato la cantina sociale di Santa Margherita di Costigliole d’Asti , firmandone l’atto costitutivo.
Sopra c’era scritto :” I soci si impegnano con responsabilità illimitata verso la cantina” .
Pochi avevano compreso il preciso significato di quella clausola. C’erano tanta fiducia e volontà di riuscire a creare qualcosa di valido per se stessi e le proprie famiglie .
Col passare degli anni avevano perso tutto , la loro cantina sociale era entrata in un meccanismo perverso, fatto di regole sconosciute al mondo contadino. Puntuale arrivò il fallimento ; dopo tanti anni l’ultima beffa , crudele :il rimborso di cinquantatremila lire .
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GOVONE 1957
Il salone parrocchiale di Govone è affollato, saranno almeno sessanta contadini , il parroco aveva insistito durante le messe e i vespri per la riunione :” E’importante, venite numerosi , parlatene in famiglia, con i vicini” .
Inizia a parlare mons. Coppo, sono tutti in silenzio , “dobbiamo organizzarci ,unire le forze “. Interviene un professore universitario esperto del settore enologico , è originario di Govone, conosce molta gente, :”Il momento è favorevole , non basta coltivare la vigna , bisogna che la parte agricola controlli la produzione del vino ; trasformate l’uva voi stessi , è il principio della cantina sociale , in Piemonte ne esistevano all’inizio del secolo , basta riprendere quelle esperienze, che in altre zone, da tempo, funzionano bene, con grandi vantaggi per il mondo rurale , pensate all’Emilia Romagna .Bisogna smuovere una mentalità individualista, attendista, piena di timori”.
C’è indecisione , nessuno parla.
Che fare? arrivano le prime domande di qualche anziano :” Dite di voler costruire la cantina sociale per vinificare le uve di Govone , dove si trova il terreno”?
“Lo metto io”, fa subito il parroco
“E i soldi per iniziare” ? .
Il professore tranquillizza tutti .
“Questo non è un problema . Ci sono appositi finanziamenti agevolati , importante è credere nella cooperazione ,esserne convinti, i vantaggi arriveranno” .
Il professore insiste :” Perché in tutte le vendemmie dovete essere soggiogati da commercianti e privati per vendere le uve”? Interviene un anziano
“Il professore ha ragione .
Quante volte siamo andati in Alba, in piazza Savona, al mercato e quante volte siamo tornati a casa maledicendo tutti , quante bestemmie .
Non è giusto” .
Accettano in trecento , saranno i soci della nuova cantina sociale di Govone.
E’il 1957 .
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ASTI 1957
Nelle due stanze della sezione della Democrazia Cristiana di Asti alcuni funzionari sono riuniti da un’ora , quasi tutti fumano , il locale è piccolo e l’aria è pesante .
Sulle pareti,ritratti di don Sturzo e Degasperi , intorno tante sedie , sul tavolo riviste, volantini .
Il segretario continua la discussione ” Occorre incrementare la presenza nel mondo rurale , per ottenere più consensi ,da tempo le cantine sociali , stanno diventando un punto di riferimento per il nostro partito .
I contadini trovano risposta ad antichi problemi, propri della viticoltura piemontese , ma il controllo dei soci di una cantina sociale è una potenzialità enorme per tutti, sono migliaia di voti ad ogni elezione” .
Tutti sono d’accordo , “Abbiamo necessità di una presenza capillare riguardo la cooperazione agricola , oltretutto siamo facilitati , i parroci danno una mano, sono con noi , quante riunioni nelle parrocchie ,alle Acli. Qualunque iniziativa che contrasti la presenza delle cooperative rosse nelle campagne va bene e troverà nel mondo cattolico tanti consensi .
Le possibilità nell’astigiano sono enormi , le banche danno i necessari finanziamenti, conosco un geometra specializzato nei progetti di costruzione ,praticamente consegna la cantina completa di vasche e accessori, in molti paesi ormai i viticoltori chiedono la loro cantina sociale “.
