“Non solo Moscato”: potrebbe essere il motivo di questo servizio su VQ.
Nessuno nega l’importanza di questo vitigno nel contesto vitivinicolo piemontese: le cifre parlano chiaro, oltre 90 milioni di bottiglie in commercio.
Ma nel Piemonte viticolo trovano spazio altri vitigni aromatici eccellenti: brachetto e malvasia, non dimenticando alcuni minori.
Varie enoteche, eccellente punto di osservazione dei mercati e delle tendenze del vino evidenziano “il facile accostamento e la grande bevibilità di questi vini “.
Precisando che “ il consumatore cerca spesso nell’assaggio un impatto immediato, facile, coinvolgente, emozionante”.
Sotto questo aspetto i vini dolci aromatici hanno molte chance.
Vediamone allora tre in tutti i loro aspetti.
1 – Brachetto d’Acqui
Un vino dal color rubino chiaro, l’aroma è stupendo nella sua eleganza ed intensità: la rosa bulgara è la nota olfattiva distintiva, ben conosciuta da enologi e cantinieri, insieme con altri aromi del genere fiorale. Il sapore è amabile e morbido grazie al perfetto equilibrio tra zuccheri ed acidità. Ecco in sintesi il Brachetto d’Acqui, uno dei vini aromatici più rilevanti sul mercato negli ultimi anni. Non si conoscono le sue origini. Ma è storia antica: alcuni scrittori romani parlavano di un vino dolce ed aromatico, il “vinum acquense”, il precursore dell’attuale brachetto. Pare fosse squisito e molto dolce, forse servì Giulio Cesare per conquistare Clepoatra.
E’ soltanto leggenda. Anni fa autori hanno ipotizzarono un’origine francese, precisamente nel Nizzardo (Vitis vinifera niceanenis). Ma sono due vitigni con caratteri ampelografici diversi. Purtroppo per anni ci fu un po’ di confusione ampelografica a causa di numerose varietà di Brachetto. Se ne citavano tre: di Nizza Monferrato, di Montatone o Migliardi, e del Roero (ma quest’ultimo è, da anni, accertato che non si tratta di Brachetto). Nei dintorni di Canelli anni fa i mediatori chiamavano il Brachetto “ Borgogna”. Oggi tutti i vigneti di Brachetto sono perfettamente in regola, a seguito dei rigorosi controlli dei competenti ispettorati agrari.
Vitigno abbastanza precoce, a vigoria moderata, con buona resistenza alle malattie.
Il clima ideale è legato a buone escursioni termiche, a temperature moderate, a terreni calcarei, mediamente marnosi o tendenti allo sciolto.
TERRITORIO E VINIFICAZIONE
Il D.P.R. 13-Agosto-1969 riconosce la doc al Brachetto d’Acqui. La docg è del 1996.
Il terroir d’origine del Brachetto d’Acqui comprende ventisei paesi compongono l’area d’origine, precisamente 18 in provincia di Asti ed 8 in provincia di Alessandria.
Zone vocate sono tradizionalmente considerate Strevi, (valle Bagnario), Cassine (Sant’Andrea) Alice Bel Colle, Ricaldone, Fontanile, Acqui (Moirano).
Sono a circa 970 ettari – dati 2007- tutti sulle colline dell’Alto Monferrato.
Il vino deve essere interamente ottenuto dal vitigno omonimo.
La resa massima in uva non deve essere superiore a 80 quintali per ettaro, la resa in vino massima è del 70 per cento. Ma secondo della domanda di mercato la resa varia, nel corso della vendemmia 2008 era di soli 46 hl per la tipologia spumante.
Il processo di vinificazione prevede innanzitutto una breve macerazione delle parti solide, per estrarre il colore necessario e per un maggiore quadro aromatico, segue una pressatura soffice, ed una fermentazione sino a 3-4 gradi alcol.
In tal modo si ottiene un colore rosato intenso.
A questo punto il prodotto si refrigera, previa centrifugazione e filtrazione.
In seguito potrà essere spumantizzato ottenendo un prodotto più o meno dolce.
Il Brachetto si imbottiglia, di norma, nella primavera successiva alla vendemmia.
Interviste
Mario e Marina Mangiarotti – produttori
Amarcord del brachetto
“Abbiamo sempre prodotto il Brachetto, ma era secco, solo dopo la guerra iniziamo a farlo dolce filtrandolo con sacchi olandesi almeno due volte.
Non c’era mercato in quegli anni.
Inoltre la confusione con il moscato negli anni ’50 secolo scorso non era positiva. Vendemmo brachetto sfuso a Milano a 100 lire il litro, ma era ancora secco.
La crescita di questo vino è recente, ricordo l’anno boom con l’uva a 40000 il miriagrammo.
Un prezzo altissimo.
La vigna di brachetto va nel tufo e in alto, inoltre il vero brachetto ha un grappolo piccolo, con 2 alette non 3- 4 come ora.
Il colore della buccia è mai nero uniforme, ma variabile.
Grappolo compatto ma non enorme come oggi.
Si è sempre vendemmiato dopo il moscato.
La resa era bassa, con 8 gemme in potatura e grappolo piccoli non fai miracoli.
Come si vinificava?
Pigiavi a piedi nell’arbi, poi tutto nel torchio per massimo drenaggio.
Fermentavi senza raspi e bucce, andava a secco prima della guerra, dopo a 10 baumè filtravi con i sacchi.
Il nostro cru è Casarito, una posizione di altissimo livello.
In quei vigneti di circa …ettari i grappoli migliori servono per il passito.
Si procede in questo modo:
“Raccolgo a maturazione fisiologica, in vigna l’uva vede il sole dal mattino alla sera, per questo è dolcissima. L’ appassimento su graticci dura almeno 6 settimane.
Poi l’uva passa va nel torchio, si pressa per cinque volte, ma ottiene poco mosto, da cinque quintali di uva escono ottanta litri di passito. La vinaccia pressata, si rompe e si fa passare con le mani sopra un setaccio largo che trattiene i raspi, per poi lavorarla con un setaccio a maglie fini che lascia passare solo i vinaccioli.”Le bucce con i loro profumi andranno nel mosto in fermentazione. Per almeno sei mesi resterà in un piccolo recipiente di acciaio per consumare tutto lo zucchero che si è concentrato durante il lungo appassimento. Alla fine si ottiene un liquore dolcissimo e profumato che si travasa ancora oggi in damigiane per un ulteriore conservazione.Si imbottiglia due anni dopo la vendemmia in piccole bottiglie “.
Marengo Patrizia – produttrice
Il brachetto è un vitigno ben radicato sul mostro territorio, gia i miei nonni lo vinificavano, non in grandi quantità perché non c’era mercato.
Inoltre si lasciva fermentare, per cui era secco, mancava l’adeguata tecnologia.
Negli anni 60 mio padre – grazie ai primi filtri e ad impianti frigo iniziò la produzione del Brachetto dolce.
Ma il vero s viluppo si ha con la Doc del 1969 e soprattutto con l’azione promozionale di vari enti tra cui il consorzio tutela negli anni 80
La nostra azienda vitivinicola è garante di una filiera completa.
Grazie a 12 ettari di vigneto specializzato che ci forniscono ogni anno circa 600 hl di prodotto Docg.
Abbiamo nel nostro listino la tipologia spumante per il 20% e tappo raso per 80 %
Pineto e un cru storico di Valle Bagnario, citato intesti dell’800.
E’ interamente di nostra proprietà ed è in corso una messa a dimora di ben 3 ettari di nuove barbatelle con criteri di impianti ispirato al raggiungimento dei massimi standard qualitativi.
Pineto nel 2008 ha ricevuto un alto punteggio su Wine Spectator (93/100 il massimo punteggi o ricevuto da questo vino).
Il nostro mercato è in crescita soprattutto in Usa, Est Asia e Corea.
Aderiamo al Consorzio Tutela Brachetto ma abbiamo anche una nostra attività di pr, recentemente siamo stai in Messico con contatti molti proficui e partecipiamo a richiesta ogni anno al Wine Festival di Merano.
Al Viniatly abbiamo proposto su alcune nostre bottiglie la cosiddetta etichetta intelligente,
aperta a ventaglio fornisce ogni genere di informazioni al consumatore sulla nostra filiera.
Il ruolo del consorzio
Il Consorzio Tutela Vini d’Acqui nasce ufficialmente, nel 1992, ad Acqui Terme, con lo scopo di tutelare qualità e immagine di questo vino e del suo territorio.
Il Consorzio è stato il principale promotore del conferimento della DOCG al Brachetto d’Acqui, ottenuta nel 1996, da quell’anno è stata definita in modo inequivocabile, anche dal punto di vista legale e amministrativo, le peculiarità di questo vino distinguendolo nettamente dalle altre produzioni che potevano creare confusione a livello di consumo.
