“Grappoli inchiodati”, ecco lo slogan, che con solo diciotto sillabe, sintetizza questa vendemmia. È iniziata verso fine agosto, con la raccolta delle uve pinot e chardonnay, per la produzione del vino base spumante “Alta Langa”.
Le uve sopracitate sono belle e sane, ma la quantità sui tralci non è certo su buoni livelli, a causa dell’andamento climatico siccitoso.
Da un giro di telefonate in cantine interessate, emergono comunque segnali positivi.
La pressatura soffice – grazie a presse pneumatiche – autentici gioielli di tecnologia in continua evoluzione – ha garantito un mosto fiore, con caratteri ottimali e privo di sostanze fenoliche, dannose alla qualità del futuro vino.
Anche con cicli di lavorazione molto soft si arriva alla resa in fiore del 55%, a garanzia di un futuro spumante di altissima qualità.
La gradazione alcolica è buona, ma non troppo elevata: in media sui 11.0 -11,5 di alcol svolto, mentre l’acidità fissa è su ottimi livelli, anche 9,0 gr x lt, con ottimi ph – in media sui 3,0-2,9 -, valori ideali per un buon andamento del processo di fermentazione.
Anche il torchiato è di buona qualità e la vinaccia esce dai torchi del tutto esaurita. Inoltre le operazioni preliminari sul mosto non incontrano alcuna difficoltà.
Consiglio di limitare l’utilizzo del metabisolfito di potassio, considerando l’assenza di uve botritizzate: 6-8 gr x hl dopo la torchiatura sono più che sufficienti.
Riguardo agli altri additivi medesimo discorso: per le cantine che effettuano ancora la pulizia del mosto, con separazione statica (la classica coperta), consiglio 50 gr x hl di sol di silice e 4 gr x di gelatina animale. Tempi di floculazione e decantazione: 6 -8 ore max.
Ma l’attenzione degli imprenditori e degli enologi è ormai rivolta all’uva moscato.
In considerazione della tendenza positiva dei mercati, riguardo al Moscato d’Asti e all’Asti, la resa è stata portata a 120 qli x ha, comprensivi di deblocage – 15 qli – e Moscato Piemonte – 5 qli.
L’uva è molto bella e sta maturando rapidamente, soprattutto nei cosiddetti “Sori”.
Testimonianze
È iniziata il 5 settembre, in gran parte della zona del Moscato, la raccolta dell’uva, come conferma l’enol. Lucia Veglio, della cantina “Cascina Rossa” di Diano d’Alba.
Nelle nostre vigne di Serralunga d’Alba raramente abbiamo visto Moscato così bello e sano, anche la quantità è su buoni livelli e si avvicina a quanto previsto dal disciplinare per la corrente vendemmia. Abbiamo eseguito un leggero diradamento ad inizio luglio.
Riguardo alla vinificazione del Moscato, consiglio di limitare l’utilizzo del metabisolfito di potassio, considerando la totale assenza di uve botritizzate: 6 gr x hl dopo la torchiatura sono più che sufficienti.
Riguardo agli altri additivi medesimo discorso: per le cantine che effettuano ancora alla pulizia del mosto, con separazione statica (la classica coperta), consiglio 70 gr x hl di sol di silice e 5 gr x di gelatina animale. Tempi di floculazione e decantazione: 8 -10 ore max.
Romano Dogliotti, patriarca del Moscato d’Asti, ci racconta:
L’uva è uno spettacolo, a parte la buona gradazione (nel nostro sori “La Galeisa” siano già a 14 gradi complessivi), è molto profumata, grazie alle temperature non troppo alte di giorno (mai oltre 30 gradi) e fredde di notte (siamo sotto i 16 gradi). Abbiamo iniziato la raccolta domenica 5 corrente.
Anche l’uva dolcetto sta completando la maturazione, in particolare nelle vigne esposte, i cosiddetti “Sori”. Nel merito abbiamo ascoltato il viticoltore Osvaldo Gugliemi della “Cascina Tilde” a Madonna di Como sulle alture albesi.
La prossima settimana inizieremo le operazioni di raccolta. L’uva è sana e del tutto priva di malattie, inoltre non ha patito molto la grande siccità di quest’anno. A differenza della barbera e del nebbiolo che hanno perso un po’ di colore negli acini, soprattutto in vigne defogliate.
Finestra: 85 vendemmie con le uve di Langa
Seduto davanti a un bicchiere di vino, Osvaldo Guglielmi inizia a raccontare. La memoria è ancora viva per un amarcord di assoluto livello culturale.
Alla cascina Bonina (non lontano da Madonna di Como ndr) la prima uva raccolta era il dolcetto.
Nel 1935, a cinque anni, anche io partecipavo alla vendemmia. Nei filari stavo sempre dietro a mio padre, ma non staccavo mai i grappoli, avevo un piccolo cestino e dovevo raccogliere gli acini di dolcetto che cadevano per terra.
Come noto è un’uva soggetta a colosità, allora gli acini erano importanti, guai a perderne qualcuno (fa sorridere il fatto che oggi tutti dicono che buttano per terra anche i grappoli interi …cicli e ricicli della moderna viticoltura).
Allora nelle vigne si coltivava, alternativamente, nei filari anche grano e fave onde avere un reddito maggiore.
Solo da qualche anno le viti erano state innestate su piede americano, pertanto erano giovani. I filari erano larghi, perché dovevano essere percorsi da una coppia di buoi con l’aratro e i pali erano soltanto di castagno. Coltivavamo dolcetto, barbera e in misura minore moscato.