Un vino che rinasce: il “Dolcetto dei Terrazzamenti”. In valle Bormida, nei luoghi dove è sempre esistito, dove era famoso e dove era stato apprezzato per molti anni. Per questi motivi è un vino carico di significati. E’ un simbolo per tutto il territorio, una rivincita dopo i disastri ambientali dell’Acna, la purtroppo famosa fabbrica di coloranti di Cengio, provincia di Savona; una risposta concreta allo sviluppo economico della valle Bormida.
In tutto il mondo un vigneto sistemato a terrazzamenti significa pendenza di oltre il 50 per cento, condizioni di lavoro estreme, nulla o quasi la meccanizzazione, spesso ci lavori per mille ore/anno ettaro ed è sempre comunque fatica, molta fatica. Significa anche assorbimento di calore da parte delle grosse pietre dei muri di sostegno e relativa cessione notturna all’ambiente vitato. Per trasportate l’uva raccolta, non di rado, si ricorre a impianti a cremagliera o a monorotaia. Così nella Mosella, in Rousillion, in Valtellina o nelle Cinqueterre. I vigneti a terrazze della val Bormida da qualche anno sono di nuovo in produzione e sono disponibili le bottiglie del “Dolcetto dei Terrazzamenti”. Sette le cantine presenti, mentre SONO 10 gli ettari in produzione stimati. I vitigni coltivati sono: dolcetto e, nella parte bassa della valle, moscato e raramente chardonnay. Il sindaco di Cortemilia Marco Bruna con l’assessore alla agricoltura Giuseppe Ciliutti cortesemente mi accolgono in municipio. Ecco una sintesi dell’interessante colloquio. Recentemente un gruppo di produttori ha dato il via al Consorzio per la promozione e valorizzazione del “Dolcetto dei terrazzamenti “, un vino che rientra nella doc Dolcetto Alba, ma con caratteri specifici ben definiti. Il mercato da segnali positivi in quanto il consumatore è sempre maggiormente orientato a vini in cui l’identità territoriale sia ben percepita nel bicchiere, unitamente ad un prezzo di mercato equo. Il fatto più rilevante annota Cigliutti è il disciplinare di autoregolamentazione. Resa per ettaro ridotta a 60 quintali di uva, Babo minimo 18 (parametri più severi rispetto alla doc Dolcetto Alba ndr), inoltre un tecnico prima della vendemmia verifica il tutto in vigna, in seguito se il vino supera l’esame chimico ed organolettico da parte di un’apposita commissione potrà essere messo in commercio con l’apposizione di un’apposita fascetta numerata (sull’esempio della docg ndr).Esiste, di fatto, un autocontrollo numerico tra gli ettari i produzione, l’uva raccolta e il vino immesso sul mercato. Il territorio non potrà essere
allargato, i vigneti saranno quelli delle storiche e tradizionali valli Bormida –Belbo-Uzzone senza ulteriori estensioni.Il sindaco di Cortemilia Bruna ricorda alcune iniziative promozionali in tema: la recente “sagra della nocciola” con degustazioni guidate di Dolcetto dei terrazzamenti gestite da Slow Food, anche l’Ecomuseo della val Bormida organizza visite di scolaresche alla cascina Monteoliveto. Ma siamo all’inizio e resta moltissimo da fare : alcune obiezioni mi vengono spontanee , immediate: quando una presentazione del Dolcetto dei terrazzamenti al Vinitaly alla presenza della stampa specializzata? Quando una degustazione guidata alla presenza dei grandi chef pluristellati della ristorazione italiana ? Qualcuno pensa ai primi passi per diffondere le bottiglie dei terrazzamenti anche sui mercati esteri. Si potrebbe aggiungere : non sarebbe opportuno che il Consorzio dei terrazzamenti rappresentasse tutti i produttori operanti sul territorio? In tutta la valle Bormida non dovrebbe esserci maggior collaborazione tra i vari enti interessati alla promozione del vino e del territorio in genere ? Un solo esempio: nel 2002 il sottoscritto personalmente presentò, alla Comunità Montana Langa delle Valli a Torre Bormida, un progetto scritto con mirate proposte in tema di promozione e comunicazione sul vino e sul territori. Almeno avessi avuto qualche risposta!
I terrazzamenti: come venivano costruiti?
Un lavoro duro, difficile che occupò intere generazioni nei secoli.
Dal racconto “Terra Amata” pubblicato su Barolo & Co – maggio 1995.
“ Antonio cammina, la neve sarà alta almeno ottanta centimetri, suo padre ha detto che quest’inverno faranno almeno tre giornate di vigna. Iniziarono a togliere la neve ghiacciata, poi con i piccone scavarono profondo nella terra dura,le mani erano fredde, ogni tanto una vena di lòse (pietre dure ndr) affiorava, suo padre allora si fermava. Suo zio, lentamente con una mazza le rompeva cercando di fare dei quadrati, Antonio le prendeva, le caricava in spalla una per una, le trasportava in un mucchio. Qualche giorno dopo finito lo scavo si sistemava il muro di lòse, veniva alto anche un metro, le pietre andavano scelte con cura, trovando le forme adatte in modo di aver pochi spazi vuoti. Si scavava profondo, anche 80 centimetri, per trovare le lòse. In due mesi di lavoro Antonio, suo padre e suo zio sistemarono un terrazzamento di tre giornate, non si fermarono mai, se non la Domenica “.