Sentiamo Paola Baldi funzionaria del Consorzio medesimo:
“Una delle iniziative piu’rilevanti del Consorzio Tutela del Brachetto d’Acqui è rappresentata dall’apertura di un ufficio aperto un Ufficio di Rappresentanza Permanente in Cina, precisamente a Shanghai. Un importatore Shanghai Zhongxin del gruppo Giapponese Itochu, distribuisce Brachetto d’Acqui in sei province della Cina orientale. Vari container di Brachetto misto (tappo raso e spumante) sono stati spediti a prezzi interessanti: 5.25 euro, “fob” porto di Genova, per le bottiglie di Brachetto spumante e di 6 euro per le bottiglie a “tappo raso”.
Inoltre per incentivare la presenza di questo vino sul mercato asiatico, il Consorzio ha aperto nel 1994 tre Brachetterie, nelle zone più strategiche della città di Shanghai, dove era possibile degustare Brachetto d’Acqui docg in purezza o miscelato come cocktail. Le Brachetterie sono allestite in stile “made in Italy”. Sono diventate, come ha affermato Paolo Ricagno, Presidente del Consorzio Tutela del Brachetto d’Acqui, ” momenti di immagine e di promozione per il vino che porta il nome della città termale”.
Negli ultimi anni il Consorzio del Brachetto è stato presente in vari paesi con qualificate varie iniziative promozionali. Citiamo tra i piu’ importanti Cina, Giappone, Usa, India e Russia.
MALVASIA DI CASORZO
La presenza in Monferrato si fa risalire al sec XIII.
Probabilmente dal porto greco di “monenvasaia” grazie a navigatori veneziani abili nei commerci arrivarono viti e vini denominati “malvaxia, oppure uve o vini della Grecia.
La diffusione fu notevole, tanto che nel 1253 il comune di Vercelli vieta la vendita di vino Malvaxia, mentre altri comuni (Susa – Rivoli) a scopo protezionistico ne prevedono il sequestro.
G.B. Croce nel famoso ”Dell’eccellenza e della diversità dei vini” relativi al torinese (1606 ) cita la Malvasia “ buona da mangiare e per fare un vino dolce che conserva il sapore dell’uva “.
Il vino è stato usato nell’Astigiano tra le prime sperimentazioni riguardo alla produzione di vini spumanti rossi nella prima metà del secolo diciannovesimo.
La Malvasia di Casorzo è prodotta nei comuni di Casorzo, Vignale Monferrato, Altavilla, Ottiglio, Grazzano Badoglio, Olivola e Grana.
Sono 51,43 ettari per una produzione totale di vino di soli 3166 HL. Dati 2007
Un terroir particolare fatto di terreni collinari in cui predominano argille e calcari, su un’altezza media di 200 metri s.l.m e con un clima temperato.
La maturazione è media, la raccolta in genere avviene alla fine di Settembre.
La Malvasia di Casorzo è ben nota agli enologi per gli aromi particolari, tutti di elevata finezza è prodotto in varie tipologie: dolce, spumante e passito.
Vino doc dal 1968.
Il disciplinare ammette l’utilizzo di altre uva a bacca nera- freisa barbera e grignolino -se presenti nel vigneto sino al 10% massimo.
La resa massima nel vigneto è fissata in 110 quintali per ettaro di coltura specializzata
La vinificazione della Malvasia segue quelle delle altre uve aromatiche, brachetto in particolare.
In alcuni casi si attua una vinificazione particolare: il 30% del mosto si separa subito dalle vinacce e non si lascia fermentare, pertanto è subito separato dalla massa.
Questo per salvaguardare al massimo gli aromi primari dell’uva.
In primavera le due tipologie di vino sono messe insieme, previa fermentazione in autoclave del mosto rimasto dolce sino a 5 alcol.
Resta un tenore zuccherino di circa 80- 100 gr / lt circa.
Si imbottiglia in primavera previa stabilizzazione e microfiltrazione.
E’ prodotto anche nella tipologia Malvasia di Casorzo passito
E’ un vino particolare ricco di aromi e di sapori particolari e di buona evoluzione (4-5 anni )
La Cantina Sociale
La Cantina Sociale di Casorzo fu fondata nel 1951 con 159 soci. Oggi conta 72 soci con 210 ettari vigneto. Svolge un ruolo trainante sui vini della zona. Sfogliando il listino troviamo tutti i vini rossi del Monferrato, in particolare la Barbera, mentre i bianchi sono rappresentati da Chardonnay e Cortese.
Il prodotto leader resta ovviamente la Malvasia di Casorzo proposta in tutte le tipologie e in varie confezioni. Nel 2008 ha vinificato oltre 15000 quintali di uva e prodotto circa 10000 hl di vino di cui hl 2500 di Malvasia di Casorzo. Presidente della Cantina Sociale di Casorzo è il sig. Stefano Bruno, mentre la conduzione tecnica è a carico dell’enol. Agostino Berruti, in servizio alla cantina dal 1970.
Dott. Fabrizio Varaldo – direttore vendita Cantina Sociale di Catorzo.
Siamo presenti a livello commerciale soprattutto in Piemonte, Lombardia, Liguria, ma ormai il nostro prodotto è presente praticamente in tutte le regioni.
Da Bari a Roma, da Palermo a Cagliari.
Il mercato al momento è positivo grazie anche alla fascia di prezzo medio da 3 a5 euro a bottiglia.
Posizioniamo sugli scaffali GDO per il 20% vendite e sul canale Horeca per il restante 60%.
Ovviamente abbiamo due linee produttive e commerciali a hoc.
Siamo anche presenti su alcuni mercati esteri: Spagna, Germania, Olanda, nei canali Horeca. In Svezia stiamo iniziando con buone premesse. Contatti avanzati sono in corso con la Russia e con est Asiatico.
E’ allo studio per valorizzare i nostri vini, in particolare la Malvasia di Catorzo, un progetto che dovrebbe decollare nel 2009.
I contenuti: maggior presenza sulla stampa specializzata e partecipazione a varie fiere- tra cui Prowine in Germania – con iniziative mirate a grande visibilità
Stefano Bruno – Presidente Consorzio Tutela Malvasia di Casorzo.
Il Consorzio Tutela Malvasia di Casorzo con sede presso la stessa cantina sociale svolge da anni attività varie per valorizzate e tutelate la Malvasia e i vini di Casorzo.
Organizza ogni anno al cosiddetta “festa del bialbero”, da un’idea di Adriano Fracchia, compianto enologo e primo presidente emerito del consorzio della Malvasia di Casorzo.
Curiosità botanica del Monferrato, il bialbero di Casorzo è un perfetto esempio di comunione tra specie diverse. Un ciliegio è nato tra i rami di un centenario gelso, ambedue vivi e vegeti posseggono radici, fioriscono e fanno i frutti. Bellissima la fioritura in primavera, come dimostra la foto pubblicata. Lasciamo agli esperti in botanica la valutazione scientifica dell’interessante fenomeno, i viticoltori di Casorzo parlano di un’intrigante gazza ladra che ghiotta di ciliegie, dopo essersi servita lasciò cadere un seme tra i rami del vecchio gelso. La natura fece il resto. L’ area e’ attrezzata per picnic ed e’ munita di cartelli esplicativi. A Casorzo nella prima quindicina di agosto si svolge la sagra della Malvasia.
E’ in allestimento un piccolo museo della cultura enoica e contadina presso la casa di Cima Francesco, enologo, ideatore del premio “Malligand d’oro, riconoscimento che il consorzio assegna agli enologi, ai giornalisti ed ai personaggi che hanno contribuito alla valorizzazione dei vini italiani. Segnaliamo infine la ristampa, anche in edizione inglese, dal testo “ Casorzo doc” del dott.Alessandro Di Stefano e il posizionamento di adeguata cartellonistica stradale in Casorzo e dintorni per una miglior visibilità di territorio per gli automobilisti.
Giorgio Cantamessa – produttore
“La mia azienda vitivinicola si estende per circa 20 ettari di vigneto, di cui 1,5 coltivati a malvasia. Da cui ottengo 12000 bottiglie di tappo raso e 1500 mezze bottiglie di passito.
Il 2008 per me è un’ottima annata anche se scarsa.
L’appassimento dell’uva avviene solo in cassette lasciate in locali ventilati senza alcun utilizzo di
camere di deumidificazione. I profumi ne traggono notevoli vantaggi
Alla cantina è affiancato da anni l’agriturismo Moncuchetto.
Posto in una delle zone più belle del Monferrato, letteralmente circondato da vigneti propone oltre ai vini prodotti dall’omonima cantina, anche una cucina incentrata sui prodotti del territorio. La recettività è di 60 posti”.
