“Non solo Moscato”: potrebbe essere il motivo di questo servizio su VQ.
Nessuno nega l’importanza di questo vitigno nel contesto vitivinicolo piemontese. Le cifre parlano chiaro: oltre 90 milioni di bottiglie in commercio.
Ma nel Piemonte viticolo trovano spazio altri vitigni aromatici eccellenti: brachetto e malvasia, non dimenticando alcuni minori.
Varie enoteche, eccellente punto di osservazione dei mercati e delle tendenze del vino, evidenziano “il facile accostamento e la grande bevibilità di questi vini”.
Precisando che “Il consumatore cerca spesso nell’assaggio un impatto immediato, facile, coinvolgente, emozionante”.
Sotto questo aspetto i vini dolci aromatici hanno molte chance. Vediamone allora tre in tutti i loro aspetti.
Brachetto d’Acqui
Un vino dal color rubino chiaro, dall’aroma stupendo nella sua eleganza ed intensità: la rosa bulgara è la nota olfattiva distintiva, ben conosciuta da enologi e cantinieri, insieme con altri aromi del genere floreale. Il sapore è amabile e morbido, grazie al perfetto equilibrio tra zuccheri ed acidità.
Ecco in sintesi il Brachetto d’Acqui, uno dei vini aromatici più rilevanti sul mercato negli ultimi anni. Non si conoscono le sue origini. Ma è storia antica: alcuni scrittori romani parlavano di un vino dolce ed aromatico, il “vinum acquense”, il probabile precursore dell’attuale Brachetto. Pare fosse squisito e molto dolce, forse servì a Giulio Cesare per conquistare Clepoatra.
E’ soltanto leggenda. Anni fa autori ipotizzarono un’origine francese, precisamente nel Nizzardo (Vitis vinifera niceanenis). Ma sono due vitigni con caratteri ampelografici diversi. Purtroppo per anni ci fu un po’ di confusione ampelografica a causa di numerose varietà di Brachetto. Se ne citavano tre: di Nizza Monferrato, di Montabone o Migliardi, e del Roero (ma quest’ultimo è, da anni, accertato che non si tratta di Brachetto).
Nei dintorni di Canelli, anni fa, i mediatori chiamavano il Brachetto “ Borgogna”. Oggi tutti i vigneti di Brachetto sono perfettamente in regola, a seguito dei rigorosi controlli dei competenti ispettorati agrari. Vitigno abbastanza precoce, a modesta vigoria, con buona resistenza alle malattie.
Il clima ideale è legato a buone escursioni termiche, a temperature moderate, a terreni calcarei, mediamente marnosi o tendenti allo sciolto.
Territorio e vinificazione
Il D.P.R. 13-Agosto-1969 riconosce la doc al Brachetto d’Acqui. La docg è del 1996.
Il terroir d’origine del Brachetto d’Acqui comprende ventisei paesi che compongono l’area d’origine, precisamente 18 in provincia di Asti ed 8 in provincia di Alessandria.
Zone vocate sono tradizionalmente considerate Strevi, (valle Bagnario), Cassine (Sant’Andrea) Alice Bel Colle, Ricaldone, Fontanile, Acqui (Moirano).
Sono a circa 970 ettari (dati 2007) tutti sulle colline dell’Alto Monferrato.
Il vino deve essere interamente ottenuto dal vitigno omonimo.
Nel corso dell’anno 2007 si sono prodotti 29839 quintali di uva, pari a circa 4 milioni di bottiglie di Brachetto Acqui docg.
La resa massima in uva non deve essere superiore a 80 quintali per ettaro, la resa in vino massima è del 70 per cento. Ma detti parametri possono variare, con decreto regionale, di anno in anno in base al mercato.
Il processo di vinificazione prevede innanzitutto una breve macerazione delle parti solide, per estrarre il colore necessario e per ottenere un maggiore quadro aromatico. Segue una pressatura soffice, ed una fermentazione sino a 3-4 gradi alcol. In tal modo si ottiene un colore rosato intenso. A questo punto il prodotto si refrigera, previa centrifugazione e filtrazione.
In seguito potrà essere spumantizzato ottenendo un prodotto più o meno dolce. Il Brachetto si imbottiglia, di norma, nella primavera successiva alla vendemmia.
