Un altro lutto nel mondo dell’enologia albese. È mancato in Alba il 6 giugno scorso il prof. Umberto Ambrois.
Nato a Susa nel 1937, diplomato enotecnico nel 1957, ha svolto gran parte della sua attività professionale soprattutto nell’albese.
Terminati gli studi collaborò inizialmente con il Centro Studi Enologici di Roma dall’enotecnico Ezio Rivella e maturò valide esperienze con i vini bianchi in alcune cantine laziali.
Ritornò a inizio anni sessanta in Alba trovando lavoro quale direttore della Tenuta Carretta di Piobesi, di proprietà della famiglia Veglia di Torino. Allora nel Roero erano coltivate soprattutto uve a bacca nera.
Inoltre la produzione di vini albesi non comprendeva vini bianchi, a parte Moscato e vini base spumante, Ambrois tentò alcuni esperimenti – in quei tempi del tutto innovativi – per produrre un vino bianco d’Alba.
Il problema era la materia prima. Con difficoltà recuperò piccoli carichi di arneis e favorita a Montaldo Roero e zone vicine. Raccolte in gerbe di castagna. Otto quintali d’uva in tutto. Fu tra le prime vinificazioni di Arneis in zona. Il problema in quegli anni era l’evoluzione ossido riduttiva dell’Arneis. Non c’erano assolutamente dati.
L’esperienza del Lazio con l’amico Ezio Rivella è stata fondamentale.
Per l’imbottigliamento Ambrois utilizzò una bottiglia particolare, studiata copiando un oggetto esposto da un benzinaio. La forma: tra champagne e regione del Reno.
Disegnò anche l’etichetta, riflette l’epoca: caratteri gotici alti, con il logo in rosso “tre ruote”.
Sul collarino riportava: bianco secco-riserva di fattoria. II nuovo vino “Bianco d’Alba” trovò qualche riscontro sul piano commerciale e venne presentato dal prof. Ambrois alla fiera di Milano del 1968. Con buoni consensi. Ma erano solamente 600 bottiglie: troppo poche per creare un mercato.
Lo stesso vino fu presentato in Germania nel 1968. Era la prima volta che un vino bianco secco dell’Albese veniva promosso all’estero.
Nel 1969 Ambrois provò tra i primi enologi a vinificare un po’ di uva favorita in purezza. Allora utilizzata soprattutto per consumo diretto.
Dodici quintali di uva che recuperò con difficoltà nella zona tra Conegliano, Piobesi e qualche piccolo carico a Priocca.
Ma anche questo vino ebbe difficoltà a essere imposto sul mercato. I tempi non erano certo maturi. Allora il vino era ancora considerato “alimento”, non certo “piacere”.
Il prof Ambrois nel 1970 lasciò la tenuta Carretta. Anni prima aveva vinto il concorso nazionale per insegnanti.
Iniziò pertanto dal 1971 un nuovo lavoro dedicato all’insegnamento nelle scuole medie superiori, tra cui la Scuola enologica della nostra città.
Nel 1978 pubblicò Roero – Vite e Vino per le edizioni Gribaudo, il primo testo specifico sulla vitivinicoltura del Roero.
In seguito lavorò come consulente in alcune cantine siciliane sia a Pantelleria, sia a Pachino.
Moltii suoi articoli tecnici, soprattutto su temi enologici, hanno trovato posto nei decenni precedenti su importanti riviste specializzate.
Il professor Ambrois lascia la moglie Luciana, i figli Enrico, Marco e il fratello Mario. I funerali si sono svolti a Bardonecchia il giorno 8 giugno. La salma riposa nella tomba di famiglia natia.
Concludiamo con un commovente ricordo di Giovanni Negro, titolare della nota azienda roerina. Ebbe nella fase iniziale tra i collaboratori anche il prof. Ambrois nel periodo a cavallo tra gli anni ’70 e ‘80 del secolo scorso:
Di lui conservo un ottimo ricordo: persona molto preparata, tecnico altamente professionale, con la voglia innata di fare qualcosa di nuovo. Non solo per la cantina, anche per il nostro territorio. Allora non era certo nelle condizioni socio-economiche attuali. Infatti Ambrois fu tra fondatori della “Libera Associazione del Roero”, insieme al dott. Baggini.
Aggiungo che fu un caro amico di mio padre Angelo.