QUAGLIANO
Vitigno antico di cui si erano quasi perse le tracce, nel bollettino ampelografico del Ministero per l’agricoltura del 1879, risulta che il Quagliano era diffuso in tredici comuni della provincia di Cuneo. L’avvento della fillossera, distrusse interi vigneti, facendo sì che buona parte del germoplasma viticolo autoctono andasse perso. Oggi il quagliano è coltivato in alcuni comuni della fascia premontana della provincia di Cuneo.
L’omonimo vino aromatico ottenuto entra nella doc “Colline Saluzzesi” con la sottodenominazione “Quagliano”. Il conferimento della Doc e del settembre 1996.
Si presenta in versione spumante e fermo.
La zona di origine comprende l’intero territorio dei comuni di Pagno e Piasco e parte di quelli di Costigliole Saluzzo, Manta, Verzuolo, Busca, Brondello, Castellar e Saluzzo, tutti in provincia di Cuneo. Ne deriva un vino particolare, di colore variabile dal cerasuolo al rubino tenue con riflessi violacei, delicatamente vinoso al profumo, con caratteristico sentore di viola.
Ancor più singolare è il sapore, amabile e gradevolmente dolce, di un fruttato fine che ricorda la fragola, vivace o spumante.
Pare abbia effetti diuretici, al profumo le note terpeniche ricordano, in particolare, i frutti rossi.
Si accompagna in modo superlativo a crostate di frutta e con molti biscotti a base cioccolato.
Agron. Silvio Barberis -Direttore del Consorzio di Tutela Colline Saluzzesi
IL Consorzio Tutela Vini Doc “Colline Saluzzesi” e’ un’associazione interprofessionale senza scopo di lucro ed e’ stato costituito nel dicembre 2001. Il consorzio ha sede a Saluzzo.
Al momento della costituzione, i produttori che dettero vita al consorzio erano otto, oggi, pur considerando un paio di uscite, il numero e’ salito a quindici: questi rappresentano attualmente 11 aziende che coltivano, producono e commercializzano i loro vini, mentre quattro si limitano alla coltivazione ed al conferimento delle uve per la vinificazione alle altre aziende collegate. Presidente: sig. Occelli Marco (contitolare della Società Produttori Pelaverga della valle
Bronda).
Su quali fronti siamo impegnati nella promozione dei nostri vini? Alcune grandi fiere di carattere nazionale ed internazionale quali Vinitaly a Verona ed autoctona a Bolzano.
Durante tali manifestazioni il principale impegno del Consorzio è quello di proporre la conoscenza dei vini doc e del nostro territorio. Interveniamo, durante l’anno, a diverse altre manifestazioni minori a carattere regionale e locale (la principale del 2008 la partecipazione al Salone Regionale del biscotto tenutasi a Cuneo).
I vini aromatici: servizio e abbinamenti
Iniziamo con alcune avvertenze per la conservazione: se la bottiglia è conservata in posizione orizzontale in cantine adatte e ad una temperatura non superiore ai 20°, il vino rimarrà fragrante per 2-3 anni.
Serviteli a 10 °- 12 gradi utilizzando bicchieri tulipe o iso grandi, ma la classica coppa è quanto mai adatta.
L’abbinamento tradizionale resta quello con i dolci.
In tutte le proposte e varianti territoriali: dal classico panettone natalizio, a tutte le torte e ai vari biscotti e pasticceria fine( ottimi i baci di dama ). Con le crostate di frutta i vini aromatici piemontesi incontrano il cibo ideale causa di una similitudine di sapori dolci correlati alle materie prime eccellente (glucosio- fruttosio nell’uva, carboidrati vari nella crostata ), che assicurano sensazioni organolettiche di alto profilo e gradimento nell’appassionato consumatore.
Altri felici abbinamenti: macedonia di frutti rossi maturi e non acidi come ciliegie, fragole, albicocche, pesche, oppure con il gelato alla fragola o lampone nel caldo estivo.
Quest’ultima è una piacevole sorpresa: la forte intensità aromatica di questi vini, unicamente alla loro dolcezza e pienezza legata all’alcol e allo zucchero ben si armonizza con la cremosità e morbidezza del gelato in un piacere unico e suadente. Infine abbiniamoli, disponendo della tipologia tappo raso con varie creme al cioccolato e con il classico bunet per chiudere felicemente il pasto.
In vero, oggi le classiche regole sulla scelta del vino sulla tavola, obiettivamente, sono un po’ stanche, molti chef, molti gourmet, provano, sperimentano nuovi e arditi abbinamenti di contrasto, creando sensazioni nuove con contrasti di sapore forti e particolari.
Allora nuovi incontri cibo-vino possono essere sperimentati con questa tipologia di vini
in un percorso sensoriale, innovativo e inconsueto e soprattutto creativo.
Proviamoli allora con salumi un po’ speziati o piccanti, con crostini o tartine, con verdure e creme di formaggio un po’acide, con le poliedriche preparazioni con frutta secca o candita. Si tratta beninteso di abbinamenti informali, adatti a un breve lunch, al piacevole happy hours tra giovani, semplicemente per ritrovarsi in giardino e in un salotto.
Un accenno agli abbinamenti per la tipologia passito: cioccolato fondente, per non sbagliare, ma vanno bene molte preparazioni a base cioccolato (bonet o sacher) e anche i classici amaretti. Usate un bicchierino tipo tulipe o iso piccolo e soprattutto sorseggiate lentamente per apprezzare un’incredibile, piacevole persistenza. Il passito è un vino di lunghissima evoluzione, praticamente illimitata, grazie al forte grado alcolico.
INTERV. CARLO CHIESA Nel Roero, piccole partite di uva Brachetto sono vinificate in rosso, ottenendo un vino praticamente secco.
“ CONSORZIO RUCHè
IL CONSORZIO DI TUTELA VINI DOC “COLLINE SALUZZESI” E’
UN’ASSOCIAZIONE INTERPROFESSIONALE SENZA SCOPO DI LUCRO ED E’ STATO
COSTITUITO NEL DICEMBRE 2001. IL CONSORZIO HA SEDE A SALUZZO, IN VIA
MARCONI N.2, PRESSO GLI UFFICI DELLA COLDIRETTI DI SALUZZO.
AL
MOMENTO DELLA COSTITUZIONE, I PRODUTTORI CHE DETTERO VITA AL CONSORZIO
ERANO OTTO, OGGI, PUR CONSIDERANDO UN PAIO DI USCITE, IL NUMERO E’
SALITO A QUINDICI: QUESTI RAPPRESENTANO ATTUALMENTE 11 AZIENDE CHE
COLTIVANO, PRODUCONO E COMMERCIALIZZANO I LORO VINI, MENTRE QUATTRO SI
LIMITANO ALLA COLTIVAZIONE ED AL CONFERIMENTO DELLE UVE PER LA
VINIFICAZIONE ALLE ALTRE AZIENDE COLLEGATE.
PRESIDENTE: SIG. OCCELLI
MARCO (CONTITOLARE DELLA SOCIETA’ PRODUTTORI PELAVERGA DELLA VALLE
BRONDA).
QUALI SONO I FRONTI CHE CI VEDONO IMPEGNATI NELLA PROMOZIONE
DEI NOSTRI VINI:
ALCUNE GRANDI FIERE DI CARATTERE NAZIONALE ED
INTERNAZIONALE QUALI VINITALY A VERONA ED AUTOCTHONA A BOLZANO.
DURANTE TALI MANIFESTAZIONI IL PRINCIPALE IMPEGNO DEL CONSORZIO E’
QUELLO DI PROPORRE LA CONOSCENZA DEI VINI DOC E DEL NOSTRO TERRITORIO.
INTERVENIAMO, DURANTE L’ANNO, A DIVERSE ALTRE MANIFESTAZIONI MINORI A
CARATTERE REGIONALE E LOCALE (LA PRINCIPALE DEL 2008 LA PARTECIPAZIONE
AL SALONE REGIONALE DEL BISCOTTO TENUTASI A CUNEO). mi servirebbe
iniziative previste x 2009 — SINTESI: TROPPO PRESTO DA ANTICIPARE ORA. Il piano di comunicazione 2009, lo stiamo valutando in questi giorni. Al momento ti posso anticipare che subito a metà gennaio parteciperemo ad un workshop ed organizzeremo un seminario dedicato al Piemonte con particolare attenzione al Brachetto nella città di nuova delhi in India. Questa meta è stata scelta grazie anche ai buoni risultati ottenuti lo scorso anno proprio in questo paese.
Non mancheremo al Vinitaly Verona e stiamo valutando di sondare anche il mercato francese, magari con la partecipazione a Vinexpo Bordeaux.
