“Piccolo è bello!” verrebbe da dire. In vero, oggi, un numero sempre maggiore di consumatori attenti e preparati presta molta attenzione, in tutto l’universo vitivinicolo europeo, ai piccoli terroir, in cui la natura del terreno, le condizioni del microclima, i vitigni coltivati, presentano valenze e peculiarità di alto profilo.
“I vini delle colline Saluzzesi” rispondono in pieno ai quesiti sopra indicati.
Per questi motivi abbiamo deciso, per questo servizio su VVQ, di abbandonare momentaneamente i blasonati vini DOCG dell’albese e andare, pur nella medesima provincia, e alla distanza di poche decine di chilometri, alla ricerca di antiche tradizioni storiche, di vitigni quasi caduti nell’oblio e di un paesaggio viticolo -pedemontano che ha conservato in pieno la sua unicità.
Il tutto ha trovato ampia conferma nella degustazione dei vini, effettuata alla presenza di produttori cortesi e motivati.
La storia
La storia della vite e del vino nel saluzzese risale a tempi antichi, come confermano reperti archeologici di epoca etrusca ritrovati a Costigliole di Saluzzo.
Gli etruschi, gran conoscitori della viticoltura, ebbero contatti con le popolazioni d’origine celto-ligure già nel sec. VIII a.C..
In seguito i romani conquistatori, imposero in tutto il Piemonte la coltivazione della vite in funzione di presidio territoriale. Purtroppo a seguito delle invasioni barbariche i vigneti subirono un forte degrado.
Solamente con i longobardi ci fu una buona ripresa, con la fondazione delle abbazie di San Costanzo al Villar e quella di San Colombano a Pagno.
Attorno all’anno mille, con la scacciata dei saraceni e con la nascita del Marchesato di Saluzzo (1142) l’agricoltura ebbe una notevole espansione.
Continuò nei secoli successivi grazie anche all’apertura del “Buco del viso”, primo traforo alpino che rese possibile un piccolo commercio con la vicina Francia.
La viticoltura subì un primo arresto nel 1709, causa una terribile ondata di gelo, ma il colpo di grazia fu dato dai tre flagelli giunti dall’America.
L’avvento dell’oidio, della fillossera e per ultimo della peronospora portò alla distruzione di interi vigneti, facendo sì che buona parte del germoplasma viticolo autoctono andasse perso e dei vecchi vitigni autoctoni rimasero solo pochi esemplari sparsi qua e là, con grave danno al patrimonio colturale.
A partire dalla fine del sec XX si assiste nel saluzzese ad una vera e propria rinascita. Un pugno di pionieri viticoltori: Remigio Maero, Ernesto Casetta e Ambrogio Chiotti decisero di impegnarsi nella valorizzazione di due storici vitigni autoctoni, il pelaverga e il quagliano, ottenendo nel 1996 la DOC.
Nel 2001 nasce così il Consorzio per la Tutela dei Vini DOC Colline Saluzzesi; oggi conta 12 aziende associate, di cui otto cantine produttrici di vini.
Nel 2010, con la modifica del disciplinare, la denominazione viene estesa a Colline Saluzzesi Rosso, Pelaverga rosato, Barbera e Chatus.
Il territorio
La zona di origine della DOC “Coline Saluzzesi” comprende, in provincia di Cuneo, per intero il territorio dei comuni di Pagno e Piasco e parzialmente il territorio dei Comuni di Brondello, Busca, Castellar, Costigliole Saluzzo, Dronero, Envie, Manta, Martiniana Po, Revello, Saluzzo, Verzuolo e Villar San Costanzo.
Il numero di ceppi ad ettaro, nei vigneti di nuovo impianto o reimpianto, non deve essere inferiore a 3.500 ceppi per ha.
Le forme di allevamento sono in genere a controspalliera con allevamenti tipo guyot, ma anticamente c’erano anche vigne allevate a pertica.