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ASTI 1957
Cresti continua a riflettere.
Deve funzionare , ci sono tutte le condizioni.
Da tempo ha in mente un’idea precisa , alla guida della Fiat 1100 , sta entrando in Asti , ha un appuntamento con il professor Ettore Garino- Canina, direttore della stazione sperimentale di enologia di Asti .
Ci sono tante cantine sociali nel’astigiano , ognuna lavora per conto proprio , con i suoi problemi , le sue difficoltà , il movimento cooperativo è in crescita ma soprattutto il mercato del vino ha buone prospettive , i consumi aumentano.
Il punto debole per una cantina sociale è il commercio del vino sfuso , si va sempre a finire nella rete dei soliti mediatori e commercianti , si vende a Bertolino di Nizza , a Ferrari di Dosimo ,a chi controlla il mercato dei due litri , questi ultimi pagano il meno possibile e comunque fanno loro il gioco .
E’ assurdo non gestire la parte finale di un processo produttivo , non goderne i risultati da parte di chi ha tanto lavorato e faticato nei campi e nelle cantine .
Altrove ci sono già esperienze positive ,ovvero la cosiddetta cooperazione di secondo grado , non limitata alla produzione di vino , si va oltre , si imbottiglia e si possiede una propria rete commerciale .
In Svizzera , nel cantone di Sion ne esistono alcune, vanno bene , perché non provare ad Asti ?
Cresti ne ha parlato con il professor Giovanni Dalmasso alla facoltà di agraria di Torino .
Lo aveva conosciuto quando frequentava il corso di chimica nell’immediato dopoguerra , in seguito Cresti era stato suo assistente al corso Marone -Cinzano di viticoltura ed enologia , ogni tanto tenevano i contatti , Dalmasso era favorevole all’iniziativa .
Aveva chiesto pareri a molta gente,anche al vescovo di Asti .
Ci vorrebbero almeno nove cantine sociali associate, che fornirebbero parte del vino ad un grande centro di imbottigliamento .
La Fiat 1100 ha imboccato il portone in ferro della stazione sperimentale in via Pietro Micca, ad Asti; ne parlerà con calma , con il direttore Garino Canina , è stato suo assistente anni fa , Cresti lo stima moltissimo .
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Asti 1958
Nello studio del notaio Serra, in piazza Medici in Asti, sono radunati i presidenti di cantine sociali di Piova Massaia,Celle Edmondo, Settime, Ferrere e Santa Margherita di Costigliole d’Asti , ci sono altri testimoni , è un momento importante , oggi, finalmente, nasce dopo tante discussioni, progetti, entusiasmi, il consorzio denominato ” Consociazione Cantine Sociali Asti Nord .
Vengono eletti gli organismi , il geometra Bolla viene nominato per acclamazione presidente, mentre Cresti sarà il direttore tecnico e commerciale .
Sono cinque le cantine aderenti al consorzio , altre certamente se ne aggiungeranno , nei mesi scorsi il geometra Bolla si è prodigato per convincere i contadini ad aderire al nuovo consorzio :”Unite le forze per vendere il nostro vino , le uve vi verranno pagate meglio ”
Per i presidenti delle singole cantine sociali un moderno centro di imbottigliamento crea molti vantaggi: riduce i costi ,garantisce una qualità continua,elimina la concorrenza interna. Ma il ruolo principale lo hanno avuto i parroci , si sono impegnati, a tutti i livelli, in accordo con la curia vescovile di Asti , non a caso due di loro a Piovà Massaia e Ceretto entrano nel consiglio di amministrazione del nuovo consorzio .
