La filiera produttiva del sughero è abbastanza complessa; di fatto la materia prima viene a contatto con molti additivi di natura diversa. Nei tappi che acquistiamo se ne possono riscontrare molti: lubrificanti, collanti, inchiostri, sanificanti, pellicolanti e altro. In particolare l’attenzione dei tecnici è sui cosiddetti trattamenti finali di superfcie, oggi più estesi di quanto sembra. Un complesso problema, in parte non ancora divulgato. Spesso la promozione dei sugherifici vanta miracoli, per questo e quel trattamento brevettato, ma appena si cerca di approfondire sul piano tecnico-scientifico le risposte, spesso, sono delle tutto vaghe o incomplete. Detti trattamenti, precisiamo, sono indispensabili in quanto occorre, innanzitutto eliminare dal sughero, polveri e altre sostanze nocive, unitamente ai microrganismi presenti. Inoltre si deve facilitare l’introduzione e l’estrazione dai colli bottiglie, garantire una certa elasticità nel tempo e, infine, evitare un’ eccessiva impregnatura da parte del vino. Questi i motivi pratici per cui un tappo va trattato adeguatamente. A questo si aggiungono vantaggi, spesso virtuali o del tutto da verificare, come l’eliminazione del rischio di cessione di veri o falsi da sapori al vino. Sono quarant’anni che ne sento parlare. Risultati concreti? Scarsi, parte il cosiddetto brevetto Diam. Ne riparleremo. Comunque i trattamenti di superficie sono indispensabili come abbiamo visto, il problema è soltanto uno: conoscerne qualità e quantità. Occorre richiedere precisi chiarimenti ai produttori di sugheri, unitamente alle relative schede tecniche e di sicurezza. Non sempre sono forniti dati tecnici esaurienti e precisi. Molte sostanze, come abbiamo visto, vengono a contatto con il sughero e, potenzialmente, in seguito con il vino. Alcuni problemi erano emersi nel passato; oggi, pare, il problema si stia aggravando. Nuovi prodotti sono usati da alcuni sugherifici, ma alla cantina non sempre è comunicata la precisa natura chimica di tali additivi, neppure i rischi teorici cui è sottoposto il vino. Approfondiremo il tutto, evidenziando, per ogni trattamento di superficie e per ogni additivo chimico usato, i rischi per la cantina e ovviamente per il consumatore.
Gli additivi usati per il sughero debbono essere in regola con il regolamento 1935/2004 CE e direttive 85/572 -84/2008 e dovrebbero, anche, essere autorizzati dalla FDA (Food And Drug Administrion) per” entrare a contatto con alimenti”.
Un’ ultima precisazione: spesso si parla a sproposito di sapore di tappo. Se si intende il vero difetto di tappo, causato dal noto tricloroanisolo – tca – correlato alla formazione di cloro – fenoli, in seguito cloro – anisoli, preciso subito che sul piano statistico, i trattamenti di superficie sono quasi del tutto ininfluenti. Detto fenomeno, oggi è meno diffuso a causa degli enormi progressi dell’industria in merito alla prevenzione. Invece i cosiddetti falsi sapori di tappo sono in aumento e, quasi sempre, viene, ingiustamente, incolpato il sughero. Il termine esatto sarebbe: odori e profumi riconducibili al tappo.
Si tratta di odori di gomma, di muffa, di plastica, di solventi, di stirene, di fitofarmaci, di lievito. (1)
Questi cosiddetti falsi odori di tappo, in minima parte potrebbero essere correlati ai trattamenti di superficie del tappo, se eseguiti non razionalmente.
Vediamo quali sono questi trattamenti:
• Lavaggi sanitizzanti
• Lubrificazione
• Altri trattamenti: coloranti, pellicolanti, colmatanti
• Timbratura
• Trattamenti speciali per tappi tecnici
Precisando che in questo articolo sono solo presi in esame i trattamenti finali o di superficie del sughero. Le altre chiusure alternative non sono considerate, mancando la necessaria esperienza