GIULIANO NOE’ – CONSULENTE
“L’enologo del Barbera”.
“Sui libri di testo c’era scritto Barbera eguale vino da taglio. Infatti, negli anni ‘50 si tagliava con i vini pugliesi ricchi di corpo, estratto e colore. Due casi particolari ben ricordo:
1-Nel ‘64 la vendemmia fu eccezionale, ero un giovane enologo di una cantina del Monferrato, convinsi con difficoltà il datore di lavoro a lasciare la Barberain purezza .
2- sul finire degli anni ‘80 vinificammo le uve della Cantina Sociale di Vinchio separate, selezionando i vigneti e i conferenti migliori.
Allora nessuno lo faceva, fu una scelta antelitteram. In seguito ho collaborato con molte cantine in qualità di consulente. Ho avuto la fortuna di conoscere personaggi eccezionali: Arturo Bersano, il poeta del vino, con uno spessore culturale filosofico eccellente. Gigi rosso un maestro, per molti enologi, Giacomo Bologna, che mi cerco’ all’inizio anni ’80, con lui effettuai le prime, interessanti prove sui piccoli legni francesi. Fu un successo.
Come è cambiatola Barbera? Due considerazioni:
1 – anni ’80:la Barberadiventa morbida , rotonda, piacevole grazie alla malolattica e alla stabilizzazione tartarica.
2 – nella metà degli anni ‘80 nascono molte piccole cantine che sviluppano produzioni di elevata qualità.
Il metanolo è solo una catarsi, interessante, seppur drammatica. Spariscono molte cantine legate agli schemi anni ‘50, la rinascita è positiva. In tutto. Oggi il concetto di qualità è del tutto acquisito, resta il lavoro sull’immagine.La Barberanon si identifica in se stessa e all’estero la sua qualità non è ancora percepita. Si vede al prezzo dello sfuso che sovente scende a cifre scandalose. Poco oltre i 0,50 euro al litro”.
SONVICO ANGELO – IMPRENDITORE
“La sfida del Barbera”
“Nel 1983 iniziammo con l’acquisto della cascina barbatella a Nizza e chiamammo Giuliano Noè come consulente. C’era una vigna vecchia di 40 anni, la salvammo. Ma erano i tempi dei vini internazionali, allora optammo per un taglio 50% Barbera e 50% Cadernet Sauvignon,
Affinammo in piccole botti per un anno, all’inizio solo legno nuovo, poi ridotto al 50%; la vinificazione era tradizionale, con 10 giorni di macerazione postfermentativa. Al vino pochissimi trattamenti, filtrazione con cartoni molto larga, seguono sempre almeno sei mesi in bottiglia.
La nostra è una Barbera da invecchiamento, evolve bene anche per 10-15 anni. Ricordo a New York una Barbera di 20 anni ancora in ottime condizioni. I motivi: grande struttura, rese basse, diradamento grappoli, raccolta maturazione leggermente tardiva.”.
LORENZO GIORDANO – PRESIDENTE CANTINA VINCHIO E VAGLIO
“ Il ruolo della cooperazione”
“Nel 1959 nacque la nostra cantina, esattamente sul confine tra due paesi Vinchio e Vaglio.
Un elemento che la dice lunga sulla mentalità di allora. Iniziammo con 70 soci e 18.00 hl in cemento. Nel 1982 assumemmo Giuliano Noè. Nel 1986 il grande progetto selezionare i soci in base alla qualità dell’uva conferita. Allora era molto difficile. Ma in seguito il progetto ha funzionato. La molla? Il migliore prezzo pagato per quelle uve ai soci conferenti. Il primo anno partimmo con 1000 hl, il vino fu subito venduto. I soci capirono, con il tempo, la validità dell’iniziativa”.
Come si procede: durante l‘anno si visitano le vigne migliori, si selezionano, si fanno prelievi prevendemmiali, si raccoglie solo in cassette e sul piazzale ricevimento uve avviene ancora un’ultima selezione. Abbiamo pagato, per l’annta 2006, 15 euro al miria questi carichi di uva barbera. Un ulteriore progetto chiamato “sei vigne” prevede la gestione della vigna direttamente da parte della cantina per produzioni molto piccole. Lo scorso anno abbiamo prodotto hl 20 di questo vino, l’uva è stata pagata 25 euro al miria (il triplo del prezzo di mercato normale ndr.). Il progetto ha funzionato a tutti i livelli e, oggi, abbiamo altre domande di adesione. Nel 2009 festeggeremo i 50 anni con i nuovi locali per imbottigliamento
Aggiungo che, oggi, i viticoltori di Vinchio e Vaglio sono perfettamente integrati, grazie anche al ruolo attivo della nostra Cantina Sociale”.
