“Il segreto di Santa Vittoria”: un bel libro sul vino, anzi una ristampa, visto che è stato pubblicato in prima edizione nel 1966. Basato su un fatto realmente accaduto a Santa Vittoria d’Alba. Nelle 380 pagine l’autore Robert Chrihton, abilmente mescola tragicità della guerra e grande umanità dei personaggi, in un intreccio di vicende che coinvolge ed emoziona.
In vero l’autore ambienta il racconto in Italia centrale. Il tesoro nascosto cercato dai nazisti è un milione di bottiglie di vino rosso. Il sindaco Bombolini è un nome di fantasia, i soldati tedeschi spesso sembrano bonari e comunque appassionati di vino. Ovviamente interessati alle bottiglie nascoste.
Ma cos’è successo veramente a Santa Vittoria d’Alba e negli stabilimenti Cinzano tra il settembre 1943 e l’aprile 1945?
Quale è in sostanza la vera storia del “Segreto di Santa Vittoria”?
Molti anni fa ho avuto la fortuna di conoscere Giovanni Gallese, erede di un’importante famiglia di spumantisti.
I Gallese appunto: attivi, dapprima a Canelli, dai Gancia e poi a Santa Vittoria d’Alba dai Cinzano. Da ben quattro generazioni.
Ecco a ruota libera quanto ho raccolto dalla viva voce di un vero protagonista del “Segreto di Santa Vittoria”. I ricordi si riferiscono in gran parte al padre Paolo, spumantista specializzato alla Cinzano negli anni trenta – cinquanta del secolo scorso. Ho raccolto anche le testimonianze di un muratore che, di fatto, nel 1944, alzò il famoso muro.
Il racconto
Durante i terribili anni della seconda guerra mondiale, c’era il rischio che l’esercito tedesco requisisse impianti e materiali dalle fabbriche. All’inizio del 1944 il conte Marone, contitolare della Cinzano, radunò i dirigenti. Fu molto esplicito.
I tedeschi mandavano in Germania tutti i materiali che interessano in qualche modo l’industria bellica: macchine, utensili, impiantistica, meccanica.
La Vehrmacht voleva fare terra bruciata, trasferire gli impianti industriali in Germania, con l’avanzare degli alleati. Il conte disse: “Dobbiamo fare qualcosa, abbiamo molti macchinari di valore”. “E molte bottiglie di spumante” aggiunse subito.
In seguito convocò cinque persone, tutti anziani dipendenti.
Disse subito: “Dobbiamo nascondere più roba possibile; abbiamo già avuto in casa i tedeschi, dobbiamo agire con molta discrezione, tra voi ci sono due muratori, vi diranno cosa fare.”
Dopo pochi giorni, si alzò un muro all’inizio di una delle grandi gallerie, prima la riempirono di materiale di ogni genere, soprattutto macchine e impianti per la lavorazione spumanti. Accanto ai grandi pignoni di bottiglie di spumante.
Il nuovo muro era alto otto metri e largo sei, tolsero subito la luce nel locale.
Nella galleria restarono il buio e il silenzio.
Poi contro il muro buttarono sabbia, fuliggine, terra, doveva rimanere sporco, vecchio, sembrare come gli altri. Appoggiarono contro assi, qualche fusto usato, con i cerchi penzoloni, damigiane vuote, mal impagliate, sacchi di tappi usati. Dava davvero l’impressione di roba vecchia, accatastata da chissà quanto tempo.
Ogni tanto un anziano cantiniere controllava il grande pignone di bottiglie di spumante murato da mesi, nella grande galleria. Si spaccavano i mattoni e si apriva un piccolo foro nel muro. Si entrava. Il locale era buio, l’aria pesante; incombeva senso di paura, di solitudine, di angoscia. Il locale era spettrale.
Occorreva tenere in mano una candela accesa, per verificare la mancanza d’aria. Era anche difficile camminare, il pavimento era molto scivoloso.
C’era troppa umidità, le stecche e i listelli si indebolivano, poteva crollare tutto il pignone. Era stato tirato su tre anni prima, era stupendo nella sue perfette linee geometriche. Nonostante lo strato di polvere sulle bottiglie, la luce dell’acetilene rendeva talora visibili per un attimo i depositi di lievito sul fondo.
I macchinari per lo spumante li aveva ideati il conte Marone, assieme agli operai specializzati: mesi di studio, discussioni, anche accese con i meccanici. Erano macchine completamente nuove per un innovativo modo di produrre spumante.
La vera storia
Questa è la vera storia, che ispirò l’autore americano. I tedeschi non trovarono mai il locale con tutti i macchinari e le bottiglie.
In vero era spumante secco e dolce, a base di vino pinot e moscato, in fase di conservazione sui lieviti. Non vino rosso a base sangiovese. Era in gran quantità, viste le dimensioni delle cantine Cinzano, ma un milione di bottiglie negli anni quaranta è un tantino esagerato.
Il valore di tutta la complessa vicenda è ben altro. E’stupendo e rimarrà eterno: la solidarietà rurale. Tutti in paese sapevano del muro e di quanto importante nascondeva. Dal sindaco al parroco, dall’ostetrica al bidello. Nessuno parlò.
Il potente esercito tedesco a Santa Vittoria d’Alba fallì.
Aggiungo che nel 1967 dal libro è tratto un film. Giovanni Gallese collaborò con la troupe, grazie alla sua competenza tecnica. Il location purtroppo non fu Santa Vittoria, ma un paesino laziale. Il regista fu Stanley kramer, il cast italo-americano di alto livello: Anna Magnani, Antony Quinn, Virna Lisi e Renato Rascel.
Giovanni Gallese, grande spumantista, come suo padre Paolo, come suo nonno Giovanni è mancato alcuni anni fa.
Il libro: Robert Chrihton- Il segreto di Santa Vittoria” – Castelvecchi editore – 2013