Galaretto è una cascina di Fontanafredda, ma nessuno ha mai saputo l’origine del nome.
Una lapide in marmo posta sopra la porta d’ingresso fissa solo la fine dei lavori di costruzione: 1863.
Doveva trattarsi di una cascina importante.
Dall’alto dominava la pianura sottostante, ove passava la strada che conduceva a Serralunga d’Alba, c’erano anche i prati di Roggeri, un piccolo proprietario terriero e, sullo sfondo, le colline di Castiglione Falletto.
Galaretto venne costruita da un nobile milanese fuggito durante i tumulti delle cinque giornate di Milano.
Si chiamava Manini e abitava verso Perno di Monforte.
Subito ci furono problemi di vicinato.
Galaretto confinava con il” Reggio tenimento di Fontana fredda”, Vittorio Emanuele II aveva espropriato i terreni al vecchio proprietario Roggeri per creare una tenuta da donare alla sua amante Rosa Vercellana, chiamata la Bela Rosin.
Nel 1867, causa continui litigi sui diritti di passaggio, Manini si stufò e cedette Galaretto al Re.
Da allora fa tutto uno con Fontanafredda.
Vennero subito a lavorare delle famiglie di salariati.
I Parusso, i Prandi, gli Asteggiano, in seguito i Garello, i Marone, altri.
Questa è la storia di Anna .
Nata a Galaretto è vissuta per molti anni nella cascina.
Una vita semplice scandita dalle stagioni e dal lavoro tra molta fatica e poche soddisfazioni.
Com’erano quegli anni trenta – quaranta in tutta la Langa.
Ma un mattino Anna diventa protagonista.
In assoluto.
La seconda guerra mondiale per un attimo sfiora anche Galaretto.
I repubblicani effettuano un rastrellamento, sequestrano i buoi, vogliono anche portare via lo zio di Anna.
Lo scontro è solo verbale ma è violentissimo.
A diciotto anni Anna affronta a viso aperto un tenente della Muti.
Lui era armato e comandava un plotone agguerrito e deciso, lei aveva niente.
Una partita impari, molto pericolosa
Anna ha la meglio.
Fontanafredda -1931
Anna è andata con sua madre a spigolare nel grande campo di grano, non lontano da Gallo Grinzane, un piccolo paese confinante con Fontanafredda.
Ha solo cinque anni.
Raccolgono qualche chicco di grano lasciato sul campo dai falciatori.
Vicino alla cascina Villari enormi covoni dominano l’aia.
Tra qualche giorno arriverà la macchina da battere il grano.
Trovano poca roba, qua e là qualche spiga, molte sono rotte.
Fa molto caldo, ” guarda bene” fa la mamma, ”non è facile trovarle”.
Le spighe vengono arrolotate a treccia.
Improvvisamente una voce.
“Via, via, non potete spigolare”.
“Ma avete già tagliato” fa sua madre “tutti lasciano”.
“Via”, insiste il proprietario, alza la voce, il viso è teso.
”Qua non lasciamo, via, buttate tutto per terra, è roba nostra”.
Inutile insistere, la madre china il capo, Anna non capisce, la segue.
Tornano alla cascina Galaretto.
La mamma brontola.
“Possibile, neanche spigolare lasciano, sono così avari”.
Ci servivano quelle poche spighe, facevamo un po’ farina.
Al Gallo non danno più niente, dalla scorsa settimana i commercianti hanno detto basta.
“A voi di Fontanafredda non segno più niente, è un anno che avete il libretto, basta”.
Qualcuno ha detto: “C’è stato il fallimento Mirafiore, non ci pagano più, cercate di capire”.
“Basta ho detto, non vi do più niente”.
Nella tenuta è impossibile vivere, senza lavoro e senza stipendio da sei mesi, il conte da anni non viene più, cambiano in continuazione i proprietari, ultimamente era dei torinesi, ma sono falliti anche loro.
Molte famiglie scappano.: chi va a Torino alla Fiat, Pomeri invece si è imbarcato a Genova.
Ha scelto l’Africa, va in Etiopia.
