Come si chiamava? “Decillis – Odifredi” se ben ricordo: era l’indice derivante dal rapporto zuccheri riduttori/ acidità totale durante la maturazione dell’uva.
Ideato circa ottant’anni fa in molte cantine, il parametro per il controllo del l’avanzamento della maturazione dell’uva, oggi ,è ancora questo .
Eppure, come vedremo,la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante, in questo settore.
Cerchiamo di approfondire le numerose e complesse problematiche che tutte le cantine debbono affrontare nel periodo post-durante vendemmia riguardo il controllo dell’uva.
Si tratta di questioni molto importanti sulle quali l’ approccio deve essere improntato a criteri di obiettività, di razionalità e di rigore.
Sia nei confronti del conferente, in quanto la valutazione della qualità dell’uva servirà ,anche, per determinarne il relativo prezzo, sia tutela della cantina per l’importanza della materia prima sulla futura qualità del vino.
Spesso, nel passato, il problema mal affrontato, il mondo contadino conferiva uva senza dare molta importanza al fattore qualità , di conseguenza il prezzo veniva determinato spesso in modo unilaterale dalla cantina. Questo sino agli anni sessanta.
Ma furono proprio le prime tensioni sociali su questo tema a determinare i primi accordi interprofessionali nei quali veniva fissato un prezzo minimo all’uva ed una scala di valutazione qualitativa , di norma parametrata sulla misura densimetrica del mosto
Da allora molti passi sono stati fatti : pagare l’uva ad ettaro indipendentemente dalla quantità conferita è la misura estrema di ricerca della qualità. E’ una scelta molto difficile da gestire , nel frattempo emergono altri sistemi per pagare l’uva , l’obiettivo è uno solo : un sistema ideale che accontenti , nell ‘interesse generale, le due parti in causa.
Condizione” sine qua non “: l’ obiettività.
Pertanto i metodi di controllo dell’ uva saranno razionali, comprensibili, rappresentativi, riproducibili e soprattutto accettati da ambo le parti.