Cosa sta facendo il Tablo al termine del corso di degustazione di Faule (CN) il 16 marzo scorso? Perche miss Faule è così interessata?
A chi risponde il maniera esatta al 100% verrà data in omaggio una bottiglia di barolo di serralunga d’alba 2014.
Inviare risposta scritta alla mia mail personale presente nel sito.
DIVERTIRSI CON IL VINO
Così ho intitolato le locandine, i volantini per molte serate o iniziative specifiche per i GIOVANI.
Con un po’di creatività e molta fantasia cerchi di coinvolgere il maggior numero di partecipanti.
Dopo una certa ritrosia, tutti intervengono, si sentono protagonisti, si divertono; il vino diventa protagonista non simbolo di gioia ed allegria ma anche stimolo per una maggior conoscenza.
Alcuni” trucchi “per l’occasione: mai dietro la cattedra, mi metto in mezzo a loro, sempre il tu mai il lei, e soprattutto l’anonimato, mai dire chi commette errori nell’assaggio o nei giochi, in tal modo tutti provano e molti imparano.
E tra domande strane e trabocchetti, ti ascoltano con sempre maggiore attenzione e magari ti chiamano un’altra volta.
Nella città di Alba, pressa l’osteria dell’Arco, aderente a Slow-Food – Arcigola, si tennero, per tre anni consecutivi (1990-1992), delle serate sulla degustazione e sulla conoscenza del vino rivolte esclusivamente ad un pubblico giovanile ( dai 18 ai 24 anni ).
Come sono state organizzate. L’appuntamento era di venerdì sera alle ventitré, l’ora della discoteca; l’oste amico aveva preparato tutto , tavoli , bicchieri adatti e messo i vini in temperatura.
Un altro amico, il cuoco, si divertiva ai fornelli preparando qualche piatto”stuzzichevole ” ovviamente abbinato ai vini.
Ecco alcuni giochi effettuati per l’occasione.
BIANCO 0 ROSSO
Cercate tra il pubblico due volontari, possibilmente una ragazza ed un ragazzo. Proponete due vini dell’’ultima vendemmia. Il rosso dovrà avere poca acidità e poco tannino (es. un Merlot), il bianco una certa struttura ( es. un Chardonnay ).
Bendate i due partecipanti, fate loro assaggiare i vini e chiedete se è bianco e rosso.
L’uniformità dei caratteri chimici darà sensazioni gustative non molto differenti, sovente i due vini sono confusi; dapprima si scherza e si ride, poco dopo iniziano le riflessioni nel merito tecnico della prova.
Aggiungo che il test è meno facile di quanto sembri in apparenza
Si possono anche utilizzare appositi bicchieri bleu- scuro che annullano il colore del vino
QUALITA’ E IMMAGINE
La qualità di un vino non è un fattore definibile
Sicuramente l’immagine di prestigio o la” noblesse ” acquistata da un vino condiziona il nostro giudizio. Acquistate un grande Chablìs premier crù un modesta vino bianco da tavola , scambiate il contenuto delle bottiglie, accanto scrivete il prezzo. Fate assaggiare i due vini e chiedete quale ritengano il migliore.
In molti risponderanno Chablis, o meglio il vino bianco da tavola che porta etichetta e prezzo della Chablis premier cru.
Il messaggio che viene facilmente recepito è uno solo :mai bere l’etichetta o il produttore”.
VARIABILI: acidíta’- colore – zucchero
Preparate dei vini variando con opportune aggiunte il loro contenuto in acidi, zuccheri, materia colorante. Si versano in cinque bicchìerì, sì chiede qual’ è il più acido a il più dolce ect.
E’ un test divertente, serve anche a testare la capacità di percezione sensoriale dei partecipanti
SOLUZIONI BASE
Si preparano le soluzioni acquose dei quattro gusti elementari:
-Dolce = 8 grammi per litro di saccarosio. -Acido = 0.5 gr. per It.di acìdo cìtrìco -Amaro = 6 mg/lt di solfato di chinino – Salato = 1 gr /lt per litro di sale da cucina.
