Serralunga d’Alba -Cantine Fontanafredda- ottobre 1969.
Ero assunto da pochi mesi ed era per me la prima vendemmia.
Quando vidi arrivare sul peso il primo carico di uve Grignolino non potevo credere ai miei occhi: acini diversi! Poco colorati! Come poteva un’uva così strana, con acini neri, ma anche rossi, rosa e addirittura verdi, produrre un vino rosso?
Ma era e rimarrà la caratteristica primaria del Grignolino.
Le uve tendono a maturare in modo non uniforme (tanto che nello stesso grappolo si possono vedere acini perfettamente maturi e altri ancora verdi).
Ricordo i cantinieri di allora lamentarsi: “Questa uva ha troppi vinaccioli, dicevano, intasa persino i torchi”.
Ho vinificato uve Grignolino per oltre 35 vendemmie; sono migliorate sensibilmente le tecniche di vinificazione, ma il Grignolino ha sempre mantenuto il suo colore rubino chiaro, brillante, assolutamente privo di nuances violacee. Ma è mai rosato.
Un vino particolare che va accettato così com’è.
Poliedriche le definizioni. Vediamole: “Il Grignolino è il più rosso dei vini bianchi ed il più bianco dei vini rossi” pare abbia scritto Veronelli. Ma è un “rosso” a tutti gli effetti, “Anarchico ed individualista“, un’altra definizione di Veronelli. Infatti è molto esigente, vuole terreni e climi idonei, si adatta con difficoltà a portainnesti diversi, la produzione di uva e molto incostante. Insomma il Grignolino ha ben poche regole.
Maurizio Gily è certamente uno degli enologi che meglio consce il Grignolino: “Vino scandalo, vino dispari, vino difficile e poco redditizio ma profondamente amato. No pain, no gain“. Un professore di enologia tra l’altro francese trovò una curiosa definizione: “Come il pinot noir, è la dimostrazione che un grande vino non deve per forza essere molto colorato, alcolico e strutturato”. Occorre scoprirlo con calma. Guai ad essere influenzati dal colore rosso chiaro. In tal caso percepiremo al naso note di lampone, rosa canina, salvia, spezie e frutta secca.
Al gusto presenta media struttura, sempre fresco con buona acidità piacevolmente mandorlato. Sorprende la tannicità di medio livello, non attesa per un vino dal colore rosso chiaro. E’ correlata alla forte presenza di vinaccioli dell’uva.
Un po’ di storia
Non esiste molta documentazione storica sul Grignolino.
La prima citazione è del sec XVIII.
Ma prima del’700, i famosi “chiaretti”, diffusi tra il’500 e il’600 in tutto il Piemonte, erano probabilmente a base di Grignolino.
Originario del Monferrato, ma era presente in Lombardia e Veneto.
Forse il progenitore è l’antico barbesino o barbexinus, citato negli archivi capitolari di Casale Monferrato del 1249.
E’ chiara invece l’origine etimologica di “grignole “: in dialetto locale significa vinaccioli. Quest’uva ne abbonda
Citato in passato con vari nomi: barbesino, arlandino, nebiolo rosato
Nel 1825, uno studioso, cita il Grignolino come “uva da serbo”
Esisteva una versione a bacca bianca coltivata quasi esclusivamente nel comune di Bobbio in Oltrepo’ Pavese.
Il Gignolino, un tempo abbastanza diffuso, conosce un lungo oblio tra gli ani 70-80. Perchè? Diversi i motivi: è piuttosto sensibile alle malattie, la resa in mosto non è elevata, in cantina dà qualche problema. In passato in molte cantine, non avendo limiti in disciplinari ancora inesistenti, lo tagliavano con altri vini, snaturandone così le caratteristiche.
Nel “Dictionnaire des vins” del 1969 alla voce “Grignolino” si leggeva “Uno dei migliori vini rossi italiani, purtroppo difficile da trovare “originale” in quanto la sua produzione è molto inferiore al vino commercializzato effettivamente”. Le tendenze dei consumatori, verso la fine del sec XX erano orientate sui vini alcolici, ricchi di colore, concentrati e strutturati. Tipologie che avevano ben poco da spartite con il Grignolino. Infatti, il mercato subì un ribasso. Oggi per fortuna la tendenza dei consumatori di vino è cambiata. Si cercano soprattutto vini derivati da vitigni autoctoni e ben identificati con un terrior specifico. Il Grignolino vi rientra e a pieno titolo.
