Vendemmia 2024: “Un’annata dai giudizi contrastanti” potrebbe essere il giusto titolo.
Basta scorrere i titoli sui giornali: “La Stampa” del 17 settembre titolava uno speciale “Vendemmia da urlo”, con un prodotto nei filari ricco di “Qualità e quantità: l’accoppiata vincente”. Mentre sul settimanale Gazzetta d’Alba l’enol. Giancarlo Montaldo evidenziava “Per il 2024 una vendemmia non positiva per tutti”.
Non è semplice per un enologo definire questa vendemmia, ormai terminata.
Se non altro difficili le condizioni climatiche dell’annata: ad una primavera piuttosto piovosa, con sviluppo di malattie funghine, è seguita un’estate calda, specie nella fase finale. Che ha sicuramente garantito una buona maturazione dei grappoli, specie barbera e nebbioli.
Entrando nel merito dei singoli vitigni: le uve pinot e chardonnay, per mosti base Alta Langa DOCG, erano di buona qualità, in primis per chi ha anticipato un po’ la raccolta. Buone anche le uve moscato bianco, con una quantità del 12% superiore dello scorso anno, ottimo lo stato fitosanitario, come i valori degli aromi terpenici nel mosto, grazie anche alla raccolta a inizio settembre.
Di contro le uve dolcetto presentavano qualche presenza di malattie, in particolare cascola, ma con buona quantità in vigna.
Barbera invece di qualità buona: ottimi ph e gradazione Babo.
Nebbiolo: alcune cantine hanno iniziato il 7 ottobre, per le denominazioni “Langhe” o “Alba”. L’uva era in ottime condizioni, forse la migliore di questa vendemmia: acidità fissa su ottimi livelli, gradazione zuccherina livelli medi.
Come condizione generale si potrebbe dire che è una vendemmia di buona qualità, con una quantità di uva leggermente superiore allo scorso anno.
I dati analitici sopraesposti, sicuramente sono le basi per avere razionali condizioni di vinificazione. Garanti per ottenere ottimi vini. Infatti non risultavano forti incrementi nelle temperature di fermentazione, mentre la carica dei lieviti “S. Cerevisiae” nel mosto era su eccellenti valori.
Purtroppo le piogge incessanti della seconda quindicina di ottobre hanno compromesso la qualità dei nebbioli, rimasti sui filari. Mi riferisco alle grandi aziende vitivinicole, in cui la raccolta dura molti giorni. In particolare per le zone del Barolo e Barbaresco.
I grappoli si sono imbevuti d’acqua, con calo di gradazione zuccherina e sviluppo di crittogame. C’è il rischio concreto di problemi correlati a rallentamenti o arresti nelle fasi finali del processo di vinificazione.
È opportuno utilizzare un piede de couve, utilizzando il mosto già in fermentazione, con aggiunta di fermenti selezionati, del tipo S. Cerevisae-sottovarietà Bayanus.
Considerando il calo di microrganismi nell’uva, correlato ai grappoli colpiti dalle piogge per parecchi giorni, usare almeno 20 gr x hl di mosto.
Come additivi è opportuno aumentare il dosaggio di azoto ammoniacale, almeno 20 gr x hl di fosfato biammonico.