Sintetico
Indubbiamente il sintetico ha fatto notevoli progressi negli ultimi anni, sul miglioramento dei materiali usati e del processo. Il tappo coestruso sul mercato inglese continua ad avere ottimi risultati nella Gdo.
Ma il mercato in Italia è in calo sul piano generale e in particolare sui prodotti a fascia di prezzo bassa.
Non dimentichiamo che una grande multinazionale del Nord Italia, nel 2004, passò, in toto, dal sintetico alla vite.
Al di là di questo fatto resta il problema dell’adattabilità del sintetico al collo bottiglia e le irrisolte problematiche sull’utilizzo per i vini a lunga conservazione.
Oggi un tecnico di cantina ha alcuni strumenti per il controllo qualità di un sintetico.
Grazie alla creazione del “Gruppo Merceologico Tappi Sintetici Espansi” costituito in seno alla Federazione Gomma Plastica, la nascita del “Disciplinare di Produzione e Utilizzo Tappi Sintetici”.
Esiste un ottimo testo in merito: Domenico Liberati-“I tappi sintetici in enologia ediz. Eno One”.
Ma per un controllo sistematico, se non si dispone di un laboratorio merceologico, occorre rivolgersi a strutture apposite.
Come noto, molti disciplinari di produzione doc-docg vietano il sintetico o alternativo. Penso ci saranno modifiche in merito.
A vite
In fortissima crescita nel Sud del mondo, in crescita anche in Italia.
Motivo? Valide performance in fatto di prezzi, qualità dei materiali, estetica, facilità nell’uso.
Restano aperti due grossi problemi al momento.
1 Rischi di “ridotto”, essendo limitato, direi, quasi nullo, passaggio di ossigeno tra chiusure e vino. Si può obiettare che da tempo sono proposti tappi a vite costruiti in saranex o simili. Si tratta di materiali che garantiscono un moderato passaggio di ossigeno.
Ma e’ un discorso molto complesso e – a mio avviso- qualche rischio, pur con ottime tecniche di cantina, comunque esiste.
2-Il sughero ha un forte valore aggiunto.
L’operazione di stappatura contiene molte valenze a carattere storico, culturale, emozionale alle quali il consumatore europeo difficilmente rinuncia.
Di fatto non accetta, sempre, il tappo a vite.
Precisato questo, si nota come inizi a diffondersi anche in note cantine, spesso lo trovi in famosi ristoranti, oppure sugli scaffali di Eataly.
E si inizia pure ad usarlo in terrior vocati come Langa, Roero o Collio Goriziano.
Sentiamo il parere di Ornella Correggia, titolare delle cantine Matteo Correggia.
“Uso il tappo a vite sul Brachetto secco-vino da tavola.
Ho scelto la capsula Stelvin, commercializzata dalla ditta Paolo Araldo di Calamandrana(At).
E’ color verde, come le nostre confezioni, aggiungo che, esteticamente, è molto bella.
Ho prodotto, con detta chiusura, seimila bottiglie, vendute sul mercato Usa.
Sono del tutto soddisfatta, nessun accenno di ridotto, anche dopo molti mesi.
Il prossimo anno è mia intenzione usare il tappo a vite anche per la Barbera d’Alba, ovviamente destinata al mercato estero”.