Il territorio d’origine
E’ coltivato sulle colline del Monferrato a nord del Tanaro, nelle province di Asti e Alessandria. Forse la sua patria di origine.
Dal vitigno Grignolino si ottengono due doc: Grignolino d’Asti e Grignolino del Monferrato Casalese. Precisiamo che intorno agli anni ‘70 del sec scorso, la nascita delle prime doc inevitabilmente faceva nascere campanilismi e clientelismi.
Forse sarebbe bastata una sola doc; oltretutto il territorio interessato non è molto esteso: circa 1000 ettari totali.
Precisiamo che i caratteri dei suoli non sono simili. Il Grignolino d’Asti è localizzato, in parte, su suoli in parte sabbiosi, mentre il Monferrato Casalese ha suoli calcareo-marnosi.
I vini ottenuti presentano alcune diversità: il Grignolino d’Asti è più profumato di pronta beva. Il Grignolino del Monferrato Casalese è più strutturato e tannico, con maggiori possibilità evolutive.
Il “Grignolino d’Asti” istituito con D.P.R.-29 maggio 1973 deve essere ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti composti dal vitigno Grignolino. Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve provenienti dal vitigno freisa presenti nei vigneti fino a un massimo del 10%.
Zona di produzione: l’intero territorio di trenta comuni che gravitano sul capoluogo di Asti. Per il Grignolino Monferrato Casalese il riconoscimento della doc è avvenuta con d.p.r. 26 giugno 1974.
Il territorio d’origine comprende 29 comuni intorno a Casale Monferrato.
Ma quali sono i terrior vocati per il Grignolino?
Portacomaro è il comune ritenuto più vocato per la produzione di questo vino, in particolare la sottozona Migliandolo, insieme a Rocchetta Palafea, Castagnole Monferrato, Scurzolengo, Castello d’Annone, Rocchetta Tanaro.
Ma anche la sottozona Val Tiglione produce buoni Grignolino.
Non dimenticando Vignale, Rosignano, oppure Olivola.
Ma il Grignolino entra anche nella composizione di doc più grandi sul piano territoriale: Monferrato doc e Piemonte Grignolino doc.
Nate sulla fine del secolo XX.
Il vitigno Grignolino è coltivato anche nel mantovano e nel pisano seppur in quantità limitata
Prima dell’invasione della fillossera, nei primi decenni del secolo scorso, pare diffuso anche in altre zone come l’Oltrepò pavese. Si coltiva Grignolino anche in California e in Argentina.
Vigna e cantina
E’ una delle uve che richiede maggiori cure nel vigneto, a partire dalla scelta del sito di impianto e del portinnesto. E’ sensibile alle malattie, in particolare alla muffa grigia, favorita dalla compattezza del grappolo
Ha pochi antociani, infatti le foglie in autunno non diventano rosse, ma gialle.
Predilige terreni sabbiosi, poco fertili, a garanzia della qualità dei profumi primari. Terreni troppo fertili o non adatti causano grappoli con acini rosati o addirittura verdi.
Teme le esposizioni solari eccessive.
Stesso discorso in cantina. Essendo le uve povere in antociani, con buona consistenza in tannini, grazie anche alla forte presenza di piccoli vinaccioli è opportuno effettuare macerazioni molto brevi, onde evitare estrazione in fase alcolica di flavononoidi condensati dai vinaccioli. Mentre per i rari antociani della buccia l’estrazione non è un problema avvenendo in fase acquosa nei primi giorni di fermentazione alcolica. Anche travasi, chiarifiche e fltrazioni andranno calibrati molto bene. Il Grignolino resta un vino comunque delicato e non sopporta trattamenti pesanti o troppo invasivi. Per fortuna non è molto soggetto al problema “ridotto”, a differenza di altri vini piemontesi, Dolcetto in primis. Curioso il fatto che tra la fine del XIX secolo e i primi del’ 900 il Grignolino era spumantizzato insieme al nebbiolo con il metodo delle fermentazioni in bottiglia o champenoise. Le famiglie nobili lo scelsero per il colore rosso rubino scarico. Rarissime produzioni di Grignolino spumante esistono ancora oggi.
