Ho avuto occasione di partecipare come membro di giuria alla selezione dei vini da presentare al “Barocco Wine Music”. Una fiera – manifestazione promozionale sui vini del Salento pugliese, giunta all’ottava edizione.
I lavori si sono svolti, in data 12 ottobre, nel municipio del bellissimo quartiere storico del comune di Soleto (Le). Con l’assistenza della locale agenzia Mood – organizzatrice dell’evento – e dell’AIS – delegazione di Lecce.
Abbiamo preso in esame i vini Negroamaro, Primitivo, Fiano, Chardonnay e vari blend.
Mi accompagnava l’amico enol. Ico Turra, un nome conosciuto in moltissime cantine, in quanto rappresentante per anni di macchine e impianti per l’enologia.
Sin dai primi assaggi ho potuto constatare il grande livello qualitativo raggiunto dai vini in concorso: sia bianchi che rossi.
Mente i sommelier versavano nei bicchieri, la vista, il naso e il palato percepivo sensazioni organolettiche di alto profilo, che nulla avevano a che fare con quelle presenti nei vini pugliesi prodotti cinquanta anni fa.
Il passato
Occorre ricordare che l’enologia del nord Italia, sino a metà anni sessanta del sec. scorso, alle prese con vendemmie avverse – 1953 – 1963 – 1960 -1972 – 1966 – ha salvato la qualità dei propri vini carenti di tutto (dalla gradazione zuccherina alle sostanze estrattive e al colore) grazie all’apporto, in funzione correttiva, dei vini del sud.
Manduria, Pachino, Negroamnaro, Cirò, o semplicemente Puglia o Basilicata sono vini che anziani enologi ben ricordano.
Doppie cisterne amaranto, in partenza da Brindisi percorrevano la nuova “autostrada del sole” per raggiungere Torino ove, in corso Regina Margherita, c’era un deposito di vini meridionali; navi da Taranto raggiungevano Genova e Sète nel Midi France.
Trasportavano vini speciali, ricchi di tutto ciò che mancava ai nostri mosti in fermentazione: colore, grado e corposità.
La qualità? Termine molto relativo in quegli anni. Ricordo enologi che, dopo averli assaggiati, battevano il tacco per indicare “sapore del sud”.
Intendo profumi terrosi, di confettura cotta, molti intensi, ma finezza zero. Meno male che erano disponibili, visto in quali condizioni erano i nostri vini nelle vendemmie sopraccitate. Preciso che fino al 1966, con le prime leggi sui vini DOC, il loro utilizzo in tutta Italia era legale.
Oggi?
È cambiato tutto! In meglio! I vini pugliesi, grazie a cambiamenti epocali, prima in vigna e poi in cantina, presentano caratteristiche organolettiche opposte a quelle sopra descritte, soprattutto in fatto di grado acolico ed estratto.
Di fatto possono tranquillamente competere con altri vini di terroir più famosi, dalle Langhe alle Colline Senesi. Abbiamo assaggiato dei Negroamaro e dei Primitivo con colori intensi, profumi fruttati o speziali di rara finezza e soprattutto con sapori di sorprendente equilibro e piacevolezza.
D’altronde i vitigni a bacca nera pugliesi si caratterizzano per molto colore e pochissimi tannini. L’opposto del nostro Nebbiolo preciso.
La regione Piemonte era ospite al “Barocco Wine Music”; nell’interessante spazio espositivo sono stati presentati e degustati anche dei vini di Langa e Monferrato.
Ne cito alcuni:
- Dolcetto di Diano 2018 – Cascina Rossa – sori Autin
- Nebbiolo Alba 2016 – cantina Oriolo
- Barbera Asti 2018 – vigna Carbunè – cantina Franco Roero
- Malvasia di Casorzo 2018 – cantina cooperativa di Casorzo