“Domenica si pranza con il President”. Slogan famoso, ripetuto ennesime volte, rimarrà nella memoria collettiva dei consumatori di spumante ad indicare un periodo particolare: gli anni sessanta. Tra la minigonna e i primi segnali della futura contestazione globale, vini bianchi e spumanti secchi facevano tendenza tra i consumi, decisamente in crescita degli italiani. Il Pinot grigio di Santa Margherita spopolava nelle tavolate domenicali della ristorazione media.
In Piemonte, le cantine si adeguavano alla richiesta del mercato proponendo tipologie varie di spumanti. Oggi, a distanza di quaranta anni, il mercato degli spumanti piemontesi ha un preciso punto di riferimento: l ‘Asti, “ unico e irrepetibile” come disse anni fa il grande Renato Ratti e i segnali di ripresa che si avvertono per questo spumante sono sicuramente positivi e attesi da tutti. L’augurio è uno solo: il super annunciato e costosissimo progetto Mackenzie non resti una bella idea, ma si concretizzi nella realtà e soprattutto in risultati concreti e soprattutto verificabili. Proprio il periodo natalizio, tempo di brindisi e di tappi che saltano, di gioia e convivialità potrebbe essere anche l’occasione per conoscere meglio piccole produzioni di spumanti piemontesi che stanno riscuotendo l‘ attenzione dei consumatori per la loro qualità e per la specifica correlazione con il territorio. La nota enoteca Solci di Milano, eccellente punto di osservazione dei mercati e delle tendenze del vino si sofferma sul “ facile accostamento e la grande bevibilità di questi vini “. Risulta sempre più evidente, continua “ che il consumatore cerchi nell’assaggio di uno spumante un impatto immediato, facile, coinvolgente, emozionante”. Vediamo allora quali sono:
1 -Malvasia di Casorzo –Malvasia di Castelnuovo don Bosco
La Malvasia, definita un vino “dal profumo incantevole e dalla dolcezza raffinata”è un vino doc dal 1968. Ha una storia antica e la presenza in Monferrato, come vino importato, si fa risalire al sec XIII. Probabilmente dal porto greco di “monenvasaia” grazie a navigatori veneziani abili nei commerci arrivarono le primi viti di “malvaxia “, erano dette anche “uve greche “. Il vino è stato usato nell’astigiano tra le prime sperimentazioni riguardo alla produzione di vini spumanti rossi nella prima metà del secolo diciannovesimo. La Malvasia è prodotta in Piemonte nei comuni di Casorzo, Castelnuovo don Bosco e zone limitrofe comprese nei disciplinari di produzione.
La raccolta in genere avviene alla fine di Settembre. La Malvasia è ben nota agli enologi per gli aromi particolari, tutti di elevata finezza. Per questi motivi negli anni 1993- 2000 furono oggetto di attenti studi da parte dell’ Istituto Sperimentale di Enologica di Asti – prof Rocco Di Stefano e collaboratori. Il geraniolo risulto’ il componente più caratteristico mentre il linalolo seppur presente è a livelli medio-bassi. Buona la presenza del diolo 1. I descrittori percepiti: fruttati e floreali in particolare rosa, pesca, albicocca, miele e lampone. “ Il mercato da importanti segnali di ripresa – “conferma Stefano Bruno presidente del consorzio Malvasia di Catorzo – “ le scorte della vendemmia 2004 sono quasi terminate e il 2005 si presenta con aromi di alto livello. C’è interesse verso la Malvasia spumante da parte di vari canali distributivi, horeca compreso”.
2- Brachetto d’Acqui.
Non si conoscono le origini del vitigno Brachetto. Alcuni autori hanno ipotizzato un’origine francese, precisamente nel Nizzardo ( Vitis vinifera niceanenis).
Zone vocate sono tradizionalmente considerate Strevi, Cassine, Sessame, Acqui, Ricaldone. In cantina la preparazione del vino è in funzione del prodotto che si vuole ottenere: di norma si attua una breve macerazione delle parti solide, per estrarre il colore necessario e per un maggiore quadro aromatico, segue una pressatura soffice, ed una fermentazione sino a 2-3 gradi alcol. Il vino Brachetto spumante si presenta con un color rubino chiaro, l’aroma è stupendo nella sua eleganza ed intensità; la rosa bulgara è la nota olfattiva distintiva, ben conosciuta da enologi e cantinieri, insieme ad altri aromi del genere fiorale. Al Brachetto d’Acqui docg si è affiancato in questi ultimi anni lo spumante Piemonte Brachetto doc. Il fatto è positivo in quanto si sono eliminate dal mercato molte bottiglie con l’etichetta Brachetto spumante, beninteso generica. E’ auspicabile inoltre un’adeguata azione di incremento di immagine e valorizzazione sul mercato nazionale ed internazionale di questo vino; un ruolo attivo importante a questi proposito deve essere svolto dal Consorzio di Tutela e Difesa del Brachetto d’ Acqui. Da un punto di vista commerciale occorre non sottovalutare l’attenzione del mercato- specie quello rivolto alla fascia giovanile-verso gli spumanti dolci rosati. Potrebbe diventare in futuro, un ottimo canale distributivo per il Piemonte Brachetto spumante doc se contemporaneamente viene avviata un’ adeguata attività promozionale.
3 -Caluso spumante.
