Tappo a vite
Forse il dato più rilevante nel settore delle chiusure. In forte incremento il tappo a vite in tutto il mondo. Se nell’emisfero sud da anni è ampiamente utilizzato, la crescita è continua anche in quello del nord.
Qualche dato pubblicato da Wine Spectator fa riflettere: in Nuova Zelanda i vini con la capsula sono il 91%, in Australia il 70%, in Argentina il 15%, in California l’8%, quasi come in Spagna (7%), mentre Francia e Italia sono in coda, con il 3% e il 2%.
In Europa si assiste un dato contraddittorio: le resistenze maggiori arrivano non dai tecnici di cantina, bensì dai consumatori. Nonostante ciò molti produttori qualificati italiani sono passati decisamente al tappo a vite.
Parecchi vignaioli altoatesini tra cui Martin Aurich di Unterortl (l’azienda di Reinhold Messner), Pliger di kuenhof, Martin Kobler. Aggiungiamo che Silvio Jermann usa la chiusura a vite anche per il celebrato Vintage Tunina e sui rossi friulani. Un altro patriarca friulano, Livio Felluga, la sperimenta da tempo anche sul suo vino-bandiera, Terre Alte.
In altre regioni: Veneto con il Soave di Pieropan, Piemonte con il Roero Arneis di Matteo Coreggia. Per il Moscato d’Asti docg citiamo Coppo e Saracco. Altri produttori mostrano molto interesse.
Sotto quest’aspetto il cambio di chiusura è anche correlato alla modifica legislativa che dall’estate 2013 ha permesso l’utilizzo di questa chiusura su molti DOC-DOCG di molte regioni italiane.
Sentiamo alcune testimonianze
Luca Carosso è uno dei tecnici più preparati in fatto di chiusure del vino. Da anni tecnico alla ditta Alplast (AT).
Tecnicamente non ci sono novità rilevanti. Continua la ricerca sulla qualità di stampa e sul controllo qualità. Il tappo a vite 30×60 sta continuando il trend di crescita per comodità d’uso e qualità tecniche elevate.
In aumento su tutte le tipologie di vino sia in Italia che all’estero. Alplast ha raddoppiato la capacità produttiva con nuovi impianti avanzatissimi (42.000 pezzi/ora) dotati dei più moderni sistemi di controllo.
Paolo Araldo, titolare Belbo Sugheri, Calmandrana (At)
“Sono soddisfatto. Nel 2014 l’incremento del fatturato è stato di circa il 20%, dovuto in misura maggiore al tappo tecnico. Aggiungo per quanto riguarda il tappo Diam, di cui ho la rappresentanza per l’Italia, la crescita è sorprendente. Ormai raggiunta la quota di 1,4 miliardi di tappi in tutto il mondo, in Italia deteniamo il 21% del mercato con circa 300 milioni di tappi.
Risultati legati all’alta qualità del prodotto, come noto correlata a un brevetto di lavorazione che utilizza l’anidride carbonica supercritica.
Un terzo impianto di lavorazione entrerà in funzione a Ceret – Midi France nel mese di giugno, un quarto è previsto per i prossimi anni. Ormai il tappo Diam è posizionato su livelli di qualità medio-alti.
Grazie alle sue caratteristiche merceologiche è utilizzato ormai sui grandi vini rossi piemontesi e toscani, da cantine di alto profilo e in terrior ad alta vocazione vitivinicola. Aspetti che ovviamente creano un’immagine qualitativa a detta chiusura.
Sul sughero naturale aggiungo che la crescita è minore, ma comunque consolidata. Al consumatore appassionato, oltre al fascino dell’apertura della bottiglia con tappo naturale, resta la soddisfazione di una scelta correlata a un territorio, a una naturalità, al sottosuolo e al clima, comprendendo anche la remota esistenza di un difetto.
Ma il tappo naturale, proprio per queste valenze, non temerà mai confronti. Le richieste maggiori sono orientate sulle misure 26 × 44 e 24 × 49. Tappi di altezza superiore, oggi, sono poco richiesti, sia per il prezzo, sia per la difficoltà di reperimento della materia prima.
Riguardo alla capsula Stelvin, della quale sono rappresentante per l’Italia, anche 2014 segna un incremento di vendite: ci attestiamo sui 40 milioni di pezzi. Il miglioramento qualitativo è costante: mi riferisco alle nuove guarnizioni che garantiscono un leggero passaggio di ossigeno e alle innovazioni nei colori e nelle stampe.
Alcuni clienti hanno in listino vini tappati con sughero e con capsula a vite.La scelta è legata al mercato e alle tipologie di vino. Ogni cantina compie le scelte che ritiene utili. Finisco aggiungendo che alcune capsule a vite con prezzi e qualità bassa, magari di provenienza est europea, sono talora utilizzate su vini di qualità e prezzo basso.
In tal modo possono concorrere a formare un’immagine negativa su questa chiusura. I rischi sono di un peggioramento progressivo del mercato. Negativamente come avvenuto con i tappi di plastica. È un pericolo a mio parere da evitare.”
Crediti Foto: “Dissasembled Stelvin screwcap from wine bottle“.
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