Al momento non voglio anticiparti altro, anche perché le azioni di comunicazione 2009 dipenderanno dalle risorse che avremo a disposizione.
2 dati catastali e uva prodotta vendemmia 2007.
3 dati vendita 2007 diviso interno estero tappo raso e spumante. se possibile
4 infine mandami gli ultimi comunicati del consorzio brachetto che hai di certo … intendo 2008 e 2 semestre 2007 .MA SOLO SE RILEVANTI SUL PIANO PROMOZIONALE..–IMMAGINE
Vedi in allegato. ( i comunicati stampa del 2007, purtroppo non sono a mie mani , in quanto non collaboravo ancora con questo Consorzio)
Un sapore dolce correlato sia alla materia prima eccellente (in particolare glucosio fruttosio nell’uva, altri carboidrati nel biscotto), sia al processo produttivo garante di un sapore dolce ed equilibrato nel prodotto finale, al fine di assicurare caratteri organolettici di alto profilo e di alto gradimento verso l’appassionato consumatore
Da valutare
Il mercato, nonostante recenti segnali di debolezza, risponde in maniera positiva verso i vini dolci aromatici che restano ben accetti dal consumatore. Malvasia di Casorzo “in crescita” dunque come ci ha confermato il presidente del Consorzio Stefano Bruno
Un caso classico è l’Asti spumante, che ha subito una flessione rispetto al passato mentre il gemello moscato d ‘ Asti –identica uva,ma tipologia diversa- ovvero tappo raso – è in ascesa da parecchi anni.
In prospettiva occorrerà puntare ancor più sull’immagine di questo vino che dovrà ancora crescere con iniziative mirate e qualificanti soprattutto nelle zone ove non è ancora ben conosciuta.
IL BIALBERO DELLA FELICITA’
L’uva Malvasia di Casorzo presenta i seguenti caratteri ampelografici: foglia media, pentagonale, grappolo medio, cilindrico e con ali, compatto – acino medio-, ellissoidale con buccia ricca di pruina di colore blu.
Mannini e Schneider scrivono su “ Vitigni del Piemonte” : Malvasia di Casorzo: sinonimi: nessuno—-omonimi: il vitigno “Malvasia” coltivato a Casorzo ed iscritto come “Malvasia di Casorzo” ha una sua precisa fisionomia cultivarietale e non va confuso con altri vitigni “Malvasia” presenti in Piemonte ed in molte altre regioni italiane.
Curiosità botanica del Monferrato, il bialbero di Casorzo è un perfetto esempio di comunione tra specie diverse.
Un ciliegio e’ nato tra i rami di un centenario gelso, ambedue vivi e vegeti posseggono radici, fioriscono e fanno i frutti.
Bellissima la fioritura in primavera, come dimostra la foto pubblicata.
Lasciamo agli esperti in botanica la valutazione scientifica dell’interessante fenomeno, i viticoltori di Casorzo parlano di una intrigante gazza ladra che ghiotta di ciliegie,dopo essersi servita lasciò cadere un seme tra i rami del vecchio gelso.
La natura fece il resto.
Il proprietario del terreno dove c’e’ il bialbero della felicita’ è il signor Luigi Casalone e con il confinante sig. Marco Tibaldero hanno concesso il terreno per creare l’area Adriano Fracchia compianto enologo e primo presidente emerito del consorzio della Malvasia di Casorzo ).
l’area e’ attrezzata per picnic ed e’ munita di cartelli esplicativi.
A Casorzo nella prima quindicina di agosto si svolge la sagra della Malvasia
E’ in allestimento un piccolo museo della cultura enoica e contadina presso la casa di Cima Francesco, enologo, ideatore del premio “Malligand d’oro, riconoscimento che il consorzio assegna agli enologi, ai giornalisti ed ai personaggi che hanno contribuito alla valorizzazione dei vini italiani. Ecco la testimonianza di alcuni viticoltori –produttori di malvasia passita ( Giulio Accornero – Vignale Monferrato –Cantamessa Giorgio –Casorzo, Natta Dario di Grazzano Badoglio : “Proponiamo la Malvasia passita nelle risposta di antiche tradizioni del nostro territorio. Si tratta di un vitigno da secoli adattato a questa lavorazione.
Raccogliamo a maturazione fisiologica, l’appassimento avviene in cassette di legno e dura circa 4- 5 mesi. Di giorno al sole, di notte al coperto, non condizioniamo umidità e temperatura. L’uva riduce il peso del 50 % e oltre,il babo sfiora alcune annate i 32-33.
“Un torchio meccanico a vite estrae con difficoltà un succo che fermenta in piccoli fusti in legno con lieviti naturali, per circa 9-10 mesi”.
Alcuni produttori prima della torchiatura, pigiano a rulli.
In genere si imbottiglia l’estate successiva alla vendemmia, in formato piccolo, 0,375 oppure 0,500 cc..
Alcuni produttori prolungano la conservazione nel legno per ancora 12 mesi.
A- Sulla pianta
A maturazione avvenuta,si lascia l’uva sulla pianta per un periodo variabile- da due settimane a 30 giorni.
Ma i rischi sono enormi. A parte i danni per uccelli o altri parassiti, sono le possibili avverse condizioni climatiche il rischio maggiore.
B- In fruttaio
L’uva appena raccolta viene conservata su graticci o appesa, oppure sistemata in apposite cassette. L’appassimento può avvenire essere in ambiente aperto o chiuso. Per un periodo variabile che può durare anche 4-5 mesi. Le complesse reazioni e relative modifiche della composizione nell’intero acino
Si assiste ad una concentrazione di zuccheri, per diminuzione di peso legata alla disidratazione.
Il peso cala in genere del 25-35 %. Per una buona riuscita del fenomeno incide innanzitutto la temperatura del locale, l’umidità che deve essere bassa, la ventilazione, la varietà d’uva, lo spessore della buccia e il contenuto in pruina. Tale pratica pone grossi problemi: l’insorgere di malattie, muffa grigia in particolare, i tempi lunghi, locali ampi, capitali immobilizzati, molta manodopera.
Pratiche complesse, costose che richiedono molto lavoro e soprattutto molta passione Per questi motivi negli anni 1993- 2000 furono oggetto di attenti studi da parte dell’ Istituto Sperimentale di Enologica di Asti – prof Rocco Di Stefano e collaboratori ( 2 )
Vennero ricercasti i suoi specifici quadri aromatici, analizzando i principali terpeni della buccia e della polpa.
Il geraniolo risulto’ il componente più caratteristico mentre il linalolo seppur presente è a livelli medio-bassi.
Buona la presenza del diolo 1
Da questi dati emerge la caratterizzazione sensoriale specifica e inconfondibile della Malvasia di Casorzo che si presenta comunque aromi diversi dal moscato Bianco di Canelli
I descrittori percepiti : fruttati e floreali in particolare rosa, pesca, albicocca, miele e lampone.
Quasi tutti sono di origine primaria, ovvero già contenuti nell’uva
….. abate Milano che nel 1838 cita espressamente e per la prima volta, a quanto risulta sinora “ Malvasia di Casorzo”.
UN PAESE VOCATO
Pare che Casorzo prenda il suo nome dal latino “vasarcium “ ovvero fabbricante di formaggi.
Probabilmente c’era un attività di pastorizia.
I primi documenti scritti risalgono al sec XII, in seguito fece parte dei possedimenti degli Aleramo e in seguito della famiglia dei Gonzaga.
Posto ad un’ altezza di 296 mt s.l.m. Casorzo oggi è un piccolo paese in provincia di Asti dedito in gran parte all’agricoltura e in specifico alla viticoltura.
In totale conta 671 abitanti (1999 )
Di un certo interesse è la chiesa parrocchiale del sec XVIII
Davanti si erge maestoso un vecchio castagno di oltre 2 secoli
Il Consorzio Tutela Vini d’Acqui nasce ufficialmente nel 1992 ad Acqui Terme con lo scopo di controllare e regolamentare la crescita di questo vino e tutelarne il territorio, programmando la produzione, incentivandone la commercializzazione e con un forte impegno di promozione e valorizzazione sui mercati mondiali. Oltre al Brachetto d’Acqui D.O.C.G., il Consorzio si occupa anche della tutela del vino Dolcetto D.O.C.
Il Consorzio di Tutela Vini d’Acqui ha rappresentato in questi anni uno strumento di scrupolosa e responsabile autodisciplina, sollecitando inoltre il coagulo fra aziende vecchie e nuove, piccole e grandi. È così che consolidate e sagge abitudini sono diventate una comune strategia per il successo qualitativo.
Prezzi delle uve Brachetto ancora in aumento in Piemonte ,nessuno ci credeva qualche mese fa, un esempio con tanti significati del percorso in salita che resta ancora da fare al settore vitivinicolo di questa bellissima regione .
