Terminata la vendemmia (salvo le poche uve per le cosiddette vendange tardive e i passiti), con il ribollir dei tini in piena attività, non mancano di certo preoccupazioni e timori dei vari soggetti della complessa filiera vitivinicola per i prossimi mesi. Comprensibili i motivi, di seguito ne sintetizziamo i principali.
Iniziamo dalla riforma delle DOP e IGP che riguarda anche il vino. Dovrebbe chiudersi a fine ottobre, con i lavori coordinati dalla presidenza spagnola, ma ci sono anche le risorse Ocm – Vino il cui utilizzo pratico non è per nulla semplice, visto le difficoltà per i fruitori a districarsi tra complesse norme burocratiche, la cui applicazione mette a dura prova la pazienza del personale interessato.
Non dimenticando la direttiva sul packaging e sul riuso degli imballaggi. Anche questa norma, in vigore dal 2023, a parere di molti esperi in materia creerebbe più danni che vantaggi, anche sull’ambiente e sullo smaltimento dei rifiuti industriali.
Si spera vivamente che venga rivista in molte parti, magari rinviandola per i tempi necessari.
Tra poco più di un mese entrerà in vigore l’obbligo delle indicazioni nutrizionali in etichetta, pare che il “Qr code” ed il “Digitale” che, dopo lunghe discussioni avevano trovato finalmente in accordo i vari soggetti interessati, vengano rimessi in discussione.
Aggiungo, per finire, che il problema sollevato da tempo, trattato anche su Gazzetta d’Alba, sui danni presenti per il consumo di alcolici è sempre di stretta attualità.
Si continua a non distinguere tra abuso (da condannare in pieno) e consumo moderato e consapevole di vino, che significa anche ricerca e percezione di antiche tradizioni, storia, cultura, qualità, terroir vocati e molto altro.
Acque incerte, direi molto agitate, per la nave del vino italiano ed europeo come chiaramente evidenziato dai lavori degli “Stati Generali” del vino, che si sono svolti la settimana scorsa a Roma. Ha pure fatto il punto sui mercati del vino.
I dati non sono certo tranquillizzanti: l’UIV (Unione Italiana Vini) rileva che, nonostante la scarsità del prodotto disponibile per la nuova annata, il mercato del vino sfuso è quasi fermo, con contrattazioni in forte calo – 40% sulla media, mentre i prezzi per tutti i vini, DOP e IGP, compresi stanno registrando incrementi.
Anche l’Osservatorio UIV-Vinitaly, segnala, riguardo all’export del vino italiano verso l’area extra-Ue dei primi 7 mesi 2023, cali tendenziali in volumi (-9%) e in valori (-6%).
Per finire aggiungo che l’Italia, da molti anni maggior produttore di vino a livello mondiale, quest’anno cede il primato alla Francia. Un paese colpito in misura minore dalle note avversità climatiche.