La natura del terreno è ricca di minerali, povera di materia organica e con limitati valori in calcare. Il tessuto del suolo è franco sabbioso o franco argilloso con reazione acida o sub-acida.
Aggiungiamo che lo scisto è il substrato principale del costone prealpino del saluzzese. Le radici delle viti affondano tra le sue fessure, aprendosi profonde e inattese strade.
Vitigni antichi e nuovi nel saluzzese
I vitigni coltivati sono: quagliano, pelaverga, nebbiolo di Dronero, oggi registrato chatus, e barbera. In misura minore neretta e bianca della val Maira.
Ecco una breve descrizione ampelografica dei vitigni sopraccennati.
Pelaverga
Un tempo molto diffuso in Piemonte, oggi si trova a Saluzzo in valle Bronda. Piccoli vigneti sono presenti anche nel chierese, dove è chiamato cari.
Il pelaverga non va confuso con la varietà “pelaverga piccolo” che invece è coltivata nel comune di Verduno e dintorni in provincia di Cuneo.
Matura verso metà ottobre. Se vinificato in purezza origina due vini DOC: Colline Saluzzesi DOC Pelaverga e Colline Saluzzesi DOC Pelaverga Rosato.
Fu introdotto nel saluzzese dai monaci di San Colombano nel VII sec d.C. Alcuni storici dicono che il vino Pelaverga è stato apprezzato dal Papa Giulio II.
Chatus
Un vitigno che cambia nome a differenza seconda nella zona di diffusione: nebbiolo di Dronero a Saluzzo, neretto nel pinerolese, brunetta in Val Susa, brachetto nel canavese.
Ma è registrato nei cataloghi viticoli nazionali con il nome di chatus.
È il genitore degli incroci del prof. Giovanni Dalmasso effettuati negli anni ’30 – ’40 del sec. scorso. Citiamo il più famoso: albarossa. Ottenuto incrociando lo chatus con la barbera.
Matura la prima decade di ottobre. Entra in tagli e uvaggi di alcune DOC delle valli alpine piemontesi. Se in purezza origina la DOC Colline Saluzzesi – Chatus.
Originario dalla Francia, è giunto in Piemonte in epoca medioevale.
Quagliano
Autoctono del saluzzese, utilizzato anche per uva da tavola e per la cura dell’uva. In passato è stato coltivato in molte valli alpine del cuneese, ma oggi è localizzato soprattutto nel saluzzese tra Costigliole Saluzzo e Busca.
Matura verso metà settembre e origina la DOC Colline Saluzzesi – Quagliano. In tre tipologie: secco, spumante o mosto parzialmente fermentato.
Definito da Luigi Veronelli “vino simpatico” viene utilizzato in molti tagli e uvaggi vari. Cenni storici riscontrano il quagliano in bandi camperesti della città di Busca nel 1721.
Neretta cuneese
A diffusione limitata, conta una forte sinonimia con altri neretti piemontese. Coltivata nel saluzzese, nel pinerolese e in val Susa.
Matura nella prima decade di ottobre. È un vitigno dalla forte produttività e fertilità. Infatti era chiamata nel passato “La vite dell’uomo povero”.
Se in purezza, entra nella DOC “Saluzzese DOC Rosso” per un massimo del 40%.
Bianca della val Maira
Antico vitigno bianco utilizzato per molti secoli per ottenere un vino bianco nelle valli alpine del cuneese.
Diffuso nel medioevo in vaste zone dell’Europa, è stato recuperato grazie all’interessamento del conte Alessandro Reyneri di Lagnasco. Infatti è presente nella vigna San Carlo a Saluzzo, condotta dalla figlia Maria Luce.
Altre uve
Nel saluzzese abbiamo riscontrato presenza di vigneti di barbera e raramente di dolcetto e chardonnay. Essendo uve coltivate in varie zone del Piemonte ne tralasciamo la descrizione.