Eppure le previsioni erano per un’ inversione di tendenza, rispetto al prezzo da capogiro raggiunto dall’uva lo scorso anno:ben 26500 al miriagrammo secondo le indicazioni del consorzio di tutela ,con punte di 28-30000lire.Cifre assurde , ben superiori al prezzo dei Nebbioli per Barolo e Barbaresco , un prezzo artificioso legato ad una situazione anomala e pericolosa.
Cosa è successo ?
Si stima attualmente una produzione di otto-dieci milioni di bottiglie di vino Brachetto all’anno , solo in piccola parte l’etichetta riporta Brachetto d’Acqui doc ,utilizzata la denominazione Piemonte Brachetto , raramente Langhe Brachetto,mentre la maggior parte di bottiglie riporta la dizione Brachetto spumante, beninteso generica .Eppure nel 1986 si erano prodotte solamente 300000 bottiglie di questo vino e di vigneti ne esistevano ben pochi ;il boom esplode nel 1990 , da allora è in crescita, soprattutto per la fascia di mercato a basso prezzo.
Le cifre sono inqietanti, soprattutto se raffrontate agli ettari di superficie vitata.
Iniziano subito i problemi : risultano rivendicati(vendemmia 1993)in Piemonte 129 ettari per la doc Brachetto d’Acqui e 490 ettari per il Brachetto ad indicazione geografica . MA DOVE SONO QUESTI VIGNETI ? Quelli doc a catasto viticolo , gli altri? Nessuno lo sa , esistono storicamente piccole realtà geografiche in cui si produce Brachetto , poca roba , pochi filari in certi casi, come nel Roero. Settanta ettari in tutto il Piemonte , secondo stime attendibili per eccesso .Facciamo due conti: essendo la superfice doc controllata, con le uve dei 129 ettari si producono, stando al disciplinare , 7224 hl di mosto ovvero 963000 bottiglie , aggiungiamo la produzione dei 70 ettari non doc , stimiamo 6300 ettolitri di vino ovvero 840000 mila bottiglie ,si arriva in tutto all’incirca a 1700000 pezzi . Gli altri sei-otto milioni da dove arrivano ?
Quanti quintali di uva,magari Dolcetto,oppure Barbera , per chissà quanti ettari, venivano in vendemmia denunciati come Brachetto? Si parla di una superficie di quattrocento ettari, forse più.
Ed ancora: perchè alcuni produttori di uva Brachetto preferivano rinunciare alla doc( ed al relativo prezzo elevato) e vendere l’uva con la semplice indicazione Brachetto Piemonte.
Per questo motivo , per tentare di risanare almeno in parte una situazione insostenibile, l’assessorato agricoltura Piemonte ha diramato nel luglio scorso una circolare in cui invita tutti i produttori di uva Brachetto alla cosidetta autocertificazione .
In che cosa consiste ? Ogni produttore dovrà compilare – per la corrente vendemmia – una dichiarazione in cui, sotto la propria responsabilità, riporta i dati catastali dei vigneti per i quali intende rivendicare l’indicazione geografica Brachetto del Piemonte . Chi non compila la citata autocertificazione” sarà soggetto a rigorosi controlli”,conclude la circolare dell’assessore Lido Riba .
Prima succedeva di tutto, come già detto, era molto facile barare sulla documentazione che doveva giustificare il carico di uva in cantina .
A questo meccanismo perverso si aggiungevano le alte rese per ettaro,teoricamente possibili per le uve non doc , sono produzioni soggette a nessun controllo , si parla di 200 -250 quintali per ettaro .
Ma anche di casi record di 500 quintali per ettaro denunziati ;facilmente intuibili i guadagni , voci parlano di 50 milioni ad ettaro .
Al di la delle denuncie di uva più o meno fasulle resta comunque aperto il problema della provenienza della vasta quantità di vino utilzzata per fare il Brachetto spumante non doc.
Un prodotto soggetto in questi anni ad una forte ed incontrollata espansione commerciale , di fatto, accanto ad aziende leader di indubbia serietà, operano industriali con pochi scrupoli, facilitati nel loro compito da una legislazione in campo spumantistico ancora carente .
In effetti, i movimenti dell’ uva Brachetto e la relativa documentazione, per quanto anomali e non reali, non possono certo giustificare la produzione di otto-dieci milioni di bottiglie.E’il movimento del vino che occorre controllare, domandandosi innanzitutto cosa viene utilizzato per fare il Brachetto spumante generico , ripetiamo quello legato a marchi o aziende di dubbia serietà. Molti tipi di vino, basta ottenere un gusto leggermente aromatico che ricordi lontanamente un profumo fruttato-fiorale tipico del Brachetto .
Le voci si sprecano : il Moscato Piemonte ad esempio , magari aiutato da un po’ di Barbera per conferire un colore rosato , ma soprattutto un generico ” mosto d’uva rosso aromatico”, così è scritto sui registri di carico di molte cantine , ma che cosa significa esattamente ?Chi controlla la documentazione e i relativi passaggi sui registri di cantina ?Il dubbio fondato è che si utilizzino mosti e vini di altre regioni più o meno tagliati .
Daltronde se si guardano i prezzi di vendita di questi prodotti , la qualità della materia prima è veramente un optional , meno di duemila lire la bottiglia ; si entra nel doloroso campo degli spumantelli esitati a prezzi assurdi nella grande distribuzione soprattutto al sud , tutto è possibile .
Un altro problema da affrontare è quello dei vivaisti e delle cultivar .
Quante varietà di Brachetto esistono ? Ne citiamo quattro : di Acqui ( con la presenza di maggior quadro aromatico) ,di Nizza , di Montabone, del Roero ( su quest’ultimo i pareri sono discordi).Ma le nuove cultivar come sono evolute rispetto ai caratteri ampelografici tradizionali ?
Non si vuole certo mettere in discussione i vigneti storici da sempre coltivati a Brachetto magari con caratteri difformi da quello di Acqui, come ad esempio nel Roero . Ci chiediamo invece: i nuovi impianti sono tutti in regola? Quali controlli sono stati effettuati dai competenti ispettorati agrari?
Si parla di vigne di Moscato nero , di Malvasia, di una qualità di Brachetto molto produttiva con grandi grappoli che non dà diritto alla doc e verrebbe venduta come Brachetto Piemonte a prezzi pure elevati . Il problema è sempre lo stesso :chi controlla ?
Un vero marasma. Come stupirsi se la cronaca registra di tutto, dalle etichette in cui occorreva fantasia d’interpretazione , quasi un rebus : Brachetto P. stava scritto , ma P. cosa significava? Piemonte ? Puglia? Peloponneso? Ai vigneti fantasma scoperti grazie ai controlli
areofotogrammetrici , magari appartenenti sulla carta a qualche personaggio eccellente .
Eppure, nonostante la difficile situazione, le prospettive future per questo vino sono ottime , qualche segnale si è già avvertito soprattutto da parte dei produttori seri.
Occorre per prima cosa definire gli ettari reali di produzione , con controlli costanti ed efficaci, grazie anche alla prevista entrata in vigore della nuova DOC PIEMONTE BRACHETTO che coprirà un’ estesa area , ma soprattutto renderà possibili i controlli sulla produzione di uva.
Occorre incentivare la produzione del Brachetto d’Acqui doc , da parte dei vinificatori- in primo luogo le cantine sociali- ampliandone di conseguenza l’imbottigliamento , soprattutto per la tipologia spumante. Accanto alle cantine Villa Banfi di Strevi, a cui va riconosciuto il merito storico del rilancio del Brachetto d’Acqui spumante DOC negli anno 80 , si sono aggiunte altre aziende importanti , ma si contano ancora sulle dita di una mano
E’ auspicabile inoltre un’ adeguata azione di incremento di immagine e valorizzazione sul mercato nazionale ed internazionale di questo vino ; un ruolo attivo importante a questi proposito deve essere svolto dal nuovo consorzio di tutela e difesa del Brachetto d’Acqui .
Da un punto di vista commerciale occorre non sottovalutare l’attenzione del mercato- specie quello rivolto alla fascia giovanile-verso gli spumanti dolci rosati . Potrebbe diventare in futuro,un ottimo canale distributivo per il Piemonte Brachetto spumante doc o per un prodotto di fantasia adeguatamente sostenuto a livello promozionale .
Ai timori, subentri l’ottimismo, al disordine, la serietà , alla speculazione,le giuste regole imprenditoriali , su questo vino il Piemonte – grande e vocata realtà vitivinicola – deve ancora giocare le carte migliori.