ROERO DOMENICO …. VIGNAIOLO
“ La memoria del barbera”
“Qua hanno sempre vinificato Barbera, sin dal 900, diceva mio nonno Montegrosso è favoloso.
I mediatori piazzavano subito la nostra Barbera sfusa a Ivrea e a Torino. Su queste colline il vino è talmente potente che si è sempre fatto il secondo vino. Avevamo tre filari di uvalino, si raccoglieva a fine vendemmia e si lasciava ad appassire su stuoie per qualche giorno. Quando si tiravala Barberail fiore si vendeva, il torchiato si faceva rifermentare con l’uvalino appassito. Si faceva il vinello, l’uvalino gli donava un sapore particolare. Nel ‘46 l’annata fu favolosa, uva sana, scarsa, vino eccezionale, venduto a 1000 lire alla brenta, un prezzo favoloso. Nel ‘48 il giorno 8 settembre ci fu la grande alluvione in Piemonte. L’uva era marcia, il vino poco colorato, scarso di gradi, girava già del vino di Manduria per correggere il Barbera. Ricordo il ‘47 una vendemmia eccezionale, ma non da noi purtroppo. Alla Madonnina di Costigliole d’Asti, ragazzi e ragazze avevano ballato per una settimana. Era il mese di maggio, il mese mariano, il parroco lancio in chiesa anatemi contro il ballo. Il 14 giugno una grandinata distrusse tutto nel raggio del santuario per un km e mezzo dal santuario. Si disse che Dio aveva punito le famiglie dei peccatori. Noi non eravamo andati a ballare, ma perdemmo tutto il raccolto. Ricordo il ‘68 con la grande manifestazione di protesta contadina ad Asti, il blocco stradale, la lunga fila di trattori, i parroci che contestavano la coldiretti, ottenemmo un fondo di solidarietà antigrandine. C’era sempre questa regola: sino ai Santi si regalava mezzo litro per brenta. Dopo i santi solo un quarto di litro. Il maggior volume per compensare la feccia. “Vino sotto rapa “dicevamo. Poi c’era il barlet, barilotto da4.5 litrida regalare al mediatore e all’autista o al conducente del cavallo. Spesso il barlet era falso, ovvero piu’ grande”.
BEPPE COLLA – PRODUTTORE
“Oltre cinquant’anni conla Barbera”
Ho scopertola Barberain Alba nel 1940-50, lavoravo nelle cantine Bonardi, erano le piu’ importanti della città. I viticoltori preferivanola Barberaperché produceva in vigna; in cantina poi costava poco e non aveva mai difetti. Una voltala Barberanon aveva annata e non si invecchiava mai. Negli anni ‘70 si inzio’ a mettere l’annata, per evitare che i ristoratori lo tenessero per troppo tempo sugli scaffali. Acquistavo le uve a pian Romualdo di Monforte d’Alba e a Baudana di Serralunga, ma ho trovato ottime Barbera a Sinio, Treiso e nella sinistra Tanaro: Guarene e Castellinaldo, in particolare. Ricordo vigneti alla frazione” Madonna di cavalli” non lontano da Canale, davano un Barbera di una finezza incredibile. Ho altri ricordi. Il prof. Sannino- preside della Scuola enologia – che nei suoi scritti raccomandava di mettere un po’ di Barbera di Serralunga nel Barolo con bassa acidità ( pratica, oggi, vietata dal disciplinare docg – ndr). Ricordo Veronelli: un assaggio unico di tante Barbera di vecchie annate, tutte mitiche : ‘61-‘64-‘71.’82-’85.
Trovammo migliore l’annata ’61. Per me è importante controllare i metalli nella Barbera, in particolare ferro e rame. Un’ ultima considerazione:la Barberaè l’unico vini Piemontese buono giovane e buono vecchio. E’ il suo dna, ha pochi tannini per cui eventuali cessioni di legno sono utili. Allorala Barberaaccetta molto bene la barrique. II problema malolattica lo affrontammi in Francia con Arturo Bersano nel 1963. Sino allora nessuno lo gestiva. Ho sempre chiarificatola Barberacon un po’ di colla di pesce, sino a che si trovava, in seguito utilizzai albumina, non ho mai filtrato”.