Servizio e abbinamenti
Poliedrico in tavola il Grignolino. “Food wine” in inglese, nel senso che non va bene fuori pasto, ma si sposa con molti cibi. Iniziamo da taglieri di salumi e formaggi, non molto stagionati questi ultimi. Inoltre sgrassa la bocca con la sua moderata tannicità, perciò va molto bene con carni bianche. Aggiungiamo minestre asciutte e frittate nelle molteplici preparazioni. Magari correlate alla tradizionale cucina del territorio di origine. Come la muletta, il salame crudo del Monferrato. Nei locali che fanno tendenza o in happy hours si serve con la pizza, con tramezzini, salatini, mini focacce e altri stuzzichini fantasiosi. Da provare anche con alcuni piatti di pesce molto saporiti, ad esempio le sarde o le acciughe fritte.
E’ opportuno servirlo ad una temperatura di 15-16°c utilizzando bicchieri iso o a calice.
Interviste
Mauro Gaudio -Vignale
Bricco Mondalino per il Grignolino, per dire Rabaja nel Barbaresco, Cannubi nel Barolo, Rovereto nel Gavi, Vinchio nel Barbera. Quando la qualità è fuori discussione, come l’immagine del vino o della cantina.
La casa vinicola Mauro Gaudio produttrice del Grignolino Bricco Mondalino, vanta solide e antiche radici. Come dimostrano etichette e diplomi appesi alle pareti della cantina. C’è tutta la storia del Monferrato vitivinicolo. Chi scrive ben ricorda un patriarca del vino Amilcare Gaudio cercare le migliori partite di uva Grignolino, tra Vignale e i paesi vicini per la cantina Fontanafredda.
In quegli anni (1970-1975) il mercato di queste uve era soprattutto rivolto alle cantine di Langa.
Iniziano da Vignale queste interviste ai produttori e ai personaggi del Grignolino. Ci riceve una giovanissima enologa- Beatrice – nipote del patriarca citato.
E’ appena giunta da un’interessante esperienza lavorativa in Australia.
I miei avi venivano dalla cascina Bergantino ai confini tra Asti e Alessandria.
Questa cantina invece fu eretta da mio padre Mauro, nel 1973.
Abbiamo 15 ettari di vigna di cui 5 a Grignolino.
Siamo stati tra i primi in zona ad etichettare il Grignolino (anni 1970-1971.
Intanto ci ha raggiunti il padre Mauro.
Oggi la vendita di questo vino è stabile, ma ci sono segnali incoraggianti.
Il Grignolino è un vino che richiede tantissime cure.
In vigna occorre controllare bene le rese.
Noi effettuiamo il taglio di una parte del capo a frutto, in seguito se necessario abbattiamo ancora grappoli.
Per arrivare ad una resa massima di 60 quintali / ettaro.
In cantina la macerazione è molto breve – max 4 giorni- la temperatura è 18 gradi; la malolattica non sempre viene effettuata.
La conservazione avviene solo in acciaio, mai nel legno.
Nella vendemmia 2010 abbiamo prodotto anche un Grignolino spumante metodo classico.
L’immagine del Grignolino dovrebbe consolidarsi meglio, oggi è a carico soprattutto dei privati.
Noi già 30 anni fa eravamo al Vinitaly; da molti anni partecipiamo pure a Prowein.
Ma occorrono sforzi maggiori da parte di tutti.
Massimo Gily – Agronomo e consulente vitivinicolo
Grignolino, l’anarchico del Monferrato
Il Grignolino è il vitigno-bandiera del luogo dove vivo, il Monferrato casalese. Solo gente ostinata come la nostra poteva salvare questo vino dalle tendenze del gusto internazionale propiziate da frasi come queste: “(…) The 1997 Merlot might be called liquified Viagra. An incredibly sexy nose of smoke, black fruits, cappuccino, and toasty wood is followed by an expansive, terrifically concentrated wine with a sumptuous texture, no hard edges, beautifully integrated acidity and tannin, and a long, 35 second finish. (…)”
Insomma il vino-nutella, o Viagra liquido degli anni novanta, bomba di colore e rotondità, caro al Robert Parker autore delle note citate, poteva annientare il Grignolino, ma non è accaduto. La resistenza si è attestata a sinistra del Tanaro, nelle terre del Grignolino, e ha visto protagoniste le aziende che hanno fatto la storia recente di questo vino, come Bricco Mondalino dei Gaudio a Vignale, Vicara con Domenico Ravizza a Rosignano, Carnevale a Cerro Tanaro e diverse altre. Ma prima degli anni settanta il Grignolino non si imbottigliava quasi nella zona di produzione: si vendevano le uve ed i vini sfusi agli imbottigliatori di prestigio dell’Albese, come Fontanafredda e Marchesi di Barolo, che avevano un buono smercio di Grignolino soprattutto sul mercato torinese. Da questo si capisce quanto sia recente la storia del Monferrato come “terroir” compiuto, e quindi, peraltro, quante possibilità di crescita abbia ancora questo territorio magnifico e ad alta vocazione.