Il Consorzio di Tutela
Il Consorzio Tutela Vini d’Acqui nasce ufficialmente nel 1992 ad Acqui Terme con lo scopo di controllare e regolamentare la crescita di questo vino e tutelarne il territorio, programmando la produzione, incentivandone la commercializzazione e con un forte impegno di promozione e valorizzazione sui mercati mondiali. Oltre al Brachetto d’Acqui D.O.C.G., il Consorzio si occupa anche della tutela del vino Dolcetto D.O.C.
Il Consorzio è stato il principale promotore del conferimento della DOCG al Brachetto d’Acqui, ottenuta nel 1996 e che ha definito con maggiore precisione anche dal punto di vista legale e amministrativo le peculiarità di questo vino distinguendolo nettamente dalle altre produzioni.
Il Consorzio di Tutela Vini d’Acqui ha rappresentato in questi anni uno strumento di scrupolosa e responsabile autodisciplina, sollecitando inoltre il coagulo fra aziende vecchie e nuove, piccole e grandi. È così che consolidate e sagge abitudini sono diventate una comune strategia per il successo qualitativo.
Tra i grandi vini piemontesi, il Brachetto d’Acqui si distingue per un disciplinare che restringe la zona di produzione a circa 1.300 ettari sulle colline dell’Alto Monferrato e che comprendono 26 comuni intorno ad Acqui Terme, 8 in provincia di Alessandria (Acqui Terme, Terzo, Bistagno, Alice Bel Colle, Strevi, Ricaldone, Cassine, Visone) e 18 in provincia di Asti (Vesime, Cessole, Loazzolo, Bubbio, Monastero Bormida, Rocchetta Palafea, Montabone, Fontanile, Mombaruzzo, Maranzana, Quaranti, Castelboglione, Castel Rocchero, Sessame, Castelletto Molina, Calamandrana, Cassinasco, Nizza Monferrato).
Pur così esiguo, il vigneto del Brachetto d’Acqui è coltivato da oltre 750 viticoltori, ognuno con una media di circa 1.8 ettari. La resa per ettaro definita dal disciplinare è di 80 quintali con una potenzialità pari a circa 8 milioni di bottiglie mentre il reddito ad ha di superficie coltivata, ricavabile dai circa 87.000 q.li di uva, è pari a 11.100,00 Euro con un valore complessivo di produzione al rivenditore di circa 42 milioni di Euro.
Al Consorzio di Tutela aderiscono 16 aziende produttrici, 18 cantine cooperative e 24 aziende di imbottigliamento. Le Cantine Cooperative detengono il 60% della materia prima, mentre le aziende spumantiere della zona commercializzano il Brachetto d’Acqui in Italia e nel mondo. Il mercato principale è l’Italia seguito dagli Stati Uniti, Cina, Inghilterra,Olanda Svizzera e Giappone.
Il Brachetto d’Acqui contribuisce in modo importante a determinare il valore economico del vigneto Piemonte e dell’intera filiera produttiva del settore vitivinicolo piemontese. Il suo fatturato è paragonabile in termini assoluti a quello di alcune aziende italiane di grande dimensione rispetto alle quali tuttavia il Brachetto d’Acqui garantisce un reddito diffuso e certezza economica a centinaia di viticoltori e Aziende produttrici.
La storia
Come una meteora è apparso più volte nei secoli. Antica delizia, la sua storia comincia all’epoca dell’Impero Romano quando alcuni scrittori, descrivendo gli usi della Gallia Cisalpina, parlano di un vino dolce ed aromatico, il “Vinum Acquense”, molto apprezzato dai patrizi. Si trattava quasi certamente di un vino passito a cui si attribuivano mirabili virtù afrodisiache tanto che, prima Giulio Cesare, poi Marcantonio, ne avrebbero donato alcuni otri a Cleopatra la quale sembra lo somministrasse ai suoi amanti per accenderne gli ardori.
La leggenda è tanto suggestiva quanto difficile da documentare e tuttora non vi sono certezze che quel “Vinum Acquense” fosse il progenitore del moderno Brachetto.
Per milleottocento anni non c’è traccia del Brachetto in nessuna altra testimonianza storica, fino al 1817 quando il naturalista Gallesio lo definisce “vino celebre” classificandolo vino da dessert, alcolico, poco colorato e che invecchiando assume il sapore del Porto o del vino Xeres. Gallesio riferisce inoltre che il Brachetto, dolce e spumante, era venduto con grande successo nei mercati dell’America Meridionale; da ciò si può dedurre che la produzione in quel periodo fosse di entità tutt’altro che trascurabile.
Il primo a fornire una descrizione puntuale del Brachetto è, nel 1922, Garino Canina che ne fu il vero classificatore scientifico: “…tra i vini di lusso, il Brachetto appartiene alla categoria dei rossi dolci ed aromatici: è infatti un vino con profumo speciale, moderatamente alcolico e zuccherino, non molto colorito, che per lo più si consuma spumeggiante o spumante…”
Il Territorio
La magia di un territorio, infinite varianti di clima, suolo ed esposizione rendono il Brachetto d’Acqui un vino unico al mondo. Ma non solo: l’esperienza e le mani esperte dell’uomo sono gli elementi necessari per ottenere il meglio da quanto la natura talvolta offre con parsimonia.
Un vino prezioso, coltivato con cura e facilmente controllabile dal Consorzio che ne tutela la qualità. A Sud-Est del Piemonte, sul 45° parallelo di latitudine Nord, dove si trovano le “colline degli aromatici”. Clima pedemontano, caratterizzato da inverni piuttosto rigidi, estati calde, primavere e autunni solitamente miti con notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte che assicurano all’uva il giusto contenuto zuccherino e composti aromatici notevoli da cui deriva il profumo delicato e intenso del Brachetto.
L’Alto Monferrato è caratterizzato da un’orografia molto complessa che crea microclimi assai differenziati. Le caratteristiche dei vini aromatici dipendono molto da fattori come l’altitudine dei vigneti, la loro esposizione, il diverso assorbimento di luminosità e calore o la vicinanza ad un fiume.
Fondamentale è poi il terreno che condiziona il contenuto degli acini e la loro composizione chimica. In questa zona si trovano terreni di diversa natura: dalle terre bianche, ricche di calcare e che danno vita a vini di grande finezza ed eleganza, alle terre rosse, che esaltano il corpo, l’alcolicità e il colore, fino a terre sabbiose in grado di donare maggiore leggerezza e fragranza.
Prerogativa distintiva del Brachetto è proprio il complesso e delicato sistema che ne governa la coltivazione, in cui ogni elemento può condizionare significativamente il prodotto: vino intrigante anche perché ricco di sfumature, variazioni, piccole o grandi differenze che invitano al confronto, alla ricerca della bottiglia che maggiormente risponde ai gusti personali.
Il Brachetto d’Acqui ci insegna come un territorio di estensione limitata possa offrire stimoli, curiosità e varianti a non finire. La migliore risposta della natura e dell’uomo a chiunque voglia omologare gusti, passioni e desideri.
Il Brachetto d’Acqui D.O.C.G.
Vino da aperitivo e da dessert tra i più eleganti e gradevoli, sia in versione spumante (tappo spumante) che in versione normale (tappo raso), da bere giovane, quando esprime tutta la fragranza dell’uva: è il momento in cui si colgono nitidamente i sentori di rosa bulgara e di frutta matura, il suo sapore è fresco, brioso, muschiato. Fermo o spumante, la temperatura ideale di servizio è tra gli 8 e i 12 gradi.
L’abbinamento tradizionale è con dolci e dessert: dalla pasticceria secca ai dolci da forno, dal panettone natalizio alle crostate casalinghe, gli amaretti o il torrone. Il Brachetto si sposa perfettamente anche con la frutta poco acida o la frutta secca come noci, nocciole, mandorle, pistacchi, fichi e stupisce all’aperitivo, in abbinamento agli stuzzichini salati.
In cucina può essere utilizzato per la preparazione di macedonie di frutta e per arricchire gelatine o come ingrediente nelle ricette di svariati dessert, come lo zabajone, e i sorbetti.
È ideale anche in versione cocktail, miscelato con spremute di frutta come con liquori, bitter e vermouth.