Prima di licenziarsi ha buttato in aria la zappa, mentre l’attrezzo volava nel cielo di Gatinera un urlo liberatorio rompeva il silenzio.
Qualcuno usa i sacchetti di zolfo per farsi le mutande.
La tela non è certo adatta, ma non manca l’ironia.
Qualcuno su un sacchetto ha scritto per ironia: “Poggio Astengo ha fatto fallimento”.
Serralunga d’Alba – 1935
Nelle scuole di Serralunga si tengono gli esercizi ginnici.
Tutte le allieve sono in divisa obbligatoria: gonna nera a pieghe, camicia e calze bianche e beretta nera.
Cè’ anche Anna.
Cercano di sincronizzare i movimenti, ma non riescono, riescono appena a stare in linea.
Va meglio con gli inni patriottici, Anna è intonata, qualcuna si annoia pure.
Ad Alba è successo un fatto particolare.
Un impiegato di Fontanafreda, rimasto senza lavoro, aveva trovato impiego in comune.
Obbligato a partecipare alla riunione del sabato fascista, si era presentato nel cortile della Maddalena, senza la regolamentare divisa.
Irritazione del Podestà, ma lui la camicia nera non riesce proprio a metterla.
Veniva subito allontanato.
Al lunedì, alla ripresa del lavoro, imponente romanzina del capoufficio, frasi gonfie di retoriche e, peggio, trattenuta di un giorno di busta paga .
La mamma di Anna ieri è andata in municipio al Gallo.
Ha donato gli anelli matrimoniali.
In un cesto di vimini le spose hanno posto le fedi nuziali.
“Donate l’oro alla patria” dicevano imponenti i manifesti del regime.
Erano di oro massiccio.
Le ha guardate per l’ultima volta, poi le ha lasciate cadere.
Qualcuno ha donato un anello di ferro laccato giallo.
Fontanafredda – 1940
Avevano fretta, molta fretta.
Sono partiti all’improvviso, erano i parenti di don Olivero, il cappellano della tenuta.
Dovevano prendere ad ogni costo il treno per la Francia.
Per ritornare a casa loro, a Grenoble
Pare che stasera transiterà a Modane l’ultimo treno, poi i francesi chiuderanno la galleria.
L’Italia dichiarerà guerra alla Francia?
Cavallotto del Gallo ha trovato per miracolo un camion, i due ragazzi salutano alla svelta, rivedranno lo zio sacerdote?
Alla sera Anna è a Gallo Grinzane con il solito gruppo di amici, sono intorno alla vecchia radio Magnadyne.
Sono tutti ragazzi e ragazze di Fontanafredda, qualche volte viene qualcuno di Sorano e Baudana.
Si conoscono da anni, sono nel retro dell’osteria del Ponte, al centro del paese .
E’ un attimo.
La voce imponente del duce sovrasta tutto.
“La dichiarazione di guerra è già stata consegnata all’ambasciatore di Francia “.
Nessuno è contento, molti si aspettavano la cosa, qualcuno piange.
La fretta dei due francesi stamattina a Fontanafredda era un segno evidente.
Anna è pensierosa, cosa capiterà ora?
Guarda la stanza, vi ha passato momenti belli, spensierati.
Ascoltavano la radio, spesso si sintonizzavano sulle stazioni estere, inglesi in particolare, sentivano musica americana, “ jazz “ dicevano.
Piaceva ad Anna, trovava troppo melodiche le canzoni italiane.
Qualche volta i più grandi provavano a ballare.
C’è una fisarmonica o un piano a manovella.
Si balla anche a Fontanafredda a Ca’ nova oppure nel grande magazzino.
Fontanafredda – 1943
Sono arrivati i primi reduci.
Carlo Asteggiano, mezzadro alla cascina Rosa, era partito per primo; era il 10 Giugno 1942. Con la tradotta dell’A.R.M.I.R. raggiunse il fronte russo.
Seguirono Giorgio Marengo per il fronte occidentale, Giovanni Asteggiano per il fronte greco-albanese, Giuseppe Asteggiano e Ravina Attilio per il fronte russo
Sono tutti rientrati per fortuna .