Si chiede di memorizzare bene le sensazioni ricevute per poi passare alla prova successiva
LE SOGLIE MINIME
Quest’esercizio, tra i più interessanti, riguarda le soglie minime di percezione al gusto di una persona in condizioni psicofisiche normali. Si preparano sette bicchieri d’acqua con soluzionì decrescenti di zucchero: 1- 2 –4 -6 – 9 gr/It, in due bicchieri c’è acqua pura. Si richiede di indicare in quale a quali bicchieri non c’è zucchero.
Di norma la soluzione con 2 gr-lt di zucchero è data per acqua pura.
Esistono alcune varianti: al posto della zucchero si possono usare acidi o sali oppure mettere le soluzioni in posizione confusa esempio 2 –4 –9 –1 –0 2 –0 gr /lt e richiedere che vengano messe in ordine crescente .
Interessante e divertente la prova relativa alla soglia minima olfattiva. Servono tre bicchieri, in due c’è solo acqua pura, in uno canfora –come è moto è no dei profumi più percettibili, alla concentrazione di 20 ppm che rappresenta la soglia minima di percezione .
DUE-TRIO -TEST
Con il metodo detto “duo-trio” e ” per differenza”si possono fare molta esercizi riguardo alla tipicità , alla qualità o – semplicemente per evidenziare alcuni caratteri del vino .
Versiamo in tre bicchieri Barbera -Dolcetto -Barbera in tal caso è abbastanza facile distinguere il vino differente ovvero il Dolcetto se non altro per colore e acidità; se versiamo Barolo – Barbaresco – Barolo ovviamente dello stesso millesimo è molto più difficile.
Si può fare di tutto con un po’ di fantasia: annate o zone di origine diverse, presunto sapore di tappo, acidità volatile ect.
Preciso che si tratta di una prova divertente ma che può essere veramente difficile, ho visto sul duo-trio test cadere nell’errore grande, grandi enologi e soprattutto grandissimi assaggiatori di vino.
LATTE E MENTA
Adattissimo in discoteca: Si prepara una specie di cocktail Tropícal , famoso negli anni ‘60 : latte- menta- orzata o latte di mandorla , usando percentuali di menta crescenti . Il cognac si può tralasciare.
Si chiede di riconoscere le diverse concentrazioni di menta( 5 – 8 – 12 per cento )
E’ anche un utile esercizio per testare nello specifico la sensibilità al gusto.
VINO DI SINTESI E DI PIANTA
E’ la prova finale che di norma faccio a tutti i corsi di degustazione, una specie di esame finale, ben accettato dai partecipanti.
In un laboratorio enochimico preparate un «vino» di sintesi: acqua – alcool etilico – acidi tartarico e citrico – glicerina- enocianina – cloruro a e solfato di sodio, tannino di quercia . Aggiungete il 20% dì feccia di vino e filtrate con tela di cotone.
Occorre comunque un minimo di praticità altrimenti si prepara non un vino di sintesi bensì un banale liquido colorato.
Mettetelo a confronto con un vino di pianta di qualità media -bassa (bottiglione o brix di vìno da tavola rosso generico).
Il vino di pianta, anche se di modesta qualità, di norma dovrebbe essere riconosciuto con facilità, ahimè l’enologo sovente è anche un buon sofisticatore, pertanto l’esercizio non è facile come sembra, tanto è vero che sbaglia normalmente il 15-20 per cento dei partecipanti.
La difficoltà riguarda l’imitazione del profumo vinoso e del corpo o struttura del vino, ma la chimica può venire in aiuto. E come detto sopra se il preparatore ha un po’ di esperienza in “intrugli “ il gioco può anche riuscire.
La prova comunque è sempre interessante ma soprattutto è valida sul piano didattico.
Molti partecipanti ci restano male, poi –come è successo in molti casi ringraziano –
Con sincerità e gratitudine, la cosa è immediata e percepibile.
