Giovanni Negro – Monteu Roero – 1970
Giovanni Negro nato nel 1949, è sempre vissuto a Monteu Roero. Sposato con Maria Elisa e padre di Gabriele, Angelo, Emanuela e Giuseppe.
Cresciuto tra i sabbiosi vigneti del Roero, ha ricevuto da suo padre la responsabilità di condurre l’Azienda vitivinicola di frazione Sant’Anna, che ora gestisce insieme ai figli: 100 ettari di terreni di cui 60 dedicati a vigneto. Coltivatore diretto da sempre, produttore storico, coltiva con passione e pieno rispetto della natura i suoi terreni che offrono preziosi vini, esclusivamente da vitigno autoctono, esportati per più del 50% in tutto il mondo.
Negli anni ‘30 del secolo scorso nel Roero la viticoltura non era prioritaria. Il parroco di Canale don Sibona svolgeva proselitismo verso la coltura del pesco. Allora garantiva un certo reddito, come l’allevamento del bestiame.
Rari erano i filari di arneis, chiamato in zona nebbiolo bianco. Qualche vite di uva bianca si metteva a dimora tra nebbiolo e barbera perché, essendo dolce e maturando prima, richiamava i tordi salvaguardando il nebbiolo che era ancora rosato.
Mio padre faceva 30-40 litri all’anno di Arneis dolce, filtrato con i sacchi olandesi e con coni carta nei calici di vetro.
Il sistema era molto empirico perché la produzione serviva ad esclusivo uso familiare per particolari ed importanti eventi.
Il padre, militare durante la seconda guerra mondiale, si salvò miracolosamente dopo l’8 settembre 1943. Nel 1947 si sposò e nel 1949 nacquero due gemelli, Giovanni e Bernardino.
A metà anni sessanta lavoro in cascina coadiuvando mio padre; iniziai con le pesche, ma capii subito che il vero problema era la distribuzione.
Per garantirsi un certo reddito occorreva vendere direttamente nei mercati. Nel contempo frequentò i corsi di viticoltura promossi dalla Coldiretti. In seguito, chiese al Sindaco di Monteu Roero di accedere agli archivi comunali.
Trovò un documento riportante la trascrizione di un atto d’acquisto effettuato da un nostro antenato che per sette denari comprò un appezzamento di terreno nella vigna Perdaudin (etimologicamente Podio o Podere di Audino). E’ qui che dal 1670 il capostipite Audino Negro dà inizio alla storia dell’Arneis del Roero.
Scoprii inoltre che il vitigno Arneis esisteva solamente in questa limitata porzione di territorio. Sollevò la questione alla riunione del Club 3P Sant’Anna di Monteu Roero, che dal 1956 si riunisce ogni lunedì. Ricordando che i vini bianchi secchi del Piemonte si limitavano al Gavi ed all’Erbaluce, disse “Perché non lo valorizziamo? Esiste solo qui, produciamolo secco”.
Convinse sei amici componenti del Club 3P a unire le forze. Il primo problema: dove vinificare? La sua cantina nel 1970 era in costruzione, mancavano porte e finestre.
Usarono un fusto da 14 brente, ma c’era poca uva, era appena a metà, troppo scolmo. Gli amici gli dissero: “Vai al mercato di Canale, tu osi di più “.
Nella piazza San Bernardino a Canale alcuni mediatori di Asti acquistavano l’uva Arneis come base per produrre vino spumante. Offrivano ben poco, 500 lire al miriagrammo. Fu allora che, d’istinto, improvvisò il primo comizio della mia vita.
Cercò di attirare l’attenzione e disse:
Scusate, sono contadino come voi, regalate l’uva con le mani dietro la schiena. Datela a noi, ai 3 p della Coldiretti, la paghiamo mille lire al miriagrammo.
I mediatori maledirono quel giovane. Ma la voce girò subito, i viticoltori arrivarono con le cabase, ceste con corda legata alle spalle. Riuscirono a riempire la botte da 14 brente.
Usarono la pigiatrice a rulli senza diraspare. L’uva ammostata alzò il cappello, svinarono e iniziò la fermentazione. Era l’autunno 1970: nasce il primo Arneis a Monteu Roero, frazione Sant’Anna.
Il primo enologo che operò in cantina si chiamava Ambrogio Teresio. Anche Quinterno Pietro, perito agrario di 3P, diede una grossa mano studiando ogni dettaglio utile alla futura promozione.
Nel maggio del 1971 ci fu il primo imbottigliamento. Filtrarono l’Arneis con i sacchi olandesi. Acquistarono tappi di sughero e capsule di stagnola. L’etichetta la fornì la tipografia “Artigiana” di Alba: c’era anche la contro etichetta.
Il problema diventava ora la valorizzazione di un vino che non aveva assolutamente mercato.
Approfittando di un’importante manifestazione vitivinicola che si svolgeva a Torino nel Castello del Valentino, sfidando i grandi nomi dei vini di Langa, si accontentarono di un piccolo tavolino in un angolo onde far degustare il nuovo e sconosciuto prodotto.
Fa piacere constatare che la maggior parte di quei produttori che allora quasi m’irrisero, oggi sono diventati essi stessi produttori di Arneis.
Anche l’Enoteca Rabezzana nel centro di Torino contribuì alla valorizzazione dell’Arneis vinificando nella Valle dei Lunghi di Santo Stefano Roero. Lo imbottigliava in renane con l’etichetta “Arneis” con scritta eseguita a mano.
L’importante esperienza del Club 3P si concluse e la produzione di Arneis rimase esclusiva del marchio dell’Azienda Negro.
Considerazioni finali
Ho cercato di ricostruire la preistoria del vino Arneis con l’aiuto dei protagonisti di quegli anni particolari. Correlando il tutto con alcune documentazioni storiche e i necessari riscontri .
In seguito, sopratutto a partire degli anni ’80 del sec. Scorso, l’Arneis diventerà uno dei più importanti vini bianchi piemontesi.
Importante fu l’individuazione tramite i Piani Agricoli Zonali, dell’area a vocazione specifica per la produzione dell’Arneis; seguirono grazie anche al sostegno dei Sindaci della zona la DOC nel 1989 e la DOCG nel 2005. Nel frattempo fu istituita l’Enoteca Regionale del Roero con sede in Canale.
Nel 2013 si è costituito il “Consorzio del Roero” con l’adesione della maggioranza dei produttori. Dalle poche centinaia di bottiglie prodotte nei primi anni ’70, oggi siamo arrivati a 5 milioni di bottiglie.
Il Roero Arneis oggi si trova sulle tavole dei migliori ristoranti del mondo, ma questa è un’altra storia.