Si pensa di creare il centro di imbottigliamento a Piovà
Massaia ,qui la cantina sociale è capiente e ben organizzata. Cresti dovrà provvedere a tutto , ha le idee molto chiare
sulle scelte tecniche da effettuare : sistemerà moderni impianti e linee di imbottigliamento per alti livelli qualitativi , cercherà di migliorare il Barbera , affrontando il problema della sua acidità costituzionale , non sempre gradita al consumatore di altre regioni .Ha già alcune esperienze in proposito, mediante utilizzo di trucioli di pioppo, per l’affinamento dei vini rossi.
La rete commerciale andrà creata dal nuovo, si creeranno depositi e rivenditori dando priorità alle grandi aree metropolitane.
C’è interesse ed attesa , una sola domanda corre sulle bocche di tanti viticoltori? A che prezzo verranno pagate le uve?
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ASTI 1962
A Gallaretto,frazione di Piovà Massaia,la linea di imbottigliamento funziona a pieno ritmo, tira 2000 bottiglioni -ora, le macchine sono moderne, si imbottiglia a caldo per dei vini stabili, da immettere su tutti i mercati ; sono in funzione i depositi di Torino,Milano,Roma , Genova , appositamente costruiti con i finanaziamneti delle banche .
Purtroppo sui due litri c’è forte concorrenza ed i prezzi vanno tenuti bassi , Cresti spera di poter valorizzare il Barbera anche con la classica bottiglia da settantadue centilitri .
Al consorzio Asti nord hanno aderito altre cantine sociali , in tutto ora sono dieci , c’è fiducia ed entusiasmo , in futuro cresceranno ancora le adesioni .
I prezzi delle uve che le singole cantine liquidano ai soci sono alti, superiori anche di 100 lire al miriagrammo al libero mercato, questo genera contentezza e fiducia nel mondo agricolo. In verità qualcuno ha chiesto come ciò sia possibile , considerando che si è appena all’ inizio , con tanti debiti da saldare con le banche . Si risponde che il credito è agevolato, con bassi interessi , che il centro di imbottigliamento di Gallareto va bene e questa frase viene ripetuta in tutte le riunioni in cui si approvano i bilanci.Da alcuni mesi lavora presso il consorzio Asti nord il dottor Araspi , è un esperto in economia ,imposto dalle stesse banche con funzioni di coordinamento e di controllo .Cresti ha saputo che dietro la nomina di Araspi c’è la volontà dalla Democrazia Cristiana di Asti . Cresti sa pure che, al di la dei dati ufficiali, i vari bilanci sono truccati, sopravvalutano le voci attive, in particolare la valorizzazione del vino sfuso e nascondono alcune passività ; è una scelta politica precisa per dimostrare che la cooperazione funziona , ma soprattutto per poter pagare bene le uve ai contadini e quindi crescere negli associati , aprire altre cantine sociali , una strategia da consenso globale a tutti i costi . La regia? Si chiede ogni tanto Cresti: la Democrazia Cristiana ? La curia? Le banche di ispirazione cattoliche ?
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ASTI 1964
C’è bisogno di un altro fido , la Cassa di Risparmio di Asti lo concede , sono 100 milioni ; essendo dieci le cantine sociali aderenti al consorzio Asti nord, sono dieci milioni per cantina.
Ma i problemi non sono finiti , continua a girare la voce dei bilanci irregolari, a partire dal 1962 , qualcuno incomincia a chiedere verifiche, alcune cantine non approvano gli stessi bilanci, Ferrere respinge quello al 31-8-1994. Le vendite vanno bene ma a prezzi bassi , qualcuno ha dei sospetti , magari dopo aver visitato il centro di imbottigliamento di Gallaretto: funzionale, non c’è che dire, ottimi gli impianti, eccessivo pare il numero delle impiegate nei capienti uffici , è pure entrato in funzione un nuovo centro meccanografico, è costato moltissimo e per il suo funzionamento nascono subito problemi ; gira voce che Cresti abbia per contratto, dalle singole cantine sociali ,una lira al litro sul vino venduto , in quanto consulente tecnico delle medesime .