In quella calda estate del ‘43 portano notizie di guerra : feriti e morti, paura e miseria.
Altro che vittoria lampo .
Sembra che in Russia i tedeschi maltrattassero gli italiani durante la ritirata, in molti vogliono sapere, vanno su alla cascina La Rosa a chiedere a Carlo Asteggiano.
Lui non ha voglia di parlare.
Anna sapeva che le cose in guerra andavano male, a Gallo Grinzane qualche volta il gruppo dei giovani si sintonizzava su radio Londra.
Era proibito , molti lo facevano.
In silenzio,attenti, ascoltavano , le notizie sui vari fronti erano drammatiche .
Per fortuna succedono piccole cose che allietano le giornate.
Un napoletano , certo Sasso Vittorio ,è tornato a Fontanafreddda
Tre anni fa era accampato con il reggimento di fanteria nei campi sotto Galaretto , dopo la dichiarazione di guerra partì subito per il fronte francese.
E’ tornato dopo tre anni .
E’ subito andato a Galaretto, aveva con se un regalo per Maria, la cuginetta di Anna.
Era una bellissima bambola .
Anna ha diciassette anni, vive momenti difficili , in tre anni la guerra ha cambiato tutto, cerca di essere d’aiuto i tutto nella dura esistenza quotidiana .
Stende pezzi di mela al sole su tele di cotone ; seccheranno e serviranno in inverno .
“El ciapule” le chiamano .
Manca la farina ,allora coltivavano il grano Mentana , abusivamente ,tra i filari della vigna Garil .
Quando viene l’annonaria per controllare la trebbiatura del grano, lascia solo due quintali per componente famigliare, sono troppo pochi.
Il grano abusivo si trebbia con un aggeggio speciale, è una bicicletta rovesciata e adattata da Vietti , un giovane con la passione della meccanica, i raggi girando veloci staccavano- per modo di dire – le spighe e i chicchi.
Si lavora solo di notte per timore dell’annonaria .
Il Mentana poi lo macinano al molino del Gallo rischiando due volte, sia per il trasporto del grano, sia per il trasporto successivo della farina. Nella vigna Gatinera si sotterra la farina in damigiane, per trovarle in seguito usano bastoni.
Il pane si cuoce al forno a Ca’ nova, lo manda avanti uno di Gallo Grinzane , spesso è ubriaco , si fanno “biove” e qualche volta dei dolci, i gallucci, appunto a forma di gallo,oppure i turtin, solo con acqua e farina, ma non erano buoni.
Anna aggiunge un po’ di olio ottenuto torchiando noci e nocciole.
A Natale prepara un dolce fatto con uva moscato appassita.
Suo padre in un campo di meliga coltiva anche il tabacco, quando è maturo lo fanno seccare all’ombra, le foglie si nascondono tra il fieno.
Vengono bruciate nella pipa , ma prima si arrotolano e si tagliano, oppure si sbriciolano e si mettono su un cartina che viene arrotolata a mano e unita con la saliva.
Uno della tenuta ha una macchinetta che fa le sigarette, si dà molte arie.
Fontanafredda -1944
Arrangiarsi tra grandi avvenimenti della storia , in tal modo continua la quotidiana esistenza in cascina.
E’caduto il fascismo, c’è stato l’armistizio, Anna ha visto molti militari sbandati.
Erano di Alessandria ed erano accampati al “pont del patanu “.
Facevano pena, erano sbarbati, con divisa a pezzi, qualcuno con abiti civili goffi; sua madre ha portato qualcosa da mangiare .
In cambio un caporale le ha donato un profumo.
Stamane è arrivata a Fontanafredda la Repubblica .
È la prima volta.
Sono entrati nelle case per controllare renitenti al bando Graziani, hanno preso un ragazzo.
Aveva solo diciassette anni e non era di leva, i repubblicani lo bloccano mentre scappa lungo il balcone della case colorate a strisce.
Intervenne sua madre , discusse con un ufficiale della repubblica e lo lasciarono andare.