BRACHETTO D’ACQUI DOCG Tappo Raso |
Riconoscimento D.O.C.G.: 1996 |
Vitigno: Brachetto |
Colore: rosso rubino di media intensità e tendente al granato chiaro o rosato. |
Profumo: aroma muschiato, molto delicato, fragrante |
Sapore: dolce, morbido, delicato, suadente |
Titolo alcolometrico volumico totale min: 11.5% di cui almeno il 5% in alcol svolto |
BRACHETTO D’ACQUI DOCG Spumante |
Riconoscimento D.O.C.G.: 1996 |
Vitigno: Brachetto |
Colore: rosso rubino di media intensità e tendente al granato chiaro o rosato. |
Profumo: aroma muschiato, molto delicato, fragrante |
Sapore: dolce, morbido, delicato, suadente |
Titolo alcolometrico volumico totale min: 12.% di cui almeno il 6% in alcool svolto |
Elenco Consorziati
Cantine Cooperative
ANTICA VINERIA
Via IV Novembre 15
14040 Castel Rocchero AT
Tel. 0141 760131 Fax 0141 760204
ARALDICA VINI PIEMONTESI
Via Pietro Laudano 2
14040 Castel Foglione AT
Tel. 0141 7631 Fax 0141 762433
CANTINA DI ALICE BEL COLLE
Reg. Stazione 9
15010 Alice Bel Colle AL
Tel. 0141 0144 74103 Fax 0144 313980
CANTINA SOCIALE BARBERA DEI SEI CASTELLI
Reg. Salere 6
14041 Agliano Terme AT
Tel. 0141 964004 Fax 0141 964314
CANTINA SOCIALE DI CANELLI
Via Bosca 30
14053 Canelli AT
Tel. 0141 823347 Fax 0141 831828
CANTINA SOCIALE DI CASSINE
Via Sticca 34
15016 Cassine AL
Tel. 0144 71002 Fax 0144 715663
CANTINA SOCIALE DI FONTANILE
Via Mignone 38
14044 Fontanile AT
Tel. 0141 739179 fax 739456
CANTINA SOCIALE DI MARANZANA
Via S. Giovanni 20
14040 Maranzana AT
Tel. 0141 77927 Fax 0141 777287
CANTINA SOCIALE DI MOMBARUZZO
Via Stazione 15
14046 Mombaruzzo AT
Tel. 0141 77019 Fax 0141 774445
CANTINA SOCIALE DI MOMBERCELLI
Via Marconi 18
14047 Mombercellli AT
Tel. 0141 959155 Fax 0141 959195
CANTINA SOCIALE DI NIZZA
Str. Alessandria 57
14049 Nizza Monferrato AT
Tel. 0141 721348 Fax 0141 726491
CANTINA SOCIALE DI RICALDONE
Via Roma 3
15010 Ricaldone AL
Tel. 0144 74119 Fax 0144 745288
CANTINA SOCIALE DI RIVALTA BORMIDA
Via Oberdan 37
15010 Rivalta Bormida AL
Tel. 0144 372149 Fax 0144 372695
CANTINA SOCIALE VINCHIO E VAGLIO SERRA
Reg. San Pancrazio 1
14040 Vinchio d’Asti AT
Tel. 0141 950903 Fax 0141 950904
CANTINA VITICOLTORI DELL’ACQUESE
Str. Alessandria 90
15011 Acqui Terme AT
Tel. 0144 322008 Fax 0144 56393
LA TORRE DI CASTEL ROCCHERO
VITICOLTORI ASSOCIATI
Str. Acqui Terme 7 – 14040 Castel Rocchero AT
Tel. 0141 760139 Fax 0141 760907
TERRE DA VINO SPA
Via Bergesia 6
12060 Barolo CN
Tel. 0173 564611 Fax 0173 564654
Dep. Calamandrana tel. 0141 769137
VECCHIA ALICE CANTINA SOCIALE
Via Stazione 157
15010 Alice Bel Colle AL
Tel. 0144 74114 Fax 0144 74115
Aziende Agricole
ARNERA GIULIO “CASCINA BRAIDA”
Via Alessandria 4
15019 Strevi AL
Tel. 0144 363343 Fax 0144 364735
AZ. AGR. BARAVALLE
Di Colombari Giuseppe s.s.
Fr. Valle Chiozze 24
14042 Calamadrana AT
Tel. e Fax 0141 75159
AZ. AGR. BERTOLOTTO TRAVERSA CAV. GIUSEPPE
Di Traversa Fabio
Cascina Bertolotto
15018 Spigno Monferrato AL
Tel. 0144 91551 Fax 0144 91223
AZ. AGR. CA’ DI CICUL
di Salina Carla Cristina
Reg. Cavannore 19
15019 Strevi AL
Tel. e Fax 0144 363653
AZ. AGR. CASCINA BASTIERI
di Marchetti Silvano
Reg. Baldizzone 1
15010 Terzo d’Acqui AL
Tel. 0144 363536 Fax 0144 594143
AZ. AGR. CAVALLERO LORENZO
Reg. Cavallero 102
14059 Vesime AL
Tel. 0144 89054 Fax 0144 89127
AZ. AGR. GOZZELLINO SERGIO
Str. Bricco Lu 7
14055 Costigliole d’Asti AT
AZ. AGR. GRIMALDI SERGIO
Loc. s. Grato 7
12058 S. Stefano Belbo CN
AZ. AGR. IL CARTINO
di Baccalario Giuseppe
Passeggiata Bellavista 36
15011 Acqui Terme AL
Tel. 0144 323483 Fax 0144 324088
AZ. AGR. PAVESE BRUNO
Reg. Penna 7
14050 SESSAME
Tel. e Fax 0144 392130
BEPPE MARINO AZ. AGR.
Di Marino Maurizio
Via Stazione 23
12058 SANTO STEFANO BELBO (CN)
Tel. 0141 840677 Fax 0141 843416
CASCINA BRICCO DI VIOTTI GUIDO
Via Mirano 3
14040 Castel Rocchero AT
Tel. 338 3959155
CASCINA PIAN D’OR di Barbero Valter
Via Bosi 15
12056 Mango CN
Tel. 0141 89440 Fax 0141 89682
LA DOGLIOLA di Alberto Quarello
Regione Infermiera 226
14051 Bubbio
Tel. 0144 83557 Fax 0144 852714
CANTINA SANT’EVASIO di Pier Franco Lacqua & C.
Str. S. Nicolao 88
14049 Nizza Monferrato AT
Tel. 0141 726259 Fax 0141 727404
AZ.AGR. ISOLA BELLA DELLA CROCE
Reg. Caffi 3 – Loc. Saracchi
14051 Loazzolo AT
Tel. 0144 87166 Fax 0144 857303
Tel. 0141 96 61 34 Fax 0141 962500
Aziende Industriali di Trasformazione e Lavorazione
ARIONE SPA
Via Luigi Bosca 135
14053 Canelli AT
Tel. 0141 823172 Fax 0141 835172
BERSANO VINI SPA
P.zza Dante 21
14049 Nizza Monferrato AT
Tel. 0141 720211 Fax 0141 701706
BRAIDA DI BOLOGNA GIACOMO S.R.L.
Via Roma 94
14030 ROCCHETTA TANARO AT
Tel. 0141 644113 Fax 0141 644584
CA’ BIANCA
GRUPPO ITALIANO VINI
Reg. Spagna 58
15010 Alice Bel Colle AL
Tel. 0144 745420 Fax 0144 745419
CANTINE MANFREDI ALDO & C.SAS
Via Torino 15
12060 Farigliano CN
Tel. 0173 76666 Fax 0173 76690
CAPETTA SPA
C.so Piave 140
12058 S. Stefano Belbo CN
Tel. 0141 841611 Fax 0141 843277
CASA VINICOLA BELLAVITA SRL
Gruppo Caldirola
C.so Valsesia 230
13045 Gattinara VC
Tel. 0163 826135 Fax 0163 834932
CASA VIN. MORANDO CA.VIM. SRL
P.zza Stazione 41 Fr. Boglietto
14055 Costigliole D’Asti
Tel. 0141 968555 Fax 0141 968612
CE.DI.VI. sas
Loc. Cappallotto 5
12050 Serralunga d’Alba CN
Tel. 0173 626211 Fax 0173 613482
COCCHI GIULIO SPUMANTI S.R.L.
Via Malta 17
14100 Asti AT
Tel. 0141 907083 Fax 0141 907085
CORTE DEI BALBI SOPRANI SRL
C.so Piave 140
12058 S. Stefano Belbo CN
DAVIDE CAMPARI SPA Milano
Via Turati 27
20121 Milano Tel. 02 62251 Fax 026225312
Stabilimento di Novi
Via delle Nazioni Unite 1/3
Tel. 0143 3103 Fax 0143 310380
Stabilimento di Canale:
Fr. Valpone – 12043 Canale d’Alba CN
Tel. 0173 967111 Fax 0173 967153
DUCHESSA LIA
C.so Piave, 140
12058 S.STEFANO BELBO CN
Tel. 0141 841611 Fax 0141 84327
FRATELLI DEZZANI srl
C.so Pinin Giachino 140
14023 Cocconato d’Asti AT
F.LLI MARTINI SECONDO LUIGI SPA
Loc. S. Bovo Via Statale 26
12054 Cossano Belbo CN
Tel. 0141 837211 Fax 0141 837204
GIOVANNI BOSCA TOSTI I.V.I. SPA
Viale Italia 295
14053 Canelli AT
Tel. 0141 822011 Fax 0141 823773
MARENCO S.R.L. CASA VINICOLA
P.zza Vittorio Emanuele 10
15019 Strevi AL
Tel. 0144 363133 Fax 0144 364108
SANTERO SPA
Via Cesare Pavese 28
12058 S. STEFANO BELBO CN
Tel. 0141 841212 Fax 0141 841222
SERVETTI VINI SNC
Di Servetti Guido e Angelo
Str. Giaccaria 1A fr. S. Andrea
15016 CASSINE AL
Tel. 0144 767800 Fax 0144 767900
SO.VI.PI. di Lovisolo M. & C.
