L’attitudine di un bene a soddisfare bisogni o attese del consumatore.
Ecco la definizione internazionale Iso del concetto generale sulla qualità.
Per il vino una volta era quanto contenuto nella bottiglia.
Oggi no! Infatti, un qualsiasi appassionato di vino legge, ammira, poi stappa e degusta.
Beve l’etichetta, insomma.
Di fatto il packaging è un elemento essenziale della qualità e dell’immagine del vino, per questo ’attenzione degli imprenditori è cresciuta in maniera esponenziale, oggi si cercano in questo settore valenze di elevato profilo e delle massime performance, grazie a grazie a nuovi materiali e design creativo.
Ma il termine in enologia che precisi significati ha? Anziani enologi dicono sorridendo “Tutto ciò che non è vino o bagna”. Parliamo allora di vetro, tappi, capsule, etichette, gabbiette, imballaggi, confezioni e altro.
Il termine “Packaging” in vero il termine nasce in America a fine ottocento, per indicare l’imballaggio e il confezionamento di prodotti tutti i prodotti sul mercato.
L’offerta sui mercati di tutto il mondo cambiava, le merci confezionate gradualmente sostituivano quelle sfuse.
Allora interessava soprattutto contenere solamente il prodotto al massimo facilitare trasporto e movimento.
In seguito si guardo sin dagli anni trenta a grafica e colori.
Oggi si cerano altre cose nel: packaging. Anche sicurezza, salute, impatto ambientale, costi compatibili, possibilità di riciclo.
Norme e leggi varie, codificate nei vari stati e a livello internazionale lo regolamentano sotto vari aspetti
L’attenzione degli esperti è rivolta anche verso le cosiddette microcessioni dei materiali contenutivi verso il contenuto, vetro e tappo verso vino per intenderci.
Da tempo è noto che packaging si distingue in: primario, secondario, terziario.
Primario: a diretto contatto con il prodotto. Esempio: bottiglia per il vino.
Secondario: per raggruppare il singolo prodotto esitato sul mercato. Esempio: scatole per il vino.
Terziario: per movimentazioni. Esempio: pallets.
Ambiente e packaging
Mi soffermo su un grave problema sul quale tutti, consumatori, imprenditori e istituzioni debbono prestare l’attenzione dovuta: la tutela ambientale.
Vale anche per il packaging del vino.
Pertanto è necessario che i materiali usati siano anche compatibili con il processo di riciclo dei rifiuti.
Se non altro per il generale contenimento delle emissioni di anidride carbonica. Secondo il Conai, Consorzio Nazionale Imballaggi -nel 2010 “il riciclo del packaging in alluminio, acciaio, carta, legno, plastica e vetro ha raggiunto la percentuale record del 64,4% rispetto a quanto immesso sul mercato, per un totale di 7,3 milioni di tonnellate di imballaggi“. Ne consegue che tre imballaggi su quattro sono stati avviati verso sistemi di recupero. Di fatto il ricorso alla discarica è veramente ridotto.
Gli uffici ricerca e innovazione dei produttori di packaging studiamo esperimentano in continuazione imballi e confezioni, che tendenzialmente riducano l’impatto dei rifiuti sull’ambiente e, al tempo stesso, offrano resistenza minor peso. Conseguentemente costino meno e siamo competitivi sui mercati internazionali.
Un nuovo termine si sta sviluppando con forti consensi: “Packaging in chiave ambientalista”
Occorre precisare che il costo dell’imballaggio incide sul prodotto finale e ovviamente ricade sul consumatore finale.
Allora una nuova filosofia coinvolge tutto il settore agroalimentare, vino compreso
Contenitori minimali nel peso e nella forma, chiusure razionali e semplificate, imballaggi ottenuti da carte riciclate, ottimizzazione movimenti e trasporti sono solo alcuni esempi.
Ma si va oltre.
La filosofia ripresa due anni fa da Oscar Farinetti, il patron di Eataly, il luogo dell’eccellenza dell’agroalimentare italiana: “Il rifiuto migliore è quello che non esiste“, oggi è fatta propria da molte aziende agroalimentari.
Pertanto si incrementa sempre più la vendita di alimenti sfusi, l’imballaggio lo porta il cliente: vuoi che acquisti riso o farina, oppure vino rosso igt in qualche cantina cooperativa.
Il recupero del vetro è in aumento, anche grazie a modernissimi impianti di lavaggio del vetro sensibilmente migliorati che, nel pieno rispetto delle prerogative del vetro, trattano nuovamente le bottiglie con prodotti a base di cere sintetiche, una specie di rinnovamento estetico con buoni risultati.