Vengono anche i partigiani, sovente per un po’ di vino, damigiane di barbera, oppure qualche bottiglia di spumante, ma anche per la fabbrica di motori.
Cercano , la Ravedati del gruppo Fiat , produce ingranaggi rettificati per l’aviazione, sembra anche per il famoso apparecchio a reazione Caproni .
Da Torino era sfollata nei locali del magazzino cartoni , occupando cento operai. Il direttore della Ravedati- un certo Revello – abita nella villa reale, il capofficina invece sta nella palazzina dell’ orologio .
Un pomeriggio arrivano quattro moto e sette partigiani, uno era il famoso Lulù, era carico d’armi, Sten,bombe,pugnale,caricatori.
Per prima cosa dice al direttore Bressano di dare una damigiana di vino agli operai, poi fa saltare con una sventagliata di mitra un trasformatore elettrico che serviva per l’officina Ravedati , di fatto blocco l’attività dell’officina.
Anna da un ora sbatte la panna di latte nella zangola, sta facendo il burro .
Nella stalla di Galaretto ci sono due buoi e una mucca.
Continua a sbattere , ci vuole tempo e pazienza.
Nella cucina scarsamente illuminata da una debole lampadina c’è silenzio .
Maria , la piccola cugina di Anna gioca con la bambola del napoletano , sua zia sta lavando una pentola .
Domani farà una minestra di verdure.
Anna è stanca, gli occhi si chiudono.
“Lascia stare” dice sua zia .
Fontanafredda – 1944
Anna prepara un po’ di caffè , lo fa con chicchi di orzo che suo zio ha seminato trai filari alla vigna della ciliegia.
Lo tosta, lo macina, lo fa bollire in una pentola smaltata, poi separa il deposito e fa una zuppa con un po’ di latte. Qualcuno pesta le radici di una pianta che nasce spontanea dietro la cascina.
Il caffè vero non si trova proprio
Una sera arrivarono i partigiani e prelevarono un carico d ’armi
Erano in un magazzino della Ravedati
Come altre imprese del gruppo Fiat, forse era anche in contatto con il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Arrivarono di notte, una squadra con due cavalli
I fucili erano nascosti in una nicchia vicino alla distilleria.Caricati i fucili i partigiani proseguirono per Barolo e Vergne sino ad un guado sul Tanaro, altri partigiani lo presero in consegna.
Nei giorni successivi si sentì dire che ci fu un accordo tra il direttore della fabbrica e i capi partigiani”.
Anna è andata a Dogliani per i funerale di un parente.
Dicono fosse in contatto con i partigiani, abitava a Fontanafredda alla cascina della centrale
In chiesa e al cimitero sono stati sempre seguiti .
Erano funzionari della questura di Cuneo.
Volevano controllare chi conosceva il defunto.
Fontanafredda – 1944
Sono arrivati alle sette del mattino.
Saranno in venti, un intero plotone della Muti .
Sono armati e decisi, li comanda un tenente, è basso, scuro in volto, si muove in continuazione.
“Guardate dappertutto” ordina.
Sono entrati in casa, salgono le scale, altri vanno nella stalla, nel portico.
Anna e in cucina, cerca di preparare qualcosa per il pranzo, si è spaventata.
Dai vetri guarda fuori, i soldati vanno da tutte le parti .
Sono arrivati suo padre e suo zio, erano nei filari a zappare.
Vanno subito dal tenente, non li lascia neanche parlare.
“Avete armi ? Avete notizie dei partigiani” ? “No! No ! Siamo contadini, non abbiamo cosa cercate.”
“Vedremo”! fa il tenente.
Cercano per due ora, buttano tutto all’aria. Non trovano niente.
Lo zio di Anna cerca ancora di parlare con il tenente . “Abbiamo nulla , creda”
Da un pozzo tirano su qualcosa, sono mezzane di maiale, “servono per sfamarci” dice lo zio.
“Caricate sui carri” fa il tenente,” intanto voi preparate qualcosa da mangiare”.