Si continua a lavorare , cercando di crescere in tutti i sensi, senza preoccuparsi di una corretta e trasparente gestione dei costi e dei ricavi , facendo sempre debiti con le banche che non pensano proprio ad interrompere i fidi ; alcuni si chiedono quale sia il ruolo preciso di Araspi, ha troppe cariche , è consigliere della cassa di risparmio di Asti , presidente della provincia di Asti , insiste in progetti di ampliamento e sviluppo.
Aumentano i sospetti e le voci di irregolarità, qualcuno dà per imminente un’ ispezione degli istituti di credito, voluta dal ministero del tesoro .
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ASTI 1964
La situazione è precipitata, da un fido di cento milioni si è passati ad un debito di cinquecento , soltanto Araspi ne era al corrente, i presidenti delle singole cantine sociali
cadono dalle nuvole .
E’il caos.
Asti sabato, settimanale della D.C. , esce con uno speciale in prima pagina, scrive di bilanci irregolari nel 1962 e nel 1963 , alcune banche ritirano subito i fidi ; Cresti non capisce più nulla, prima erano sino troppo veloci a concederli, ora li ritirano subito .
Un tentativo presso il ministro dell’agricoltura Ferrari- Aggradi per ottenere un finanziamento speciale a fondo perduto non ha seguito . C’è un’ accesa riunione nella sede Democrazia Cristiana di Asti , viene tolta la fiducia ad Araspi,l’uomo indicato dallo stesso partito per seguire la cooperazione .
La mozione passa per un solo voto, nella sede la tensione è enorme .
E’in corso una durissima lotta interna al partito , l’esponente della corrente andreottiana l’ha spuntata, sarà lui il candidato alle prossime elezioni politiche.
Araspi non conta più nulla .
ASTI 1965
Il consorzio Asti nord è stato commissariato , il funzionario governativo Occhionero , constata un deficit di ben 1.317. 764. 512 lire. Un volantino diffuso nelle campagne è terribilmente retorico : ” Soci dell’Asti nord…. Le cantine restano aperte per l’immediato ritiro delle uve….” , il finale sembra il proclama del maresciallo Badoglio ” Dal disordine si profila un ordine …fate fino in fondo il vostro dovere ”
Nessuno aderisce.
Pochi mesi,l’Asti nord cessa di esistere , lo seguiranno le singole cantine
EPILOGO
Nel 1969 il giudice Bozzola di Asti spicca mandato di arresto per ventiquattro presunti responsabili del dissesto Asti nord , dopo un periodo di detenzione di circa trenta giorni ottengono la libertà provvisoria ; il processo li vede prima condannati e poi, in appello, assolti da varie imputazioni tra cui bancarotta fraudolenta e falso in bilancio .
Araspi morirà poco dopo , bruciato politicamente dalla stessa Democrazia Cristiana , anche il geometra Bolla ,il costruttore di tante cantine sociali ,tutte progettate senza regolari gare d’appalto , tutte progettate uguali nella loro terribile estetica , morirà qualche anno dopo , Cresti approfondirà la conoscenza di autori latini durante il periodo di detenzione a Canelli ,in seguito lavorerà ancora nel settore enologico alle dipendenze di una multinazionale svizzera ; oggi vive in pensione nell’astigiano .
I parroci continuarono la loro attività pastorale, le banche la loro attività di credito , sette della dieci cantine sociali che formarono l’Asti nord hanno cessato l’attività , i locali e gli impianti sono stati ceduti , affittati ai soliti commercianti e vinificatori . Il centro di imbottigliamento di Gallaretto , il simbolo dell’Asti nord, ha chiuso definitivamente ;il suo piazzale che vide enormi file di trattori con preziosi carichi d’uva , tante cisterne colme di” generose e purpuree Barbera ” oggi è invaso da erbacce e immondizie .
Sull’intera vicenda che danneggiò seimila famiglie calò il tacito silenzio .
LORENZO TABLINO