Rendersi conto dei propri limiti per un aspirante assaggiatore non significa solo aumentare gli sforzi o cercare nuove occasioni per imparare, spesso significa – ed è la cosa che ritengo più importante- acquistare umiltà, semplicità, disponibilità al confronto, rispetto del giudizio divergente, talora serenità.
Doti non secondarie per chi ama veramente il vino.
METTERSI IN DISCUSSIONE
Non esiste “l’esperto in vino “, esistono tutt’al più persone che cercano di comunicare , fare partecipi gli altri delle proprie esperienze .
Per questo ritengo sia utile mettersi in discussione, ovvero fare partecipi gli altri dei propri limiti. Sei cosi più umano e forse più credibile .
Un esercizio che faccio spesso: mi faccio portare due bicchieri di vino, bianco e rosso Non so assolutamente altro.
Di norma sei in un ristorante che sulla carta ha molti vini : italiani ed esteri , giovani e vecchi , prezzi e topologie diverse ect ect .
Assaggio, provo a dire: vitigno, zona, annata o altro che riesco a percepire.
Ho avvisato prima che non me ne fregasse nulla di errare.
Come avviene normalmente.
Ecco una registrazione delle” battute del dopo “, un interessante vissuto dietro le quinte, tutto autentico comunque:
1) “ no! No! Non è Trentino. E’ un bianco della Sicilia, beh! Ora con le biotecnologie i vini bianchi si assomigliano tutti.
2) “Non è un vino delle b…. , questo è un supertuscan – tre bicchieri Gambero Rosso !
3) “Guarda che questo è Barolo “! “–Barolo ?? A me non pare proprio” rispondo subito “ Barolo, Barolo, c’è il contrassegno di stato, sai di quei nuovi produttori …
Al di la del reciproco DIVERTISSEMENT cosa è rimasta a quei giovani ?
Il vino è entrato anche solo occasionalmente nelle loro abitudini alimentari ?
Difficile rispondere! Il mondo giovanile è più complesso di quanto sembri, ed il fatto che qualcuno dopo le tre serate abbia acquistato il manuale del Ratti sulla degustazione , oppure in enoteca abbia cercato la stesso Brunello degustato non dice molto .
Altre iniziative sul genere VINO- DIVERTIMENTO riescono bene, recentemente a Torino ne ho avuto ampia conferma
. E aggiungo, tra un pubblico di professionisti e dirigenti in un elegante albergo.Tutti motivati e coinvolti all’inizio con domande e giochi come il misterioso “ LEMAIRE”, con cui abbiamo iniziato il precedente articolo.
Invano lo hanno cercato, cliccando sui vari “www –Arianna –Altavista –Yahoo e altri motori di ricerca su Internet.
Hanno scoperto però cose interessantissime sul mondo “on line “del vino e questo è un buon auspicio.
Altre invece falliscono in pieno: con molto entusiasmo io e mia moglie avevamo lanciato “ STRISCIA LA BARBERA “ ovvero quattro serate con vino -musica – cibo-allegria , il volantino continuava -. ” per andare oltre le patatine, gli hamburger e la Coca Cola”.
E continuava “ perché esistono ancora la polenta concia , la minestra di ceci e le pere madernassa con lo zabaione “.
L’invito era riservato ai giovanissimi -ragazzi e ragazze max 16 anni – di una parrocchia della mia città.
Terminava così l’invito: ”Due giovani degli anni sessanta ai giovani del terzo millennio “.
Non c’era evidentemente la presunzione di insegnare nulla, volevamo solo farli partecipi, parlare, stare insieme, almeno quattro sere l’anno.
Tutto era stato ben organizzato, contenti i genitori, il costo era risibile, persino il reverendo era d’accordo e mi procurò dell’ottimo Moscato d’Asti, doveva esserci anche mia figlia quindicenne.
Risultato: è venuto nessuno.
Tutti in discoteca.