Le cantine e i vini nel saluzzese
Azienda vigna San Carlo – Saluzzo. Maria Luce Reyneri di Lagnasco
Le vigne occupano una superficie di 2 ettari. Sono coltivati i vitigni barbera, pelaverga, chatus, quagliano.
In piccoli vigneti troviamo dolcetto, moscato d’Amburgo e un raro vigneto di uva bianca della val Maira. La titolare chiama il vitigno: gouait blanc, meglio “uva delle alture”. Potrebbe essere la mamma dello chardonnay.
I vigneti fanno da contorno a una bellissima villa padronale del sec XVI. All’interno visitiamo la cappella di Santa Caterina e San Carlo Borromeo.
L’azienda è certificata “Bio”.
La conduzione dei vigneti e la vinificazione delle uve prodotte sono a carico della cantina Melognis.
Cascina Melognis – Revello
Si tratta di una piccola cantina del saluzzese, fondata di Vanina Maria Carta e Michele Antonio Fino.
Le vigne risalgono al 1948, grazie ad impianti effettuati dalla famiglia Borgna. Sono coltivati i seguenti vitigni: neretta cuneese, freisa, barbera e pelaverga, oltre a Pinot nero, chasselas e gouaias blanc.
Le prime 1000 bottiglie sono relative alla vendemmia 2009. Oggi sono diventate 12000 grazie a un ampliamento dei vigneti e al recupero di antichi vitigni del luogo, delle valli Bronda, Val Varaita e delle colline saluzzesi e pinerolesi.
Conduttori del Pelaverga – Castellar. Marco Occelli
Sono tre aziende agricole associate. Producono uva e frutta, tra cui mele, mirtilli e kiwi. Hanno gestito negli anni ‘90 sec. scorso la vigna comunale di Castellar. Con pelaverga e chatus. La prima etichetta storica risale al 1992.
Oggi gestiscono 3 ettari coltivati a pelaverga, chardonnay e pinot bianco. Producono in tutto 8000 bottiglie. Parte del vino è venduto sfuso.
Il mercato è positivo con la domanda in crescita. Sono stati impiantati recentemente vigneti di pelaverga e chatus.
Il vigneto viene trattato in maniera classica; nel saluzzese in genere, non ci sono forti attacchi di malattia. Salvo eccezioni sono sufficienti 5-6 trattamenti antiparassitari annui. La resa in vigna non è alta: 70 quintali ettaro in media.
Il mercato è rivolto soprattutto ai privati. C’è un forte passaparola.
Azienda Agricola Giordano Serena
La signora è coadiuvata dal padre Aurelio, classe 1940.
Possiede due ettari di vigneti coltivati a quagliano, chatus e barbera, alcuni filari sono di uva favorita.
Racconta il padre:
La filossera negli anni 1935-37 distrusse tutti i vigneti nel saluzzese, nel 1940 furono impiantati nuovi vigneti con il portainnesto Teleki Kober, ma si trattava di piccole superfici. Oggi produciamo circa 8000 bottiglie in totale che vendiamo sul mercato olandese e ai privati.
Azienda Agricola Maero – Castellar
Grazie al lavoro encomiabile di Emidio Maero e di Franco Brunetta, due tecnici molto preparati, dopo il 1980 ci fu un vero sviluppo della viticoltura nel saluzzese.
L’Azienda Agricola Maero, fondata nel 1997 si trova in valle Bronda a Castellar, a circa 35 Km da Cuneo. Possiede 5,5 ha di vigneto per una produzione di circa 25000 bottiglie.
Produce oltre ai vini DOC del saluzzese, un rosso derivante da un melange di Pelaverga e Barbera, uno spumante rosè a base di Pelaverga spumantizato in autoclave e un bianco assemblato con tre vitigni: chardonnay, pinot, muscatel.
In listino troviamo anche grappa di pelaverga, acquavite di ramassin e vari prodotti ottenuti dalla lavorazione dei mirtilli da loro coltivati.
