Dopo il Brachetto d’Acqui, continuiamo con l’approfondimento sui vini aromatici del Piemonte.
Malvasia di Casorzo d’Asti
La presenza in Monferrato si fa risalire al sec XIII. Probabilmente dal porto greco di “monenvasaia” grazie a navigatori veneziani abili nei commerci arrivarono viti e vini denominati “malvaxia, oppure uve o vini della Grecia.
La diffusione fu notevole, tanto che nel 1253 il comune di Vercelli vieta la vendita di vino Malvaxia, mentre altri comuni (Susa – Rivoli) a scopo protezionistico, ne previdero il sequestro.
G.B. Croce nel famoso “Dell’eccellenza e della diversità dei vini” relativi al torinese (1606 ) cita la Malvasia “buona da mangiare e per fare un vino dolce che conserva il sapore dell’uva”.
Il vino è stato usato nell’Astigiano tra le prime sperimentazioni riguardo alla produzione di vini spumanti rossi nella prima metà del secolo diciannovesimo.
La Malvasia di Casorzo è prodotta nei comuni di Casorzo, Vignale Monferrato, Altavilla, Ottiglio, Grazzano Badoglio, Olivola e Grana. Sono 51,43 ettari per una produzione totale di vino di soli 3166 hl (dati 2007).
Un terroir particolare fatto di terreni collinari in cui predominano argille e calcari, su un’altezza media di 200 metri s.l.m e con un clima temperato. La maturazione è media, la raccolta in genere avviene alla fine di Settembre.
La Malvasia di Casorzo è ben nota agli enologi per gli aromi particolari, tutti di elevata finezza. E’ prodotto in varie tipologie: dolce, spumante e passito.
Vino doc dal 1968, anche con la semplice denominazione Casorzo doc. Il disciplinare ammette l’utilizzo di altre uve a bacca nera, freisa, barbera e grignolino, se presenti nel vigneto sino al 10% massimo.
La resa massima nel vigneto è fissata in 110 quintali per ettaro di coltura specializzata. La vinificazione della Malvasia segue quelle della altre uve aromatiche, brachetto in particolare.
In alcuni casi si attua una vinificazione particolare: il 30% del mosto si separa subito dalle vinacce e non si lascia fermentare, pertanto è subito separato dalla massa. Questo per salvaguardare al massimo gli aromi primari dell’uva.
In primavera le due tipologie di vino sono messe insieme, previa fermentazione in autoclave del mosto rimasto dolce sino a 5 alcol. Resta un tenore zuccherino di circa 80- 100 gr / lt.
Si imbottiglia in primavera previa stabilizzazione e microfiltrazione. E’ prodotto anche nella tipologia Malvasia di Casorzo passito.
La Cantina Sociale
La Cantina Sociale di Casorzo fu fondata nel 1951 con 159 soci. Oggi conta 72 soci con 210 ettari vigneto. Svolge un ruolo trainante sui vini della zona. Sfogliando il listino troviamo tutti i vini rossi del Monferrato, in particolare la Barbera, mentre i bianchi sono rappresentati da Chardonnay e Cortese.
Il prodotto leader resta ovviamente la Malvasia di Casorzo proposta in tutte le tipologie e in varie confezioni. Nel 2008 ha vinificato oltre 15000 quintali di uva e prodotto circa 10000 hl di vino di cui hl 2500 di Malvasia di Casorzo.
Presidente della Cantina Sociale di Casorzo è il sig. Stefano Bruno, mentre la conduzione tecnica è a carico dell’enololo Agostino Berruti, in servizio alla cantina dal 1970.
Dott. Fabrizio Varaldo – direttore vendita Cantina Sociale di Casorzo
Siamo presenti a livello commerciale soprattutto in Piemonte, Lombardia, Liguria, ma ormai il nostro prodotto è presente praticamente in tutte le regioni. Da Bari a Roma, da Palermo a Cagliari.
Il mercato al momento è positivo grazie anche alla fascia di prezzo medio da 3 a 5 euro a bottiglia. Posizioniamo sugli scaffali Gdo per il 20% vendite e sul canale Horeca per il restante 60%.
Ovviamente abbiamo due linee produttive e commerciali ad hoc.
Siamo anche presenti su alcuni mercati esteri: Spagna, Germania, Olanda, nei canali Horeca. In Svezia stiamo iniziando con buone premesse. Contatti avanzati sono in corso con la Russia e con l’est Asiatico.
E’ allo studio per valorizzare i nostri vini, in particolare la Malvasia di Casorzo, un progetto che dovrebbe decollare nel 2009.
I contenuti: maggior presenza sulla stampa specializzata e partecipazione a varie fiere, tra cui Prowine in Germania, con iniziative mirate a grande visibilità
Stefano Bruno – Presidente Consorzio Tutela Malvasia di Casorzo.
Il Consorzio Tutela Malvasia di Casorzo con sede presso la stessa cantina sociale, svolge, da anni, attività varie per valorizzare e tutelare la Malvasia e i vini di Casorzo.
Organizza annualmente la cosiddetta “Festa del bialbero”, da un’idea di Adriano Fracchia, compianto enologo e primo presidente emerito del consorzio della Malvasia di Casorzo.
Curiosità botanica del Monferrato, il bialbero di Casorzo è un perfetto esempio di comunione tra specie diverse. Un ciliegio è nato tra i rami di un centenario gelso, ambedue posseggono radici, fioriscono e fanno i frutti. Lasciamo agli esperti in botanica la valutazione scientifica dell’interessante fenomeno, i viticoltori di Casorzo parlano di un’intrigante gazza ladra che, ghiotta di ciliegie, dopo essersi servita, lasciò cadere un seme tra i rami del vecchio gelso.
La natura fece il resto. L’ area è attrezzata per picnic ed è munita di cartelli esplicativi. A Casorzo, è in allestimento un piccolo museo della cultura enoica e contadina presso la casa di Cima Francesco, enologo, ideatore del premio “Malligand d’oro, riconoscimento che il Consorzio assegna agli enologi, ai giornalisti ed ai personaggi che hanno contribuito alla valorizzazione dei vini italiani.
Segnaliamo infine la ristampa, anche in edizione inglese, dal testo “Casorzo doc” del dott. Alessandro Di Stefano e il posizionamento di adeguata cartellonistica stradale in Casorzo e dintorni per una miglior visibilità di territorio per gli automobilisti.
L’esperienza del produttore Giorgio Cantamessa
“La mia azienda vitivinicola si estende per circa 20 ettari di vigneto, di cui 1,5 coltivati a malvasia, da cui ottengo 12000 bottiglie di tappo raso e 1500 mezze bottiglie di passito. Ritengo il 2008 un’ottima annata anche se scarsa.
L’appassimento dell’uva avviene solo in cassette lasciate in locali ventilati senza alcun utilizzo di camere di deumidificazione. I profumi ne traggono notevoli vantaggi.
Alla cantina è affiancato da anni l’agriturismo Moncuchetto. Posto in una delle zone più belle del Monferrato, letteralmente circondato da vigneti propone, oltre ai vini, prodotti dall’omonima cantina, anche una cucina incentrata sui prodotti del territorio. La recettività è di 60 posti”.