Il vino: qualità e immagine
Oltre cinquanta appassionati, tra cui tecnici e imprenditori, hanno partecipato ad un’interessante degustazione dei Dolcetto dei terrazzamenti proposto dalla Comunità Montana Langa delle Valli presso l’agriturismo Le Soste di Torre Bormida.
Tre colleghi enologi, Piero Ballario, Felice Bianco e Paolo Fenocchio, membri delle commissioni di idoneità doc – docg della Camera Commercio di Cuneo, con molta professionalità e partecipazione, hanno guidato la degustazione di nove Dolcetto provenienti da vari terrazzamenti. Sono stati messi a confronto con altri dolcetto del territorio (Alba, Dogliani e Langhe). Tutti dell’ultima vendemmia. Quali riscontri hanno avuto?
Non c’erano dubbi ! C’è stata solo la riconferma di una consolidata tradizione orale e scritta che ha visto nel passato emergere sui mercato, soprattutto quello ligure, i vini della valle Bormida. Veniamo agli aspetti tecnici della degustazione. Il colore è quello classico del dolcetto giovane, ovvero rosso rubino –violaceo, piacevolissimo a vedersi.
Ma è al naso che questi dolcetto si caratterizzano in modo particolare, è un profumo fruttato di eccezionale finezza ed eleganza. Al naso si percepiscono : lampone, ribes, mora, ciliegia, le classiche note fruttate. Se non bastasse al naso dei vari assaggiatori viene a sostegno una prima analisi gas-cromatografica dei composti volatili profumati: esteri – aldeidi – alcoli superiori, fenoli liberi sono ad alto livello e non temono assolutamente confronti con i migliori crus di Dogliani-Diano -Treiso.
In particolare è ottimale la presenza di esanali – oltre 3 ppm – che donano al vino note erbacee e di esteri dell’alcol etilico oltre – oltre 350 ppb – dalle classiche note fruttato-dolci.
Al gusto gli assaggiatori hanno evidenziato una struttura e un corpo di medio livello, caratteristica legata ovviamente al terroir. Intendiamoci è un pregio: l’equilibrio, la piacevolezza, la finezza, sono sempre graditi al consumatore e aggiungiamo non è facile averli in dolcetti di 14 gradi e oltre.
Intervista a Franco Onesto: l’ enologo dei terrazzamenti
E’ nato in valle Bormida e attualmente è consulente in alcune cantine delle valli Belbo e Bormida. Quali sono stati i suoi primi lavori?
“Ho iniziato la mia professione come dipendente presso la ditta Rossello Cav. Bernardino di Cortemilia nel Settembre del 1977 lavorandovi per un ventennio. Nel 1998 ho scelto la libera professione. Iniziando con una vendemmia come quella del 1977 non nascondo di
aver avuto un battesimo piuttosto duro, questo mi ha comunque aiutato molto dal punto di vista della tenacia e caparbietà, portandomi negli anni ad avere esperienza in tutti i settori del sistema enologico”.
2 ) Attualmente c’è una certa ripresa in Valle Bormida?
“Il problema Acna-Cengio è stato per diversi anni una piaga per l’agricoltura nella Valle Bormida, ci si vergognava persino di appartenere a questo territorio. La viticoltura, fiorente fino alla metà del millenovecento (mio nonno stesso aveva parecchi ettari di vigneto), ne risentì moltissimo. Ma da qualche anno il corso del fiume Bormida si presenta con acque dal colore naturale abitate da pesci (mio padre mi dice che queste acque sono tornate ad essere come le ricorda da ragazzo quando ci andava a nuotare ed a pescare) le sue sponde sono nuovamente abitate da animali( aironi, anatre selvatiche, oche, cigni, gabbiani, nutrie, gallinelle d’acqua ed altri ancora ). Anche la viticoltura sta dando dei segni di ripresa grazie a titolari di aziende che intravedono la possibilità di riportare la zona ai valori qualitativi che già esistevano, evidenziando quella caratteristica tipica del territorio: i “Terrazzamenti”.
3) A suo parere quali le potenzialità e i percorsi per attuarla?
“I terrazzamenti grazie alla loro conformazione riescono a creare un particolare microclima ottimo per la maturazione dell’uva, un terreno magro detto in gergo “terra bianca” facilita fortunatamente una produzione contenuta di uva per vite, quindi ecco che si ottiene un vino molto ricco di profumi floreali dal sapore caratteristico di bacca rossa riuscendo a raggiungere sempre una media gradazione alcolica ed una buona struttura di corpo”
4) Qual è il ruolo dei tecnici e dei consulenti?
“Non nascondo che comunque ci sia ancora molto da fare nell’istruzione del viticoltore nel vigneto e dei produttori nella cantina, per raggiungere questi risultati indispensabile è la figura dell’enologo che sommando le sue conoscenze viticolo- enologico (nel caso del consulente sono ancora maggiori considerando che questi ha l’opportunità di vedere più realtà di zone vocate dove alcuni di questi problemi sono già stati affrontati ed in parte o totalmente risolti) alle cognizioni territoriali in cui è nato e in cui risiede creano quella sinergia indispensabile per raggiungere un traguardo così importante. Anche e soprattutto per questi motivi in questi ultimi anni la qualità dei vini in val Bormida, Belbo e Uzzone è senza dubbio in crescita”.