GUIDO PORRO- PRODUTTORE
“L’espressione del terroir “
Produco un Barbera tradizionale che vinifico con uve provenienti da una vigna di circa 25 anni esposta a sud est chiamata Santa Caterina. Effettuo pigiadiraspatura soffice e fermentazione naturale senza aggiunta di lieviti per circa 10- 12 giorni. Svinatura e affinamento per qualche mese in botti grandi di legno. In genere solo dopo qualche anno inizia a esprimere il carattere la potenza del terreno e del terroir di Serralunga d’Alba. Mio papà Giovanni, quando era ragazzo, racconta che negli anni ‘30-‘40 i mediatori venivano a comprare le uve prima a Serralunga e poi negli altri paesi vicini. I prezzi delle uve erano piu’ alti; già allora si diceva che questa Barbera era superiore come potenza e longevità.”
TEO COSTA- PRODUTTORE
“ In assenza di solforosa “
La Barbera è sempre stata uno dei vitigni cardine della nostra azienda. Una sicurezza in tempi difficili, perché dà risultati ovunque la pianti, una ricchezza in cantina, perché da sola o in uvaggio con altri vitigni ci ha permesso di creare vini diversi, tradizionali e non Mala Barberadi Castellinaldo è un’altra storia. Perché questo vitigno che spesso è stato utilizzato come animale da soma, quando viene piantato nelle posizioni adatte, allevato con le cure giuste, seguito in cantina, può dare vini straordinari per eleganza e struttura. E a Castellinaldo non solo ci sono le posizioni giuste, ma i cantinieri l’hanno sempre trattata con riguardo. Per questo abbiamo sempre prodotto grandi Barbere, riconosciute e ricercate dal mercato. Ottenere la sottozona Castellinaldo era la logica conseguenza di questa fama e della considerazione in cui la teniamo. Noi la conosciamo bene. Ci siamo affidati alla Barbera anche nella creazione del nostro primo vino rosso senza solforosa aggiunta, una novità assoluta in Piemonte, che abbiamo chiamato “Di Vin Natura”. È la nostra Barbera che dà carattere all’uvaggio con Nebbiolo, Cabernet Franc e Merlot. Volevamo produrre un vino rosso che non crea problemi alle persone più sensibili ai conservanti alimentari, ma anche piacevole, fruttato, invitante.”
Michele CHIARLO -IMPRENDITORE
“ Un vino di ottima longevità”
La Barberae’ il primo vino che ho imparato a conoscere in quanto era il più importante prodotto da mio padre nella sua cascina a Calamandrana e sulla nostra tavola questo era ”il vino”. La qualità, spesso era mediocre, frutto della scarsa tecnologia di cantina e di una resa dei vigneti volutamente molto alta: per inquadrare quel periodo, ricordo che il ministro dell’agricoltura, per fare fronte alle alte richieste del mercato ( consumo pro capite di 130-140 litri) a partire dal 1955 aveva istituito un concorso a premi tra i viticoltori per’’l’aumento della produttività ”e i produttori di barbera furono fra quelli che più si attivarono in tale direzione….Ai miei esordi, solo in annate scarse o in vigneti molto vecchi ho potuto scoprire casualmente il notevole potenziale qualitativo di questa varieta’; questa intuizione ha acceso in me la convinzione che valeva la pena impegnarsi seriamente per migliorarne la qualita’. Ho lavorato intensamente in vigneto e in cantina sostenuto da una profonda convinzione ed ho ottenuto risultati molto positivi, attraverso la riduzione delle rese, il controllo delle temperature di fermentazione, l’introduzione della fermentazione malolattica e l’affinamento in botti di rovere. Ritenevo che il miglioramento qualitativo doveva permettere un adeguamento dei prezzi: invece sul mercato italiano questo era estremamente faticoso da realizzare, essendo l’immagine di questo vino molto bassa. Con il passare degli anni, scoprii che la miglior Barbera e’ anche un vino di ottima longevita’, in proposito ricordo che nel 1979 un gruppo di importanti giornalisti americani con la collaborazione di alcuni italiani e dell’Ice di New York, decisero di selezionare i 10 migliori vini italiani di oltre 20 anni – io con tanto coraggio inviai a questa affollata selezione una Barbera d’Asti della grande annata 1958; con grande sorpresa della giuria, e certamente anche mia, in mezzo a Barolo, Barbaresco, Brunello, Amarone, Chianti Classico, vini di prestigio e longevità riconosciute, spunto’ questa mia Barbera”.