La coltivazione della vite si pratica in Caluso sin dai tempi più antichi e
dell’Erbaluce di Caluso si hanno le prime notizie all’inizio del ‘600. È il primo bianco Piemontese ad aver ottenuto la Denominazione di Origine Controllata. Deve il suo nome dall’uva da cui deriva, che in autunno si accende di riflessi caldi di vivo rame, leggermente rosati. L’ Erbaluce di Caluso spumante nasce per iniziativa dell’azienda vitivinicola “Orsolani” nel 1969. E’ prodotto con metodo Charmat, e con metodo Classico. Grazie alle moderne tecnologie, alla buona acidità costituzionale dell’acino ed alle caratteristiche del vitigno Erbaluce, oggi un magnifico spumante brut che si pone a pari merito con gli altri spumanti classici italiani. I descrittori percepiti sono : floreale con sentori di crosta di pane, mandorle ed un finale elegante.
4- Altri spumanti.
L’offerta del Piemonte spumantistico non si esaurisce certo nei vini sopraccitati
Ricordiamo gli Spumanti rossi a fine ottocento, erano oltretutto nati prima del moscato champagne di Canelli, come hanno scritto gli storici Berta e Mainardi nel fondamentale “Piemonte –storia regionale della vite e del vino ”. Riportiamo testualmente “ Il nebiu d ‘asti è un vino spumante abbastanza buono che si fabbrica in Piemonte nella patria dell’Alfieri “ Stendhal –1839. Per molti anni barbera, freisa, nebbiolo, grignolino, vennero spumantizzati dapprima con fermentazione in bottiglia e a partire dal 1925 anche in autoclave, con i primi impianti originali Charmat della “Societè francaise pour la fabbrication industrielle des vins naturels”.In seguito vennero riproposti sui listini delle piu’ importanti cantine storiche piemontesi sia spumanti che frizzanti sino agli anni ‘ 50. Quasi sempre abboccati o dolci venivano soprattutto esportati. Dai vecchi registri di cantina di Fontanafredda rileviamo: “ 1959 – 30 hl barbera spumante per Inghilterra. Nel 1961 Barbera spumante per Pacotto –Francia e vini amabili per Lucchini –Svizzera che acquista freisa e brachetto”. Per un minimo di memoria come non si può non ricordare il “Canei Rosè” –“figlio di nessuno” come lo defini il suo inventore perché prodotto con tanti vini –almeno cinque si raccontava – di diversa origine, ma comunque prodotto e venduto per molti anni ad alti volumi.
Mauro Spertino è un enologo che lavora a Canelli e produce nell’azienda famigliare un grignolino metodo classico. “Iniziai nel 1997 grazie ai consigli del dott. Stefano Berta direttore della canina ove lavoravo, usai grignolino proveniente dai nostri vigneti a Moncalvo, zona vocata per questo vino. Lo tengo tre anni sulle fecce, seguono rotazione e sboccatura, ritengo che possa conservarsi ancora 4-5 anni dopo chiusura definitiva. Al profumo si presenta speziato e al sapore si avverte in parte l’influenza del vitigno di provenienza. Consiglio di abbinarlo con piatti a base di carne ma un po’ grassi: salumi cotechini, salsicce o grigliate di carne suina.
L’etichetta porta il nome Andrea Spertino, il nome di mio padre e di mio figlio”.
Citiamo l’ Asti fermentato in bottiglia, ovvero metodo champenoise per i nostalgici. E’ prodotto in quantità limitata da poche cantine; ne abbiamo parlato nel numero di dicembre dello scorso anno. Alta Langa invece è uno spumante che tutti auspicano diventi celebre e venga pertanto prodotto in grandi quantità. E’ l‘ erede della grande tradizione spumantisca piemontese. Doc dal 2002, viene prodotto con un rigido disciplinare di produzione che prevede l’utilizzo di uve pinot nero e chardonnay al 90 %, basse rese in vinificazione e la spumantizzazione con il metodo classico. Spesso l’uva è raccolta in cassette, viene quindi pressata intera e si scarta la prima fase di mosto ottenuta. Il territorio interessato riguarda le province di Cuneo, Asti e Alessandria.
Alta Langa puo’ essere prodotto nelle tipologia bianco, rosso e rosato,
Esistono altre produzioni di spumante in vero molto limitate. Gavi spumante prodotto da alcune aziende della zona docg omonima. Arneis spumante – secco e fruttato – con il Birbet spumante –dolce ed aromatico – rappresentano invece gli spumanti rari del Roero.
Lorenzo Tablino
Finestra
Il Servizio-La tavola
La bottiglia va sempre conservata coricata in cantina a temperatura non superiore a 14 gradi. Gli spumanti vanno serviti “freddi e non ghiacciati”, le temperature ideali sono 8 gradi per i dolci ed aromatici, 10 per i secchi. Come fare ? Non utilizzare il freezer, mettere la bottiglia nella parte bassa del frigo, oppure nel secchiello del ghiaccio che verrà anche utilizzato per la tavola. Tenendo la bottiglia inclinata, stappare lentamente –roteando adagio il tappo e accompagnandolo all’uscita.Evitare ovviamente il botto, salvo, ben inteso, le giuste eccezioni. Se il tappo fa le bizze e non vuole uscire si può tentare con movimenti da destra a sinistra, occorre in sostanza staccare il sughero dal vetro. Meglio aiutarsi con le apposite pinze omaggiate dalle aziende. Bicchieri ? Usate flutes alte e strette e lasciate la classica coppa solo all’Asti spumante. Abbinamenti: spumanti secchi con salmone, ostriche, crostacei, pesci d’acqua dolce e salata bolliti o alla griglia, in genere cucina di mare senza salse particolari. Gli spumanti Malvasia di Casorzo e di Castelnuovo don Bosco, insieme al Brachetto d’Acqui si abbinano a dolci di vario genere, in particolare crostate di frutta, mousse, bonet, pasticceria fine. Con una macedonia di frutti rossi e con un gelato alla fragola o lampone nel caldo estivo ? Perché no! Tanti auguri.