L’esperienza dei produttori Mario e Marina Mangiarotti
“Abbiamo sempre prodotto il Brachetto, ma era secco, solo dopo l’ultima guerra iniziammo a farlo dolce filtrandolo con sacchi olandesi almeno due volte. Non c’era mercato in quegli anni.
Inoltre la confusione con il Moscato negli anni ’50 del secolo scorso, non era positiva. Vendemmo Brachetto sfuso a Milano a 100 lire il litro, ma era ancora secco.
La crescita di questo vino è recente, ricordo l’anno boom con l’uva a 40000 il miriagrammo. Un prezzo altissimo.
La vigna di brachetto va nel tufo e in alto, inoltre il vero brachetto ha un grappolo piccolo, con 2 alette, non 3- 4 come ora.
Il colore della buccia è mai nero uniforme, ma variabile. Il grappolo deve essere compatto, non enorme come oggi. Si è sempre vendemmiato dopo il moscato.
La resa era bassa, con 8 gemme in potatura e grappolo piccolo, non fai miracoli.
Come si vinificava? Pigiavi con i piedi nell’arbi, poi tutto nel torchio per massimo drenaggio. Fermentavi senza raspi e bucce, andava a secco prima della guerra, dopo a 10 baumè filtravi con i sacchi.
Il nostro cru è Casarito, una posizione di altissimo livello. In quel vigneto di circa un ettaro, i grappoli migliori servono per il passito.
Si procede in questo modo: raccolgo a maturazione fisiologica, in vigna l’uva vede il sole dal mattino alla sera, per questo è dolcissima. L’appassimento su graticci dura almeno 6 settimane.
Poi l’uva passa va nel torchio, si pressa per cinque volte, ma si ottiene poco mosto. Da cinque quintali di uva fresca escono ottanta litri di passito. La vinaccia pressata, si rompe e si fa passare con le mani sopra un setaccio largo che trattiene i raspi, per poi lavorarla con un setaccio a maglie fini che lascia passare solo i vinaccioli.
Le bucce con i loro profumi andranno nel mosto in fermentazione. Per almeno sei mesi resterà in un piccolo recipiente di acciaio per consumare tutto lo zucchero che si è concentrato durante il lungo appassimento.
Alla fine si ottiene un liquore dolcissimo e profumato che si travasa in damigiane per un’ulteriore conservazione. Si imbottiglia due anni dopo la vendemmia in piccole bottiglie.”
Un’altra produttrice: Marenco Patrizia
“Il brachetto è un vitigno ben radicato sul Nostro territorio, già i miei nonni lo vinificavano, non in grandi quantità, perché non c’era mercato. Inoltre si lasciava fermentare, quindi era secco, mancava l‘adeguata tecnologia.
Negli anni ‘60 mio padre, grazie ai primi filtri ed agli impianti frigo, iniziò la produzione del Brachetto dolce.
Ma il vero sviluppo si ha con la Doc del 1969 e soprattutto con l’azione promozionale di vari enti tra cui il consorzio tutela negli anni ’80.
La nostra azienda vitivinicola è garante di una filiera completa, grazie a 12 ettari di vigneto specializzato che ci forniscono ogni anno circa 600 hl di prodotto Docg. Abbiamo nel nostro listino la tipologia spumante per 20% e tappo raso per 80%.
Pineto è un cru storico di Valle Bagnario, citato in testi dell’800. Il nome Pineto deriva dalla presenza, per decenni, di un pino marittimo a garanzia del microclima mite della zona.
E’ interamente di nostra proprietà: 3 ettari vitati con criteri di impianto ispirati al raggiungimento dei massimi standard qualitativi.
Il Brachetto d’Acqui 2007 – cru Pineto nel 2008 ha ricevuto un alto punteggio su Wine Spectator di 93/100, il massimo punteggio ricevuto per questo vino). Il nostro mercato è in crescita soprattutto in Usa, Est Asia e Corea.
Aderiamo al Consorzio Tutela Brachetto, ma portiamo avanti un’autonoma attività di PR, recentemente siamo stati in Messico con contatti molti proficui e partecipiamo a richiesta ogni anno al Wine Festival di Merano.