Grignolino: “Un falso magro”
Ricordo un giornalista belga molto presuntuoso parlare del Grignolino con sufficienza: non ha colore, non ha profumo, non ha gusto. Tutto sbagliato, ma istruttivo. Il colore in un vino crea un’aspettativa che spesso è confermata dagli altri sensi, altre volte no: ma per riconoscere questa divergenza occorre una certa dose di modestia. Il degustatore superficiale vede un colore rosso chiaro, e già è convinto che il vino sia magro e diluito. Che poi il Grignolino non piaccia a tutti, questa è un’altra questione, ma, per lo meno, bisogna avvicinarsi senza pregiudizi.
In alcuni testi si trova scritto che il Grignolino è un vino poco alcolico: in verità questo luogo comune deriva dalle vecchie consuetudini legate a cloni di scarsa qualità o affetti da virus, o, comunque, a uve di insufficiente maturazione e qualità. I migliori vini Grignolino, soprattutto quelli delle marne argilloso-calcaree del casalese, battono sui tredici gradi o più, secondo l’annata, ovviamente gradi naturali, perché nei vini di qualità il grado si fa nel vigneto.
Franco Roero viticoltore, nonché produttore vinicolo –Montegrosso d’Asti
La Val Tiglione, in provincia di Asti, è un terroir favoloso anche per il Grignolino, oltre che per la nota Barbera.
Il problema del Grignolino sta nella vigna, occorre abbattere le rese se vuoi avere dei grappoli abbastanza colorati.
Elimino dei grappoli prima dell’invaiatura, in genere la prima settimana di agosto.
Inoltre il grappolo è molto compatto, se piove la muffa grigia è in agguato. Per questo motivo non devono esserci grappoli troppo vicini.
In caso di annata piovosa occorre rinforzare la buccia. Grazie a solfato di rame e calce.
Da anni non uso nelle mie vigne ne antibotritici, né sistemici.
In cantina, durante la vinificazione, effettuo un delestage, grazie alla valvola da 80 mm, elimino aspirandoli con la pompa, una parte di vinaccioli che rimangono sul fondo del tino.
In tal modo nel vino ho meno tannini.
La temperatura di fermentazione è bassa sui 22-24 gradi per ottenere profumi più fruttati.
I tempi sono brevi, il contatto con bucce non va oltre i 5-6 giorni.
La malolattica è sempre necessaria.
Cantina sociale di Casorzo e zone limitrofe (Asti)
La Cantina sociale di Casorzo è nota non solo per la Malvasia omonima, ma anche per alcuni vini rossi, tra cui quello ottenuti dai vitigni barbera e grignolino
Sentiamo il ragionier Biletta, direttore commerciale:
Siamo a cavallo tra le due zone doc del Grignolino. Anche se in bottiglia prediligiamo il Grignolino d’Asti.
Alla cantina oggi aderiscono 60 soci, 35 posseggono vigneti a Grignolino per circa 30 ettari.
Ritiriamo in vendemmia 3000 quintali uva circa, il Grignolino del Monferrato Casalese è venduto sfuso, ottimi a questo proposito i mercati di Genova e Torino, con richiesta di damigiane in crescita.
Per le bottiglie ci rivolgiamo al canale horeca.
Il mercato del Grignolino è un po’ anarchico come il vino stesso, lo sfuso risente di alti e bassi con una certa frequenza. In bottiglia non è sempre facile spuntare prezzi adeguati.
A- Il Tempio del Grignolino.
Il “Tempio del Grignolino” è senza dubbio l’Enoteca Regionale del Monferrato a Vignale, ospitata nel settecentesco Palazzo Callori, già dimora dei Conti Callori di Vignale, acquistato nel 1977 dalla Regione Piemonte. Nelle antiche cantine è possibile degustare e acquistare il Grignolino anche delle aziende più piccole e meno conosciute, ma sicuramente di alta qualità, poiché i vini sono ammessi all’esposizione dopo il passaggio attraverso una severa commissione di assaggio.
B – Le cantine di Fontanafredda e il Grignolino
Negli archivi della fontanafredda sta scritto un pezzo di storia del Grignolino del Monferrato Casalese. Infatti, da oltre cinquant’anni la nota azienda vitivinicola di Serralunga d’Alba acquista uva in questo territorio.Fontanafredda produce oltre sei milioni di bottiglie e in listino presenta un Piemonte Grignolino doc Cireseto.