Molte cantine ormai utilizzano per imbottigliare solo bottiglie prodotte con vetro riciclato in percentuale varia.
Vediamo ora alcuni materiali usati per il packaging in tutte le cantine.
Il vetro elemento di qualità
Spesso bellezza del vetro e del design trasmettono perfettamente il messaggio della marca, facilitando la decisione di acquisto.
La correlazione bottiglia e vino è antica.
Ambedue legati ad antiche tradizioni che rappresentano un preciso valore aggiunto
Ma i mercati in continua evoluzione, con utenti in cerca di pura qualità edonistica e
All’affacciarsi di nuovi paesi importatori privi di una tradizione vitivinicola ha favorito la creazione di un “enologia diversa “non affiancata a condizionamento correlati a terrior o tradizione..
Spesso convivono tradizione ed innovazione in perfetto equilibrio, ovvia la richiesta di bottiglie innovative, capaci di esprimere visivamente diversi concetti di qualità.
Alle tradizionali forme borgognotte, bordolesi, renane, si affiancano molte tipologie territoriali e una gamma colori tradizionali come il verde uvag, il foglia morta o il vetro flint, adatto ai vini bianchi.
Una costante di quasi tutte le vetrerie è il peso alleggerito.( esempio gamma lean+green—gruppo vetreria O.I.).
Grazie ad una speciale tecnologia, è possibile realizzare contenitori che pesano circa il 15% in meno, pur conservando tutte le caratteristiche strutturali e di resistenza delle normali bottiglie in vetro
Forti i benefici lungo tutta la filiera: minor impatto ambientale in vetreria, eccellenti prestazioni sulle linee di riempimento, ottimizzazione del trasporto.
I consumatori che possono gustare e offrire i vini preferiti in eleganti bottiglie in vetro con la certezza di aver fatto la scelta corretta per sé e per l’ambiente.
Uun dato significativo: con la nuova bottiglia in vetro per vino Eco O2 si risparmia energia per alimentare 1.500.000 lampadine da 60 watt, mentre la produzione della Reference O2 si risparmiano circa 600.000 litri di combustibile.
Il sughero e la tutela ambientale.
“Scegli il sughero per i tuoi figli” con questo bellissimo slogan si vuole evidenziare la perfetta compatibilità del sughero con l’ambiente.
Un binomio perfetto, aggiungo un’eccellente valenza a livello di immagine per tutti i sugherifici.
Il sughero è naturale a tutti i livelli, non inquina, e’ riciclabile, è biodegradabile.
Tutti i sugherifici sono coinvolti nella lotta al contenimento delle emissioni di anidride carbonica, ma è la salvaguardia delle vaste sugherete del bacino del Mediterraneo che rappresentano la vera performance.
Infatti, garantiscono uno strumento formidabile contro l’inquinamento del pianeta, limitando nel contempo, grazie all’anidride carbonica consumata, il cosiddetto “effetto serra “.
Pare che il 5% delle emissioni totali di CO2 del Portogallo sia fissato dalle sugherete.
Ma la salvaguardia ambientale non si ferma a questo.
Da anni si evidenzia la salvaguardia della flora e della fauna vivente, la minore a desertificazione, io miglioramento del suolo attraverso apporto di materia organica. Non dimenticando la minor l’erosione e l’aumentando della ritenzione di acqua.
Illustri personaggi diventano eccellenti testimonial di quanto sopra.
Citiamo Jim Gordon, l’ex-editore di Wine Spectator e Jancis Robinson, nota scrittrice. Lo stesso il colosso televisivo Cbs tv titola “ Alcuni produttori di vino e ambientalisti incitano al ritorno al Sughero”.
Infine un accenno ai numerosi inoltre i progetti per riciclare i tappi usati.
Con il progetto “Etico” Amorim Italia ribadisce l’attenzione di quest’azienda alla salvaguardia ambientale. Un piano ambizioso che vuole riciclare i tappi delle aziende clienti (sono quasi 1.800 imprese) che sono gettati via dalle cantine Tutto questo potrebbe far recuperare 15 tonnellate di sughero nel 2012, per arrivare a 20 nel 2013.
Invece sul territorio di Milano provincia. Un progetto nato in collaborazione tra rispetto, come il Wwf italia, la cooperativa E.s.t.i.a, Amorim Cork Italia e il Centro Ricerche Sardegna hanno distribuito oltre di 70 punti pubblici di raccolta dei tappi usati. Hanno aderito con successo scuole, commercianti, oratori, ipermercati Coop, esercizi vari.
Nel 2010 sono stati raccolti oltre 1 milione di tappi.