Via Valle Chiozze 2
14042 Calamandrana AT
Tel. 0141 769025 Fax 0141 75455
TENUTE NEIRANO SPA
Fr. Casolotto Via S. Michele 39
14046 Mombaruzzo AT
Tel. 0141 907044 Fax 0141 907372
TOSO SPA
Loc. S.Bovo 3
12054 Cossano Belbo CN
Tel. 0141 83789 Fax 0141 88588
TENUTA VITIVINICOLA TE.VI.CA.
CASTELLO DI MOMBARUZZZO
Via Grosso 34
14046 Mombaruzzo AT
Tel. 0141 77001 Fax 0141 77001
VIGNE REGALI SRL
Via Vittorio Veneto 76
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IL BRACHETTO PASSITO DI STREVI
Un territorio sta emergendo nel panorama vitivinicolo piemontese : Strevi.
In un’importante monografia di inizio novecento, uno studioso, Arnaldo Strucchi, parlava di moscato bianco di Canelli e di moscato di Strevi.
Le zone più vocate di Strevi sono conosciute da mediatori e commercianti : Bagnario Marchesa, Casarito, Pineto, Scrapona,Vallerizza, Guardia,Contero, Carpeneta, Zacconi Arzano, Pisarotta, Bertero,Carbone.
A partire dal 2004 il comune di Strevi puo’ vantare, oggi, una nuova doc : Il moscato passito di Strevi.
Uno studioso,Antonio Rapetti ha effettuato alcune ricerche di archivio andando alla ricerca di vecchi documenti.
5 ottobre – 1078
“ permuta tra la badessa Gisolfa del monastero di Santa Chiara e Benso e Rimanno per “due pezzi de vites” proxitio in loco Bagnaria “
8.febbraio 1589
“ Scrissi alcuni giorni alla sigg.ra vostra di ordine dell’illustrissimo sig. presidente dei magistrati ……per una quantità di raisuti di moscatello che si desiderano inviare a Mantova per una vigna del duca serenissimo.
Firma Cesare Gandolfo segretario del presidente magistrati del marchesato di Casale –ducato di Mantova “.
Alla fine del sec XX vinificavano l’uva moscato molti viticoltori : Raggio, Buzzone, Carati,Contini, Ivaldi, Mangiarotti, Mantelli, Pellati, Toselli, Zoccola mentre quattro grandi stabilimenti enologici erano attivi nel comune di Strevi : Bruzzone, Parodi, Balbi e Brovia.
Nel dopoguerra, nel borgo alto di Strevi, Giuseppe Marenco da il via alla costruzione della nuova cantina.
Gli appassionati di rarità eroiche possono trovare a Strevi, presso due produttori di valle Bagnario un vino rarissimo, una vera chicca per appassionati e intenditori.
Viene prodotto con uva brachetto
Un vitigno particolare, a bacca nera molto aromatica.
Non si conoscono le sue origini, alcuni autori hanno ipotizzato un’origine francese, precisamente nel Nizzardo ( Vitis vinifera niceanenis).
E’ abbastanza precoce, a vigoria moderata, con buona resistenza alle malattie. Il clima ideale è legato a buone escursioni termiche, a temperature moderate, a terreni calcarei, mediamente marnosi o tendenti allo sciolto. Zone vocate sono tradizionalmente considerate Strevi, Cassine, Sessame, Ricaldone. L’uva si presta bene ad appassimento su pianta oppure su stuoia.
Le procedure di cantina sono quelli dei secoli scorsi, nulla è lasciato alla moderna tecnologia.
Ma lasciamo a parola a Mario Mangiarotti, un viticoltore che produce da anni un particolare Brachetto passito,dall’ aroma incredibile. Un suo vigneto Casarito è collocato in collina rivolta a sud e tra i filari c’è pure un ulivo.Un microclima particolare che favorisce la maturazione del Barchetto.
“Raccolgo a leggera sovramaturazione, in vigna vede il sole dal mattino alla sera, per questo è dolcissima. L’ appassimento su graticci dura almeno 6 settimane. Si stende su graticci fatti con assi di legno fissati, in genere, contro il muro più soleggiato, si spera che il sole, il vento, l’umidità della notte siano quelli giusti.
Si procede alla torchiatura dell’uva appassita con resa molto ridotta, al massimo sia arriva al 40 per cento.
Poi l’uva passa va nel torchio, si pressa per cinque volte, ma ottiene poco mosto, da cinque quintali di uva escono ottanta litri di passito.La vinaccia pressata, si rompe e si a fa passare con le mani sopra un setaccio largo che trattiene i raspi, per poi lavorarla con un setaccio a maglie fini che lascia passare solo i vinaccioli.”
Le bucce con i loro profumi andranno nel mosto in fermentazione. Siccome L’appassimento ha variato le composizione del mosto per cui la fermentazione dura a lungo, anche 6- 8 mesi. Avviene in un piccolo recipiente di acciaio e si i arresta, in genere a 13,5 –14 gradi
Il passito resta in serbatoi inox oppure in piccole botti di legno per altri 12 sei mesi. Infine si imbottiglia, utilizzando quasi sempre piccoli formati.
Raro, prezioso, quasi un liquore dal bouquet è di incredibile intensità e aromaticità, aromatico- fruttato dolce, il sapore è di grande vellutatezza, equilibrio e persistenza
A tavola si abbina a felicemente al cioccolato fondente, può accompagnare alcuni dolci tipici piemontesi ( bonet o amaretti), ma nella stagione estiva puo’ affogare una crema gelato, oppure una macedonia di frutti rossi maturi e non acidi come ciliegie, fragole, albicocche. Servitelo a temperatura di 13-14 gradi per limitare gli effetti dell’alcol elevato.
Usate un bicchierino tipo tulipe o iso piccolo e soprattutto sorseggiate lentamente per apprezzare un ’incredibile, piacevole persistenza.
MALVASIE NEL MONDO
La famiglia della Malvasie comprende diversi vitigni dalle caratteristiche differenti.
Coltivate in molte parti del mondo dall’Europa, alla California e all’ Africa del sud,la Malvasie sono vitigni di origini antichissime, originari probabilmente dalla Grecia ( anticamente malvaxie dell’isola di Creta ).
Famosa è la Malvasia coltivata nell’ Isola di Madera da cui deriva il famoso vino.
In Italia il vitigno Malvasia è presente soprattutto in oltre 50000 ettari in Piemonte, Puglia, Alto Adige, Sicilia, Sardegna, Toscana, Friuli. Origina 11 Malvasie D.O.C. e trova impiego in molti vini D.O.C., in qualità di uvaggio.
Citiamo la Malvasia di Candia,la Malvasia toscana che entra nella composizione in molti doc delle regioni del centro Italia, la Malvasia istriana, già nota ai navigatori veneziani, la Malvasia delle Lipari, un tempo a rischio di estinzione.
Esistono malvasie a bacca nera, diffuse in Alto Adige e nel sud.
In Piemonte danno origine a due doc.
– Malvasia di Casorzo dal vitigno omonimo.
— Malvasia di Castelnuovo don Bosco dal il vitigno Malvasia di Schierano, detta anche Malvasia lunga.
L’ AGRITURISMO DELLA MALVASIA: CANTAMESSA GIORGIO
Situato in una delle zone più belle del Monferrato, letteralmente circondato da vigneti sorge l’agriturismo cascina Moncucchetto ove è possibile gustare oltre i vini prodotti dall’omonina cantina, anche una cucina particolare incentrata sui prodotti del territorio.
La signora Paola, cuoca, utilizza prevalentemente ortaggi e prodotti agricoli in cascina anche in relazione alla disponibilità stagionale.
I suoi menu propongono piatti della tradizione monferrina tra cui bolliti misti, fritto misto piemontese, agnolotti monferrini e, nel periodo invernale,bagna caoda alla vecchia moda – stracotti e selvaggina con polenta
La recettività è di 60 posti.
E’ anche possibile acquistare vini e frutta.
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