Una domanda interessante e di non facile risposta: il Moscato d’Asti può essere conservato in bottiglia? Quali i risultati?
Lieta sorpresa ai partecipanti alla Serata degli Auguri Natalizi a cura dell’Onav- sez. Cuneo, il 12 dicembre scorso, presso la scuola enologica di Alba.
Ho avuto l’opportunità di condurre l’evento sopradescritto in cui si è sfatato il mito del Moscato d’annata, del vino di pronta beva da consumare subito.
Il Moscato è un vino interessante nei comportamenti evolutivi. Inoltre è possibile immetterlo sul mercato in una poliedrica varietà di tipologie.
Problema di stretta attualità con le vicende legate all’Asti Secco DOCG.
Di fatto è un vino eccellente pochi mesi dopo la vendemmia, ottimo dopo anni di evoluzione in bottiglia.
Ecco i Moscati degustati alla serata ONAV, con l’indicazione di tipologia, annata, produttori e territorio origine:
- Moscato d’Asti DOCG – 2017- Soria – Castiglione Tinella
- Asti DOCG – 2016 – Fontanafredda – Serralunga Alba
- Asti metodo classico – 2015 – Gancia – Canelli
- Asti secco DOCG – 2017 – Capetta – Santo Stefano Belbo
- Moscato di Briaglia – m.p.f 2016 – Battaglia – Briaglia – Mondovi
- Strevi Moscato Passito – 2007- Mangiarotti – Strevi
- Moscato d’Asti DOCG – 2015 – Bera – Neviglie
- Moscato d’Asti DOCG – 2012 – Ca ‘d Gal – Valdivilla
- Moscato d’Asti DOCG – 2010 – Dogliotti – Castiglione Tinella
- Asti – 2001 – Fontanafredda – Serralunga Alba
Come evolve il Moscato in bottiglia?
Alla serata in oggetto si sono potuti seguire, sul piano organolettico, i cambiamenti nel corso di 15 anni di conservazione.
Erano coinvolti colore, sapore e aroma. Quest’ultimo in misura maggiore.
Se il Moscato nuovo ricorda grazie ai terpeni della buccia, linaiolo in particolare, profumi fiorali, riconducibili a tiglio, acacia, miele, fiori arancio e gelsomino, dopo solo un anno di bottiglia iniziano a formarsi aromi fruttati del tipo pesca, albicocca, mela, susina.
Con il tempo il terpene linalolo si modifica, diminuisce sensibilmente e quindi prevale l’alfa- terpinolo.
Il Moscato acquisisce note che ricordano la frutta matura e la marmellata in genere.
Evolvendo ancora si arriva alla classica confettura di fichi e all’insolito aroma che ricorda la caramella rossa tipo alchermes, come è successo con l’Asti 2001 Fontanafredda: imbottigliato nel marzo 2002, tornato alla luce dopo 15 anni.
Il colore era dorato, il sapore maturo. Alcuni onavisti presenti hanno evidenziato che ricordava, piacevolmente, uno Zibibbo passito siciliano, a base di Moscato di Alessandria.
Pur con un tappo in sughero – agglomerato-birondellato – ormai praticamente “cavicchio” e con la pressione notevolmente ridotta e comunque inferiore a 3, 5 bar. Con un minuto perlage si sviluppava ancora in modo eccellente.
Ovviamente un’evoluzione del Moscato positiva del Moscato in bottiglia è in funzione di numerosi fattori.
Di non facile catalogazione aggiungo: terroir storico e vocato, materia prima eccellente, vinificazione con particolare attenzione ai polifenoli -catechine, giusta protezione in bottiglia (in particolare la variazione nel tempo del livello nel tempo dell’anidride solforosa libera), chiusura adatta, valore in metalli, acetaldeidi, fenoli ossidabili, conservazione in magazzini condizionati (sui 12°-14°).
Anche un po’ di fortuna, aggiungo.
Se il Moscato evolve male cosa succede?
E’ semplicemente cattivo! Si ossidano i polifenoli e altri composti e l’aroma si modifica assumendo note sensoriali pessime.
All’assaggio si riscontra la classica bachelite (plastica anni ’50 sec. scorso) seguita da profumi di medicinale e bruciato in genere. Tutti molto sgradevoli.
All’evento citato invece, i 4 Moscato d’Asti vecchi (teniamo conto che non si parla di un Barolo o un Amarone) hanno sorpreso tutti per i piacevoli, e insoliti, caratteri organolettici.
Sottoscritto compreso.