Consorzio per la Tutela dei Vini DOC Colline Saluzzesi
Il parere del presidente Vanina Maria Carta
Al Consorzio per la Tutela dei Vini DOC Colline Saluzzesi, che nasce nel 2001 e che ha sede a Saluzzo, aderiscono 12 aziende agricole.
La denominazione a cui fa capo il Consorzio conta pochi ettari vitati (una trentina) con condizioni pedoclimatiche anche molto differenti al suo interno, ma legato in modo univoco a un contesto pedemontano dove si lavora per preservare dall’estinzione antichi vitigni autoctoni, come lo chatus, il pelaverga, il quagliano, la neretta cuneese e lo stesso barbera.
Oggi il Consorzio per la Tutela e dei Vini DOC Colline Saluzzesi, pur nelle sue ridotte dimensioni, trova nell’unicità del proprio terroir un motivo di grande orgoglio e un nuovo slancio corporativo.
Di fatto i vini della DOC Colline Saluzzesi diventando potenzialmente oggetto di interesse di un nuovo crescente mercato, in quanto le aziende:
- si trovano in un contesto di microproduzione che garantisce la filiera dalla vigna alla bottiglia
- realizzano un prodotto da vitigni autoctoni, praticando una viticoltura quasi sperimentale, in grado di offrire al mercato la novità di vini rari e inusuali
- affrontano le sfide di una viticoltura difficile, fatta di sacrifici e rischi dovuti alle caratteristiche montane del territorio (altitudine, pendenze, clima mediamente freddo e piovoso, contiguità con l’ambiente boschivo che espone alla vicinanza con la fauna selvatica, come caprioli, tassi, cinghiali, ecc.)
In linea con tali principi, gli obiettivi dell’attività di promozione sono il consolidamento della reputazione dei vini DOC Colline Saluzzesi, l’affermazione degli stessi nell’ambito del paniere dei prodotti del Monviso e l’elaborazione di una strategia comune di comunicazione.
Tra le varie attività svolte, un workshop di due giorni rivolto a giornalisti di settore tenutosi nel febbraio 2018 e una giornata di confronto tra Dolcetto e Quagliano realizzata in collaborazione con AIS Piemonte.
Entro la fine del 2019, inoltre, è in previsione la pubblicazione di un nuovo sito internet che dovrà essere una nuova vetrina in grado di attirare visitatori e turisti: non a caso sarà un sito fortemente interattivo capace di incentivare la visita alle singole aziende.
Al momento, sono in piedi numerose collaborazioni con enti istituzionali che si occupano di promozione e marketing territoriale, come la Fondazione Amleto Bertoni e lo stesso il Comune di Saluzzo, il FAI (in particolare con il Castello della Manta), e altre associazioni del Saluzzese.
Per settembre 2019, infine, è prevista anche la partecipazione a livello organizzativo di un evento di promozione aperto al pubblico, “SVITATI” in collaborazione con alcuni importanti locali saluzzesi e AIS Piemonte, dedicato proprio ai piccoli produttori provenienti da zone montane e pedemontane non solo piemontesi.
L’”Enologo” del saluzzese
Silvio Barberis può raccontare la storia e lo sviluppo del saluzzese negli ultimi 30 anni.
Entra nel mondo del vino negli anni ‘90 del sec. scorso frequentando un corso AIS a Novara, ove si trovava per lavoro. In seguito collabora con AIS di Cuneo, essendosi trasferito a Saluzzo.
Nel 2008 i primi contatti con l’ONAV, ove organizza nel 2009 il primo corso per aspiranti assaggiatori nel saluzzese.
In seguito ricopre alcune cariche nell’ambito ONAV sezione di Cuneo: dapprima è tesoriere e in seguito viene eletto vice delegato provinciale.
Nel 2007 viene chiamato alla direzione del Consorzio Vini Saluzzesi che ricopre sino al 2017.
Oggi svolge attività di consulente vitivinicolo.