MARIUCCIA BORIO- PRODUTTORE
“La donna del Barbera”
“A 23 anni ritornai a Costigliole d’Asti, alla casa paterna e litigai subito con il mezzadro. Sino allora ero rimasta a Torino a gestire la nostra bottiglieria. Lui voleva produrre molta uva, il volevo fare dell’ottimo vino. Se ne ando’. Da allora ho vissuto tutte le problematiche della mezzadria: dai veneti, esuli dall’alluvione del Polesine, ai meridionali degli anni 60. Ho utilizzato salariati a prezzo fisso e ultimamente extracomunitari. Cosa rappresenta per mela Barbera? Localizzazione e tradizione.La Barberaè stata per anni un vino popolare, senza immagine, rispettato per la sua veracità, per l’amicalità che induce, ma guardata sempre un po’ dall’alto in basso, come il parente povero della famiglia piemontese. Poi il Rinascimento: finalmente anche gli altri hanno capito chela Barberaha potenzialità immense e hanno cominciato ad apprezzarne la versatilità; grazie ad alcuni pionieri, hanno cominciato a circolare bottiglie di barbera da meditazione, bottiglie importanti perché vinificate e trattate come si trattano le uve nebbiolo o, in Toscana, il sangiovese o il cabernet o il pinot nero nel resto del mondo. La mia è un’azienda praticamente monovitigno e noi ci teniamo a coprire tutta la gamma della barbera. Un vino che non ha un volto solo, pertanto chiedere cosa sia la barbera, chiediti piuttosto tu di che barbera sei?”. Ecco la mia filosofia:la Barberaè tutto, tradizione, sfaccettature diverse, ricchezza d’offerta, piacere e rispetto.La Barberaè un vitigno trionfale che più di ogni altro rappresenta la terra,le colline che ci circondano.”
VINI D’ASTI CHIARLE GIOVANNI – PRESIDENTE CONSORZIO VINI D’ASTI E DEL MONFERRATO
“Entrare nei mercati mondiali”
L’obiettivo principale della mia presidenza al Consorzio Vini d’Asti e del Monferrato è stato quello di rendere i disciplinari di produzione delle barbere doc in linea con le esigenze del mercato, soprattutto quello internazionale. Abbiamo così ottenuto in tempi molto brevi il prestigioso riconoscimento della DOCG sia sul Barbera d’Asti sia sul Barbera Monferrato superiore (a partire già dalla vendemmia 2008). Il consorzio, inoltre, ha avuto l’incarico dal ministero delle politiche agricole di attuare il piano dei controlli sul barbera d’Asti. Come se non bastasse abbiamo lavorato anche sulla denominazione Piemonte rendendola più consona alle richieste dei consumatori, introducendo la tipologia frizzante e prevedendo il confezionamento nei contenitori alternativi (bag in box per il mercato del nord Europa). Crediamo ora nella necessità di sviluppare un piano promozionale in collaborazione conla Regioneper far conoscerela Barberanei diversi livelli produttivi e su tutto il suo territorio. Importante è anche aiutare le aziende imbottigliatrici minori, che hanno investito molto in questi ultimi anni, nell’affrontare l’internazionalizzazione e la globalizzazione. Su questo aspetto un ruolo fondamentale lo avrà la realtà delle cooperative che recentemente si sono dotate di tecnologie all’avanguardia per migliorare la qualità dei vini, mentre ora stanno guardando alla commercializzazione in prima persona anche grazie alla collaborazione tra cantine sociali e aziende private. Per entrare nei mercati mondiali dobbiamo garantire quantitativi importanti di vino (la cosiddetta massa critica) con standard qualitativi costanti, in particolare vini colorati, strutturati con acidità contenuta, molto varietali nel frutto dove l’affinamento mirato in botti di rovere ne può trarre giovamento. Questa è la sfida che deve affrontarela Barbera.”