Alcuni dati statistici evidenziano ottimamente le performance ambientali del sughero a confronto con altre chiusure.
Le chiusure di plastica sono quelle che consumano maggiore volume d’acqua, mentre le chiusure in alluminio sono i maggiori contribuenti per l’acidificazione dell’atmosfera, seguiti dalle chiusure di plastica.
Precisiamo che la fase d’imbottigliamento rappresenta per i tappi in sughero la maggiore contribuzione per l’acidificazione atmosferica.
Le chiusure in alluminio sono i maggiori produttori di residui, seguiti da quelle in plastica.
Pertanto In comparazione con le chiusure in alluminio e plastica, il tappo di sughero rappresenta la migliore alternativa a livello di consumo di energia non rinnovabile, emissioni di GES, contribuzione per l’acidificazione dell’atmosfera, contribuzione per la formazione di ossidanti fotochimici, contribuzione per l’eutrofizzazione delle acque in superficie e la produzione totale di residui solidi.
Etichette: un’innovazione continua
Certamente il componente tra i piu’ importanti della cosiddetta “Identità visiva del vino”.
Il nuovo concetto per evidenziare il concetto di “Qualità del vino”.
In un paese in cui 350 denominazioni vogliono imporsi, con una biodiversità ricca di vitigni e terrior vocati unica al modo, per un imprenditore vitivinicolo imporsi sul mercato non è certo facile.
Una buona identità visiva può essere lo strumento vincente.
Per cui vetro, capsula, etichetta e altra estetica ai massimi livelli.
Non a caso alla 16 edizione del Concorso Internazionale del Packagin –Vinitaly 2011- l’etichetta dell’anno vincitrice–Fattoria Lucesole-vino Campofiorito-ha avuto questa bellissima menzione: “ esprime e anticipa il vino contenuto nella bottiglia” per comunicare con forme, grafica e parole, l’identità qualitativa del prodotto.
Facilitando il consumatore ad un approccio sensoriale favorevole al successivo assaggio.
D’altronde l’offerta sul mercato di etichette e materiali di confezioamento ha avuto un’evoluzione interessante negli ultimi 10 anni.
– Spesso è parlante ovvero e si apre a ventaglio e presenta tanti fogli con tutte le informazioni su terreno, vitigno, produttore, storia e tradizioni sul vino acquistato. Abbinamenti a tavola compresi.
– In altri casi intelligente e interattiva , ovvero in grado di dare molteplici informazioni al produttore del vino o al consumatore.
– Con un dato cifrato sulla confezione per collegarsi tramite internet al sito del produttore e ottenere tutte le informazioni necessarie. In particolare per quei vini docg gestiti da consorzi tutela in cui esiste la totale tracciabilità. Ultima novità in fatto di confezionamento dei prodotti alimentari: una clips elettronica è inserito, in sede di produzione dell’etichetta, in un angolo della carta. Seguirà la bottiglia nella sua vita di scaffale fornendo alla cantina, dati sui suoi movimenti, vendita in primo luogo.
Finestra
Il salone Ipack-Ima.Milano
“ Una precisa fotografia del settore” a 360 gradi. Ecco la prima impressione avuta a seguito della visita alla 22 edizione di Ipack-Ima -macchine, tecnologie e materiali per il packaging e per il processo alimentare. Ha aperto i battenti presso il centro espostivo Fiera di Milano dal 28 febbraio al 5 marzo.
Si è trattato di una manifestazione di alto profilo, unica in Italia e con una forte valenza internazionale.
D’altronde i numeri di questa ventiduesima esposizione parlano chiaro: 1300 espositori, il 35% dei quali provenienti da 35 paesi esteri, distribuiti in 7 padiglioni, sono stati invitati boyers esteri provenienti da 33 paesi. Grande internazionalità, completezza e poliedricità espositiva, eccellenze tecnologiche in mostra sono stati i caratteri peculiari dei dieci settori merceologici in cui era articolata la fiera.
Specifici percorsi in fiera hanno garantito massima visibilità alle tecnologie speciali del packaging. Esempio per la tracciabilità, erano esposte il top delle tecnologie e soluzioni per l’etichettatura, la codifica, la marcatura e la tracciabilità.
Analogo il discorso per i sistemi d’automazione industriale, in particolare i visori elettronici per il controllo qualitativo merceologico dei prodotti finiti. Durante Ipack –Ima è stato assegnato l “Oscar dell’imballaggio 2011”, molti convegni tecnici hanno fatto da contorno al salone. Citiamo solamente: “Il futuro: packaging è qualità di vita ” sviluppata in collaborazione con il Conai.