Al Vinitaly, abbiamo proposto su alcune nostre bottiglie la cosiddetta etichetta intelligente. Aperta a ventaglio fornisce ogni genere di informazioni al consumatore sulla nostra filiera.”
Enrico Viglierchio – Direttore Generale di Banfi Italia.
“Vigne Regali, l’azienda piemontese del gruppo Banfi, è il maggior produttore di questo vino. Vigneti e cantine sono situati in Strevi ( Al ) nel cuore della zona d’origine docg.
Banfi ha radici antiche, infatti, negli anni ‘80 del secolo scorso la società italoamericana Banfi rilevò il vecchio stabilimento di vini Bruzzone, una delle più importanti realtà vitivinicole di Strevi fondato nel 1860.
I vigneti di proprietà si estendono per ha 10 oltre a circa 70 ha di vigneti di fornitori storici su cui noi abbiamo un diretto controllo tecnico. La nostra produzione che ammonta a circa 1 milione di bottiglie comprende 3 diverse referenze: due nella versione spumantizzata ed una nella versione ferma, in diversi formati che vanno dal più piccolo da 187 ml per il solo mercato USA alle magnum da 1,5 l, passando ovviamente per i formati da 375 e 750 ml.
I mercati più importanti sono senz’altro quello Italiano e quello Statunitense. Più del 70% della nostra produzione è venduta negli USA. L’Italia rappresenta il 25% delle vendite, ma è di gran lunga il mercato più importante in termini di immagine e di rafforzamento della marca” dichiara Enrico Viglierchio.
“Crediamo, infatti, che solo riuscendo ad essere solidi e ben posizionati sul mercato domestico, possiamo avere il giusto slancio per conquistare i mercati mondiali. Per questo i nostri tre brachetto seguono logiche distributive diverse, e il Rosa Regale, il prodotto di punta, è dedicato al solo canale tradizionale, quello notoriamente a più alto valore di immagine. Anche l’Asia è un mercato in fortissima espansione” continua Viglierchio. “seppur rappresentando ancora una piccola percentuale in volume e fatturato, dimostra già di accogliere in modo attento e puntuale l’ingresso di questo prodotto così unico nel suo genere”.
Il Consorzio Tutela Vini d’Acqui
Il Consorzio Tutela Vini d’Acqui nasce ufficialmente, nel 1992, ad Acqui Terme, con lo scopo di tutelare qualità e immagine di questo vino e del suo territorio.
E’ stato il principale promotore del conferimento della DOCG al Brachetto d’Acqui, ottenuta nel 1996; da quell’anno è stata definita in modo inequivocabile, anche dal punto di vista legale e amministrativo, le peculiarità di questo vino, distinguendolo nettamente dalle altre produzioni, che potevano creare confusione a livello di consumo.
Sentiamo Paola Baldi funzionaria del Consorzio medesimo:
Una delle iniziative più rilevanti del Consorzio Tutela del Brachetto d’Acqui è rappresentata dall’apertura di un Ufficio di Rappresentanza Permanente in Cina, precisamente a Shanghai.
Un importatore Shanghai Zhongxin del gruppo Giapponese Itochu, distribuisce Brachetto d’Acqui in sei province della Cina orientale. Vari container di Brachetto misto (tappo raso e spumante) sono stati spediti a prezzi interessanti: 5.25 euro, “fob” porto di Genova, per le bottiglie di Brachetto spumante e 6 euro per le bottiglie a “tappo raso.
Inoltre per incentivare la presenza di questo vino sul mercato asiatico, il Consorzio ha aperto nel 1994 tre Brachetterie, nelle zone più strategiche della città di Shanghai, dove era possibile degustare Brachetto d’Acqui docg in purezza o miscelato come cocktail.
Le Brachetterie sono allestite in stile made in Italy “Sono diventate”, come ha affermato Paolo Ricagno, Presidente del Consorzio Tutela del Brachetto d’Acqui, “momenti di immagine e di promozione per il vino che porta il nome della città termale”.
Negli ultimi anni il Consorzio del Brachetto è stato presente in vari paesi con qualificate varie iniziative promozionali. Citiamo tra i piu’ importanti: Cina, Giappone, Usa, India e Russia.