Le uve vinificate a Serralunga d’Alba erano acquistate, negli anni ’50, tramite il mediatore Amilcare Gaudio, nei comuni di Vignale, Frassinello, Olivola. Terrior di assoluta vocazione. Il lavoro di ricerca delle migliori partite di uva Grignolino fu proseguita dal mediatore Mussio.Vediamo un attimo i registri di cantina: Nei primi anni ’60 la Fontanafredda acquistava circa 5000 miriagrammi di Grignolino l’anno. Con il tempo gli acquisti di uve Grignolino crebbero: nel 1983 i conferenti erano diventati venti e ottomila i miriagrammi acquistati; venti anni dopo- 2003, i miriagrammi sono saliti a dodici mila, restando fermo il numero dei conferenti.
C – Manifesto del Capitolo del Grignolino Storico
Una certa dinamicità attraversa oggi il territorio del grignolino, produttori, enti locali e istituzioni del vino in sinergia cerano di elevarne l’immagine.
Di recente è stato diffuso il manifesto del Grignolino del Monferrato casalese storico( GMCS)
Eccone una sintesi.
Accertato che le uve di Grignolino provenienti da terreni particolarmente vocati, opportunamente coltivate e raccolte a maturità fenolica completa, si prestano non soltanto alla produzione di vini giovani e freschi ma anche di vini più corposi e complessi, che si avvantaggiano di un certo periodo di invecchiamento per giungere al culmine della loro espressione organolettica, i produttori di Grignolino del Monferrato Casalese firmatari del presente manifesto, sulla base di una tradizione anticamente consolidata e attestata da documenti storici, nonché di varie esperienze maturate in anni recenti e fortemente premiate dal consenso della critica e del pubblico, destineranno una parte della produzione del loro vino Grignolino del Monferrato Casalese alla realizzazione di un prodotto di particolare pregio, che sarà immesso in commercio dopo un adeguato periodo di affinamento (indicativamente dai tre ai quattro anni, sulla base dei test chimici e organolettici effettuati durante il periodo di affinamento) di cui una parte in botte di legno. (…) L’obiettivo è quello di sfruttare tutto il potenziale offerto dalla composizione delle uve Grignolino delle aree più vocate del Monferrato casalese, ritenendo che finora esso non sia stato appieno compreso e valorizzato, salvo singoli casi aziendali.
Il nome Grignolino Storico non è una denominazione ufficiale del vino (non consentita dal disciplinare DOC) ma un marchio collettivo ed un logo, concesso in uso ai produttori firmatari e a nuovi aderenti che ne faranno richiesta e ne avranno i titoli, previa accettazione del disciplinare di produzione.
Disciplinare di produzione
Il Grignolino Storico è esclusivamente un vino di “vigna” o di “cru”, (sebbene l’attuale testo del disciplinare DOC non consenta di rendere ufficiale tale definizione) e viene prodotto solo nelle annate migliori.
Il Grignolino storico, definito GMCS in sigla in seguito, è un vino di particolare pregio all’interno della DOC Grignolino del Monferrato casalese, per cui i vigneti di origine devono essere iscritti ad un registro. Qualora la riforma della denominazione che è stata avviata portasse al riconoscimento delle tipologia riserva e vigna il GMCS utilizzerà questa denominazione.
Il GMCS viene prodotto da singoli vigneti precedentemente selezionati (al massimo due per ogni azienda) nelle zone più vocate, ed iscritti al Libro Vigneti del Capitolo.
Il vino viene prodotto su scelta del produttore, nelle annate in cui le uve dei vigneti prescelti (o di uno dei due) raggiungono le caratteristiche richieste. Perciò il GMCS è un vino di “vigna” o “cru”.
Per quanto riguarda le caratteristiche dei vigneti e dei massimali di produzione fa testo il disciplinare della DOC, inteso nel senso più restrittivo. (…).
Grazie Lorenzo, hai fatto un articolo splendido seppur con una lieve mancanza che è quella che cercavo e cioè l’invecchiamento.
H
Un amico mi sta avvicinando l grignolino, vino che conosco dal 1977 ma che non ho molto apprezzato se non in rari casi e quando era veramente buono e del Monferrato.
Mi dicono vada bevuto giovane ed oggi ho trovato in cantina una bottiglia del 2014 e la aprirò sperando sia ancora accettabile.