“Abbiamo niente, solo uova” dice la zia di Anna , ”va bene” dice il tenente .
“Dobbiamo cambiare i buoi, i nostri sono stanchi , prendiamo i vostri.”
“La nostra stalla è piccola”, dice il padre di Anna ,“non discutete, è un ordine “, il tenente.
Prendono anche tre damigiane di vino trovate in cantina
“Ci prendete tutto” dice la zia di Anna” perché “? “Abbiamo fatto niente siamo solo contadini “.
Alcuni soldati intanto mangiano in una padella delle uova con un po’ di lardo.
“Forza caricate tutto, attaccate i buoi, tra un po’ andiamo via ; lei viene con noi “ , dice il tenente rivolto allo zio di Anna .
Diventa subito pallido, “come? Come” ? Riesce solo a dire.
“Sì ! Viene con noi , la teniamo ostaggio sino a Perno, ci sono i partigiani , lei camminerà davanti al plotone, non ci attaccheranno .”
Altri cercano di parlare, nella confusione nessuno sente, i soldati sono tutti nell’aia, il carro è quasi carico .
“Preparatevi, tra dieci minuti partiamo “ ordina il tenente.
Alcuni soldati iniziano ad allinearsi dietro al carro , “lei andrà davanti, guiderà i buoi”, dice rivolto allo zio di Anna.
Ma è un attimo , Anna s
i è messa davanti al tenente , “lei non prende nessuno, mio zio resta qua” .
“Cosa vuole lei? Vada via subito “urla il tenente
“Io resto qua”! Anna si avvicina all’ufficiale ,parla forte, “lei non porta via nessuno”.
Il tenente la fissa, gli altri militari smettono di caricare il carro, guardano .
“Mio zio resta qua”.
I soldati , in silenzio ,ascoltano preoccupati, un sergente si è avvicinato, intanto il padre di Anna cerca di dire qualcosa.
È subito zittito ,”riguarda noi due” dice il tenente .
“Cosa dovrei fare ? Ascoltare lei, si rende conto”.
Mio zio resta qua, piuttosto vengo io con voi, i partigiani non spareranno a una giovane ragazza “.
“Lei è un incosciente” fa il tenente mentre continua a fissare Anna .
Anna è sempre ferma, non si sposta di un millimetro.
“Potrei fucilarvi tutti, bruciare la casa. “
“Bene! Lo faccia, ma mio zio resta qua, vengo io con voi”
I soldati sono ammutoliti, guardano Anna, sono tutti interdetti dalla determinazione della giovane, cercano di capire cosa dicono i due al centro dell’aia.
Per un attimo i due protagonisti si guardano negli occhi, la tensione nell’aia è fortissima, nessuno fiata c’è solo paura, rabbia, angoscia, i genitori di Anna tremano, lo zio è sempre più pallido .
Gli sguardi di Anna e del tenente si incrociano più volte , Anna non abbassa gli occhi .
Il tono del tenente è fermo, deciso, minaccia ancora una volta: “potrei fucilare tutti, bruciare la cascina” .
“Ripeto: lo faccia “ dice Anna, “mio zio resta qua “
Il sergente indietreggia ,alcuni soldati hanno tolto la sicura ai moschetti, altri non sanno che fare, si domandano, che cosa succederà?
Nell’aia della cascina Galaretto, due persone immobili e silenziose si sfidano per la prima e ultima volta .
I secondi sono eterni, è il momento di decidere , tocca al tenente, solo a lui, basta un semplice ordine .
Il tenente capisce che ha perso, vorrebbe alzare gli occhi, guardare per l’ultima volta Anna, non c’è la fa .
“Andiamo via “ ordina ai soldati, “ lei può restare”, dice allo zio di Anna
Epilogo
La guerra finì l’ anno seguente.
A Fontanafredda, con gradualità, riprese il normale lavoro, anche a Galaretto.
Anna a ventuno anni si sposò.
Era l’estate del 1947, andò ad abitare ad Alba ove vive tuttora.
Nel 1958 l’ultimo mezzadro lasciò la cascina Gallaretto.
Oggi è abbandonata.